
il libro e` un colloquio innanzitutto con la vita, attraverso la memoria intesa come `dolcezza e dannazione dei ricordi`, come `sigillo straziante`, stupore dell`infanzia che trabocca di `curiosita` e spavento`, `meraviglia e dolore` del cuore. e` poi colloquio con la morte, nel segno di una speranza naturale che non cede alla desolazione o alla disperazione, se mai e` pervaso da `una malinconia sottile...`. "appunti per un addio" si rivela come un diario e un testamento che ripercorre con profondita` e delicatezza psicologica tutta un`esistenza: minnie alzona sa porsi di fronte alla morte, raccontando in prima persona.






anche lo "stabilimento" e` un intreccio di relazioni superficiali, di illusioni destinate a svanire nel dolore o nel ridicolo, di violenze mascherate dal sorriso o da un`ingannevole bonarieta`. venti racconti in cui gli eletti (i manager) e gli inferiori (gli operai) si confrontano con il mondo e con se` stessi, passando per gadda e calvino.



Non e un libro di montagna, anche se si parla di zaini e di scarponi, di dislivelli e di ore di cammino, di carte topografiche e di pronto soccorso. E neppure un testo di spiritualità, né di meditazioni, anche se vi sono preghiere, citazioni bibliche, strade che portano a luoghi di culto. Si tratta più che altro di una raccolta di esperienze, rivolte anzitutto a chi non ha mai fatto un cammino di alcuni giorni, in pianura o in montagna, da solo o in compagnia. A questa categoria di persone l'autore propone un modo di vedere il Mondo, forse diverso dagli schemi televisivi e consumistici: strada e montagna come impegno di vita, come educazione all'essenzialità, alla fraternità.