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alla fine del xix secolo i balcani erano visti come luogo di instabilita` politica e di feroci conflitti tra le diverse etnie. dopo la prima guerra mondiale, con l`espressione "balcanizzazione" si fini` per intendere la riduzione di uno stato ad un disordine politico perpetuo. a tutt`oggi, i balcani continuano a essere considerati una terra di nessuno tra l`occidente e l`oriente, oppressi dal fardello di un passato pesante, e come focolaio degli odi ancestrali dei diversi gruppi etnici. il libro intende rivolgersi soprattutto a chi non si accontenta di una prospettiva schiacciata sul presente e sull`"immagine", ma vuole comprendere i problemi di una regione che sta faticosamente emergendo dalla marginalita` storica.

"siete voi giovani che dovete tirare i sassi nei vetri. cosi`, quando i vetri si rompono, noi vecchi ci rendiamo conto che era il momento di cambiarli. per ringraziarti, mio caro spaccavetri, ti daro` una borsa di studio." cosi`, nel maggio 1959, ferruccio parri si rivolgeva a un giovane di ventitre` anni, non ancora laureato: quel giovane era giampaolo pansa. in questo libro il giornalista racconta la sua avventura umana e intellettuale, nata nel segno della nonna, caterina zaffiro vedova pansa, che con il suo fastidio per comunisti, democristiani e fascisti e` stata, senza saperlo, un esempio di revisionismo anarchico imposto dalla poverta`. dalle stregonerie di nonna caterina si passa all`infanzia nella guerra civile. giampaolo aveva otto anni, e con la memoria dei bambini ha fotografato quel tempo: i partigiani fucilati, i fascisti ammazzati, ma anche le ragazze che ballavano nude ai festini dei tedeschi e poi alle baldorie degli americani. il destino di pansa si compie quando, dopo le mille pagine della tesi sulla guerra partigiana tra genova e il po, viene assunto alla "stampa". decenni di lavoro nei grandi giornali, di incontri con i big politici e i direttori famosi, che l`autore narra nei loro lati nascosti: giulio de benedetti, italo pietra, alberto ronchey, piero ottone, eugenio scalfari e claudio rinaldi.

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