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israele stava gia` attraversando un periodo di crisi drammatica prima del criminale attacco del 7 ottobre 2023. grandi manifestazioni chiedevano a gran voce le dimissioni di netanyahu e del suo governo e il paese era praticamente bloccato. la risposta al gesto terroristico di hamas con la guerra di gaza rischia pero` di essere un vero e proprio suicidio per israele. da un lato, infatti, abbiamo l`involuzione del sionismo, o meglio dei sionismi: da quello originario della fine del xix secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e all`assassinio di rabin. dall`altro, il resto del mondo ebraico - la diaspora americana e quella europea - si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di netanyahu, non e` la stessa cosa dell`antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di gaza trae spunto e alimento. per salvare israele e` necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell`attuale governo netanyahu, l`idea che lo stato di israele deve esercitare l`uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all`occupazione favorendo la creazione di uno stato palestinese. qualunque sostegno ai diritti di israele - esistenza, sicurezza - non puo` prescindere da quello dei diritti dei palestinesi. senza una diversa politica verso i palestinesi hamas non potra` essere sconfitta ma continuera` a risorgere dalle sue ceneri. non saranno le armi a sconfiggere hamas, ma la politica.