



genova, 22 luglio 2001. il giorno dopo, nella scuola diaz tutto e` rimasto come la notte precedente, quella delle botte e degli arresti. di nuovo, c`e solo un cartello: "per favore, non lavate questo sangue". a distanza di cinque anni dalle terribili giornate del g8, quel sangue e stato ripulito: ci sono stati l`11 settembre e il terrorismo internazionale, tentativi ostinati di affossare la verita`, inutili comitati d`indagine e, infine, il colpo di spugna dell`indulto. il paese, che per tre giorni si era ritrovato catapultato negli anni settanta, costretto ad assistere a una nuova morte di piazza, ha cercato di dimenticare. ma la ferita non si e` rimarginata.






con i suoi versi d`elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. e l`idea di un "canzoniere adriatico", anticipata ai tempi di "notte privata" ma mai compiutamente realizzata prima d`ora. e la parafrasi baudelairiana del titolo non e` un gioco gratuito, dato che l`aura della riviera adriatica, nella scrittura poetica di d`elia, tende allo spleen. la sonorita` delle rime fa invece pensare a una riscoperta di saba (anch`egli poeta adriatico) ma non alleggerisce la trama filosofica delle meditazioni, che sembrano in dialogo nel tempo con un altro marchigiano: giacomo leopardi. soprattutto nell`ultima parte del libro si addensano riflessioni in cui d`elia sembra un mistico laico, che non ha certo rinnegato le radici politiche e pasoliniane della sua poesia, ma che le ha arricchite con l`approfondimento della tradizione poetica italiana e con l`esperienza di vita.