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l`immagine piu` diffusa della germania nazista e` quella di uno stato onnipotente che catalogo`, represse e stermino` un`intera classe di cittadini. eppure tutti i principali crimini tedeschi furono commessi in aree dove le istituzioni erano state distrutte, smantellate o gravemente compromesse: lo sterminio di cinque milioni e mezzo di ebrei, di oltre tre milioni di prigionieri di guerra sovietici e di circa un milione di civili nelle cosiddette operazioni antipartigiane si verifico` sempre in zone di vuoto statale. quando si scarica la responsabilita` dell`olocausto sullo stato moderno, l`indebolimento dell`autorita` appare come un bene: un`interpretazione errata che spiana la strada a crimini futuri. avvalendosi di fonti mai consultate in precedenza e testimonianze inedite di sopravvissuti, uno tra gli storici piu` brillanti della sua generazione dimostra attraverso un`analisi originale e meticolosa che le motivazioni reali della catastrofe comprendono molti elementi ritenuti secondari per lungo tempo: dallo smantellamento degli stati al panico ecologico di hitler, pericolosamente vicino alla paura che proviamo oggi di fronte alla crisi ambientale e alla diminuzione progressiva delle risorse vitali. non abbiamo alcun motivo di considerarci eticamente superiori agli europei degli anni trenta e quaranta, o meno vulnerabili a idee come quelle che hitler riusci` a tradurre in realta` con tanta efficacia.