
tel aviv, autunno 2006. a un congresso di storici dell`ebraismo dana incontra l`amico e collega santiago, che non vedeva da un paio d`anni. l`uomo e` trasandato e particolarmente inquieto: del resto e` comprensibile, considerata la sua tragica situazione familiare. dopo la morte della moglie, infatti, tiago ha perso anche il figlio ventenne in un incidente d`auto. qualche giorno dopo il loro incontro, santiago annuncia la decisione di partire per la citta` santa di safed e la sera tardi dana riceve una telefonata da un posto di frontiera israeliano. l`uomo ha superato senza autorizzazione i controlli, e` nei guai e da` di matto. le sue condizioni sono davvero preoccupanti: e` convinto di essere un ebreo, esige di essere chiamato jamaica, inveisce contro tutto e tutti. dana riesce a portarlo via e i due vanno insieme a parigi, dove si ritrovano coinvolti nella rivolta delle banlieues, con tiago che non accenna a smettere di farneticare. ma le frasi che lui ripete ricordano qualcosa a dana, una vecchia cronaca del seicento nella quale il figlio di uno spagnolo e di una inca racconta la propria vita, lui che si finge cristiano vejo ma in realta` e` ebreo. e allora alla donna viene da chiedersi quanta follia ci sia davvero in tiago...

"george dandin ou le mari confondu" e` la piu` enigmatica delle opere di molie`re; ed e` anche, di conseguenza, la piu` sconosciuta. una serie di circostanze hanno contribuito alla congiura, a cominciare dall`ambiguita` delle sue origini. dandin nasce per l`occasione, ovvero per le feste di palazzo. non sempre l`occasione e` nemica dell`ispirazione, ma pare che questa ne abbia invece sofferto. molie`re prende la vicenda da una sua vecchia farsa, di quelle che recitava in provincia negli anni di apprendistato e primissimo periodo parigino; "la jalousie du barbouille`". l`impiastricciato diventa dandin, contadino arricchito che ha avuto la malaugurata idea di sposare una damigella nobile: lo ha fatto per una ingenua ambizione, salvando dal fallimento economico la famiglia della sposa. ne ottiene inevitabili corna ma soprattutto non ha la possibilita` di dimostrarlo, ed e` qui che la farsa sembra realizzare uno volonta` fatale.



"chi scrive ha il dovere di raccontare una verita` tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verita`": attenendosi scrupolosamente a tale principio, a dispetto della censura e dei gravi rischi, vasilij grossman narro` in presa diretta le vicende del secondo conflitto mondiale sul fronte est europeo. era infatti inviato speciale di "krasnaja zvezda" (stella rossa), il giornale dell`esercito sovietico che egli segui` per oltre mille giorni su quasi tutti i principali fronti di battaglia: l`ucraina, la difesa di mosca e l`assedio di stalingrado, che fu il punto di svolta nelle sorti della guerra e diede origine a "vita e destino". benche` fosse un tipico esponente dell`intelligencija moscovita, grossman riusci`, grazie al suo coraggio e alla capacita` di descrivere con singolare efficacia ed empatia la vita quotidiana dei combattenti, a conquistarsi la fiducia e l`ammirazione di chi lo leggeva, ufficiali e soldati da una parte, e dall`altra un vasto pubblico di cittadini e patrioti ansiosi di ricevere notizie autentiche, non contaminate dalla retorica ufficiale. dei taccuini - di sorprendente qualita` letteraria - che fornirono materia ai reportage di grossman, e che escono ora per la prima volta dagli archivi russi, lo storico inglese antony beevor ci offre qui una vasta scelta, arricchita da articoli e lettere dello scrittore e da altre testimonianze coeve.