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persuaso che la saggistica sia nel novecento italiano, un genere superiore, per esiti, alla narrativa, mengaldo chiama a raccolta una "breve adunata" di figure sfoltita in ragione di un principio che le attraversa e le rende tutte intensamente "militanti": la "responsabilita` morale e ideologica verso testi e autori", e la "liberta` mentale" che ne deriva. nel libro i critici di "primo mestiere", da croce a debenedetti, da contini a cases a segre, da borgese a solmi a fortini, convivono con gli ancipiti, che praticano la critica per "secondo mestiere" accanto alla scrittura creativa: zanzotto, calvino, pasolini.