cosa puo` significare, oggi, ereditare aristotele? e possibile accogliere l`antico senza finire vittime della commemorazione, intrappolati nei tediosi codici del canone? o non e` forse tempo di disfarci di figure ingombranti del passato, proprio per emanciparci e far spazio al futuro? eppure il passato non ha esaurito il suo corso vitale, non e` stato compreso a fondo. potrebbe cosi` accadere che le figure dell`antico ci appaiano meno evidenti del previsto, che a ben vedere non si prestino a sommarie riduzioni. ereditare, di aristotele, insieme a dottrine e assiomi anche i dubbi, le aperture, il mutismo, comporta prendere atto che la persistenza dei problemi non indica fallimento o paralisi. e un segnale della gravita` delle domande fondamentali e della serieta` richiesta nell`affrontarle. comporta disimparare l`aristotele ricevuto, sottrarlo dall`edificio della trasmissione tradizionale, riconoscere impasse e difficolta`, affinare l`ascolto. e, cosi` facendo, tentare di cogliere nella parola antica l`alterita`, la lontananza, cio` che deve essere ancora udito e che, forse, resta a venire. nella coscienza che la cristallina elaborazione del pensiero razionale si fonda nella vita, non viceversa; e che la vita, a un tempo vulnerabile e immensa, resta indefinitamente eccedente rispetto al logos che pure la attraversa e le appartiene.