non e` strano che patrick leigh fermor dicesse di tenere questo libro "vicinissimo al cuore". all`inizio degli anni trenta leigh fermor aveva infatti attraversato, diretto a costantinopoli, la transilvania, ricavandone la materia forse piu` calda per il suo grande libro di viaggi, tra i boschi e l`acqua. per william blacker, tuttavia, quella stessa regione dell`attuale romania sembra essere non la meta di un viaggio, quanto piuttosto uno stato della mente, o degli occhi. blacker la visita quasi per caso poco dopo la caduta del muro e, incantato da tutto cio` che vede, decide di stabilirsi nel suo distretto piu` remoto, il maramures, adeguandosi a uno stile di vita immutato da secoli. ma il demone dell`irrequietezza lo attrae presto piu` a sud, dove le montagne digradano nelle colline della terra dei sassoni. qui blacker trova un mondo completamente diverso, e assai piu` movimentato. i lindi e inappuntabili sassoni sono in gran parte emigrati in germania, e nelle loro case si e` insediato il popolo degli zingari, la cui capacita` di inventare storie, per poi impersonarle, colpisce almeno quanto l`incapacita` di districarsene. da qui in poi - da quando cioe` nella vita di blacker entrano natalia e marishka, due sorelle diversissime, e ugualmente indimenticabili quella che era cominciata come una serena elegia su un`europa scomparsa si trasforma in una rapsodia zigana: a volte languida, a volte scatenata, ma alla quale in ogni caso e` impossibile non abbandonarsi.