alle quattro e trenta di pomeriggio del 10 giugno 1924, sei criminali della cosiddetta ceka fascista, la polizia politica clandestina il cui elemento di spicco e` amerigo dumini, aspettano il deputato socialista giacomo matteotti sul lungotevere arnaldo da brescia, a roma. lo circondano, lo picchiano e lo trascinano in auto. matteotti, che ha gia` vissuto un`esperienza simile, cerca di reagire, fino a quando una lama non gli trafigge il costato uccidendolo. mussolini e` immediatamente informato dell`assassinio, ma inizialmente finge di non saperne nulla. sette mesi dopo, quando il regime sotto accusa sembra traballare, il duce si prende la responsabilita` politica di quell`omicidio. nel corso dell`anno successivo instaura una dittatura destinata a durare fino al 1943. ma chi era giacomo matteotti, martire della democrazia e icona della piu` tenace opposizione al fascismo? figlio ricco del poverissimo polesine, socialista riformista, giurista brillante, sindacalista energico, neutralista-pacifista, antiretorico, antipopulista e molto coerente nei comportamenti. marito assente, ma presentissimo. i quotidiani ostili oggi scriverebbero di lui: "il socialista impellicciato". ed e` esattamente quello che scrivevano i suoi detrattori negli anni venti del novecento. a dimostrazione (e non e` l`unica similitudine) che alcuni vizi della politica, della propaganda e dell`informazione hanno radici profonde almeno cento anni. la sua storia e` quella di un uomo, di un leader politico, che ha visto avanzare il fascismo centimetro dopo centimetro. e` la storia di allarmi lanciati e rimasti inascoltati. la storia di una resa, quella dell`italia e della sua classe dirigente, nelle mani di mussolini.