
e se il divino dante avesse esplorato la nostra disgraziata contemporaneita`? nella cinquantina di brani apocrifi della commedia pubblicati in questo libro, che si suppongono scritti dal poeta durante l`esilio, l`austera tensione etica del fiorentino si realizza nella consueta potenza immaginaria e stilistica. percorrendo con virgilio, di preferenza, siti infernali, dante incontra numerose maschere del nostro tempo e osserva, talvolta stupito, talvolta inorridito, l`articolato esercizio fantastico della giustizia divina. il mondo, il nostro mondo (con i suoi bush e i suoi berlusconi) precipitato dentro i versi di un dante che sa punire e salvare. le tavole di altan accompagnano le storie infernali con nuova divertita sapienza pittorica.

anche se racconta la vita di gillo pontecorvo, il regista di "kapo`", di "la battaglia di algeri", di "queimada", questo non e`, o non e` soltanto, un libro di cinema ne`, tantomeno, una biografia "oggettiva", ma piuttosto una sorta di autoritratto. con lui, gillo pontecorvo, che racconta i suoi ricordi, e irene bignardi che mette da parte il suo ruolo di critico per interrogare e provocare l`amico, riproponendo le memorie pontecorviane in una cronaca che segue settantanove anni molto speciali, intessuti di incontri e amicizie ancora piu` speciali: da enrico berlinguer, giovanissimo subito dopo la guerra, a marlon brando sul set di "queimada"; da giorgio amendola a torino nel suo primo comizio "libero" a fabio picasso che si diverte alle spalle di due avidi galleristi; da pietro ingrao che arringa la folla il 26 luglio 1943 a roman polanski, compagno di bohe`me romana. e attraverso la voce di pontecorvo, tradotta da irene bignardi in terza persona, prende ritmo e forma il romanzo di una vita che, ironica e lieve, incrocia alcuni dei grandi eventi del ventesimo secolo.




1881, gheel, anche conosciuto come "il paese dei matti". teresa senzasogni non e` pazza, ma come tale e` stata registrata per poter godere, come e` uso in quel villaggio fiammingo, dell`ospitalita` della famiglia vanheim. un giorno avra` una dote e sposera` il suo icarus, che le racconta le ingiustizie del mondo. ma poi arriva un nuovo ospite, un vagabondo rosso di capelli, schivo, rude, gli occhi accesi da una febbre sconosciuta, e teresa sembra riconoscere in lui un destino incompiuto: diventera` un pittore - lei lo sa, lei lo sente -, trovera` nei colori una strada universale. quando la "profezia" si avvera sono passati una decina d`anni e molto e` accaduto, a teresa e a vincent van gogh. teresa scrive al caro signor van gogh perche` si ricordi, perche` la aiuti a mettere ordine nel disordine, speranza nella disperazione, amore nel disamore e colore nel grigio. lui, in verita`, e` l`unico vero amore di tutta la sua vita. e come tutti gli amori e` pieno di luce e di futuro. il romanzo di giovanni montanaro e` una lunga lettera che si trasforma in una storia di anime in gabbia, di sentimenti che vogliono lasciare il segno e di un bisogno di liberta` grande quanto l`immaginazione che lo contiene.



