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in "nebbia" si respira un`aria di "tetra buffoneria": forse proprio perche` al centro del libro sta l`amore. ed e` noto a tutti come i dolori procurati da questa passione siano al contempo i piu` tremendi e i piu` fatui; i piu` violenti e i piu` ridicoli. ma l`amore, allo stesso tempo, svolge qui anche un`altra importantissima funzione: la sua natura intrinsecamente equivoca e fantasmatica e` infatti la migliore controprova della "nebbia" in cui e` immersa l`esistenza di ogni uomo, l`amore, insomma, e` la quintessenza di quel sogno incompiuto e ininterrotto in cui navighiamo dipanando la matassa del nostro destino diretti verso un nulla che mai raggiungeremo, perche` non e` mai stato; un sogno dove sognati e sognatori mutano continuamente posizione e ruolo, tanto da rendere inafferrabili i contorni del sogno stesso. e dunque ontologicamente incerta la personalita` di chi ha sognato: sia esso il protagonista del romanzo, o addirittura il narratore che l`ha creato.