dopo la parentesi pop-arcaica di "maria", aldo nove torna a forme di poesia pili modernamente franta e complessa, ma la vocazione "massimalista" del poemetto viene confermata, se non addirittura rilanciata. i fuochi centrali del libro sono la dimensione cosmica dell`esistenza e le ferite dell`individuo che vorrebbe parteciparvi, la fenomenologia del dolore umano, il ruolo dell`arte e della poesia. nel flusso ritmico e ribollente che avvolge le cose non mancano i segni di un mondo prima del tempo e prima del senso. ma e` un mondo alieno, o meglio: noi siamo alieni ad esso, chiusi nei meccanismi delle nostre vite quotidiane, delle nascite e delle morti, impediti a percepire la memoria perduta del prima e del dopo, ancorati alla paura di una dissoluzione. in altre parole, svolgendo l`ossimoro di un altro titolo di aldo nove, nell`"oggi come oggi" non possono albergare galassie: perche` "non c`e` pieta` o presente nella fuga / centripeta di tutto". il libro alterna forme chiuse e aperte, nel segno di un respiro pili controllato o tanto ansimante da spegnersi in frammenti di frase, in singole parole alonate di faticoso silenzio. sono sistole e diastole di un unico pulsare, in cui pacata razionalita` e delirio sembrano appartenere a una stessa natura poetica, tesa a ricucire uno strappo primordiale che e` poi la nostra vera, tragica essenza.