

tragedia tra le piu` fosche e dolenti del teatro giacomiano, "la duchessa di amalfi" e` una storia di potere e sopraffazione, di inganni crudeli e violenza efferata, ambientata in una italia rinascimentale immorale e corrotta in cui si agitano, tra orrore e pieta`, fantasie allucinate e inconfessabili desideri. ma e`, soprattutto, la storia di una donna coraggiosa, vedova trasgressiva e vigorosamente sensuale, che non esita a porre la passione privata al di sopra delle ragioni della politica, della conservazione della stirpe e del patrimonio. un grande personaggio femminile perche` anche intensamente materno, che partorisce di fatto "in scena" (unicum nel teatro dell`epoca) a testimonianza della sua indomita vitalita`. attorno a lei si muovono, sinistre e ambigue, le figure maschili del potere e dell`inganno: i fratelli tiranni, e bosola, `villain` introverso e sardonico `malcontento` che, in un sottile gioco metateatrale, osserva il suo duplice ruolo di protagonista e di attore di un dramma di cui non ha compreso appieno la prismatica essenza.



da adamo, statua di fango, eva ebbe abele, amato da geova; da eblis, il satana arabo (nella bibbia, il serpente), ebbe caino, che per geova fu sin dall`inizio una spina nel fianco. le due discendenze - i figli del fango e quelli del fuoco - popolarono la terra. ai primi toccarono la ricchezza, il potere politico, una saggezza languida e pomposa; ai figli del fuoco, l`abilita` tecnica, il sentimento vivo dell`arte e della grandezza, l`oscura ferita di una colpa e il risentimento per le ingiustizie patite, la fatica, la solitudine, la miseria. il mito delle due razze e` lo sfondo su cui ge`rard de nerval colloco` questo fantasy. frammenti di leggende bibliche, coraniche e massoniche danno vita a un mito radicalmente nuovo. da un lato c`e` un discendente di adamo, solimano ben daud (salomone figlio di david), che vorrebbe la gloria di poeta e l`immortalita`; dall`altro, nato dalla stirpe di eblis, il suo capomastro adoniram, che sogna di emulare gli splendori dell`epoca prima del diluvio, e, guidato da tubal-kain, figlio di caino, scende nel regno sotterraneo, dove vede la tomba di adamo, la pietra di smeraldo che occupa il cuore della terra, le immense serre infuocate dove gli gnomi coltivano i metalli. entrambi amano la regina di saba, vero cuore del racconto, padrona di un anello magico cui obbediscono gli spiriti aerei - e incarnazione luminosa della capacita` femminile di trasformare in ragione, poesia e grazia gli enigmi piu` tenebrosi.


un secolo fa, tutti erano convinti che le persone fossero predestinate dalla loro razza, sesso e nazionalita` a essere piu` o meno intelligenti, educate o aggressive. ma il professor franz boas della columbia university, esaminati i dati raccolti, decise che non era per niente cosi`. le categorie razziali erano finzioni biologiche. le culture non venivano fornite in ordinate confezioni etichettate come o . una famiglia, un buon pasto o persino il buon senso erano un prodotto della storia e delle circostanze, non della natura. in questo libro, una magistrale narrazione di idee radicali e vite appassionate, charles king mostra come le intuizioni di boas e delle sue allieve abbiano dato il via a un fondamentale ripensamento della diversita` umana. le allieve in questione erano delle esuberanti e sconosciute visionarie: margaret mead, l`autrice di "l`adolescenza in samoa", uno dei libri di scienze sociali piu` letti di tutti i tempi; ruth benedict, il grande amore della mead, la cui ricerca contribui` a definire il giappone dopo la seconda guerra mondiale; ella deloria, l`attivista sioux che preservo` le tradizioni degli indiani delle pianure; e zora neale hurston, i cui studi con boas sono entrati direttamente nel suo romanzo, divenuto un classico, "i loro occhi guardavano dio". tutti insieme mapparono civilta`, dal sudamerica al pacifico meridionale e dalle isole dei caraibi alle strade di manhattan. le loro scoperte rivoluzionarie avrebbero ispirato le fluide concezioni di identita` che conosciamo oggi.

nel 1933 osip mandel`stam, poeta in disgrazia, in procinto di diventare carne da lager, , e studia l`italiano servendosi della divina commedia. in crimea durante la primavera scrive "conversazione su dante", ma quando tenta di pubblicarlo incontra una serie di rifiuti. di certo il saggio non ha nulla a che vedere con il realismo socialista, ne` corrisponde al canone degli studi danteschi. affrancando il italiano da secoli di retorica scolastica, mandel`stam ragiona su cio` che presiede alla nascita della sua poesia: in primo luogo, la metamorfosi. tutto, nella commedia, e` in movimento, e per il vero lettore, , leggere dante significa rifiutarsi di restare incatenati a un presente che a sua volta e` saldamente ancorato al passato: . unico poiche` sembra comprendere tutti i linguaggi, quello di dante evoca il mondo con irripetibile potenza, e la conversazione di mandel`stam, tripudio di luminose intuizioni, costrutti arditi e metafore inusitate (biologiche, musicali, meteorologiche, tessili), in una prosa continuamente attraversata da squarci di poesia, scorge e mette in luce i tratti piu` moderni, addirittura sperimentali, del suo poetare.

