

don fabrizio, principe di salina, all`arrivo dei garibaldini sente inevitabile il declino e la rovina della sua classe. approva il matrimonio del nipote tancredi, senza piu` risorse economiche, con la figlia di calogero sedara, un astuto borghese. don fabrizio rifiuta pero` il seggio al senato che gli viene offerto, ormai disincantato e pessimista sulla possibile sopravvivenza di una civilta` in decadenza e propone al suo posto proprio il borghese calogero sedara. il romanzo e` riproposto in un`edizione speciale per i cinquant`anni di giangiacomo feltrinelli editore.






"la dismissione" e` opera che ha guadagnato nel tempo una bruciante attualita`. vi si leggono le sorti dell`ilva di bagnoli e della napoli operaia attraverso la vicenda di vincenzo buonocore, entrato all`ilva come semplice manovale e diventato, con gli anni, tecnico specializzato alla guida delle colate continue. a lui viene affidato l`incarico di smontare il suo reparto, venduto ai cinesi. al colpo durissimo reagisce in maniera imprevedibile. in preda a uno stato di esaltazione nevrotica, decide di eseguire il compito assegnatogli con una precisione e un rigore "assoluti". questa dismissione, dice a se stesso, dovra` avvenire "bullone per bullone", dovra` essere il mio "capolavoro", la prova tangibile del mio genio operaio. la meravigliosa dedizione di buonocore non cancella il lavoro negato ne` tantomeno la sconfitta, che e` la sua ma anche quella di tutta napoli e del paese nel suo insieme. il romanzo si chiude con un corteo funebre, tanto straziante quanto simbolico, e con il presagio di futuri disastri: dal dilagare della disoccupazione all`imperio di una camorra destinata a non avere piu` freni. a napoli si e` aggiunta taranto, ma il quesito rimane lo stesso: perche` tanta cieca improvvisazione? la risposta di buonocore - di tutti i buonocore d`italia, vecchi e nuovi - non muta: perche` abbiamo un capitalismo straccione e una classe dirigente inetta e famelica.










seduttore selvaggio, a venezia lord byron colleziono` conquiste: mariana segati, margherita cogni, la "sibilla della tempesta"... le donne, letteralmente, venivano alle mani per averlo: a venezia conosce teresa gamba - ovviamente bellissima, ovviamente maritata - e va in estro per "la casta moglie di un fornaio... con grandi occhi neri e un bel viso da grazioso demonio". spesso si tratta di avventure di un giorno, bagliori sul dorso di un`esistenza in corsa. le lettere veneziane, piene di morgane e di menzogne, di meraviglie narrative e di meravigliose cattiverie, sono il testamento di un poeta che prende la vita a morsi, un inno alla carna, al genio di cio` che e` evanescente.