"non ci fu cosa o soggetto che non ebbe posto nell`immensita` dell`arte di hokusai, pari all`immensita` dell`universo. si puo` dire che l`artista fu inebriato dallo spettacolo della vita e dalla molteplicita` delle forme e che, neppure nei periodi di intenso naturalismo, l`arte giapponese aveva conosciuto qualcosa di simile. [...] gli uomini e gli animali, gli umili testimoni dell`esistenza quotidiana, la leggenda e la storia, le solennita` mondane e i mestieri, tutti i paesaggi, il mare, la montagna, la foresta, il temporale, le tiepide piogge delle primavere solitarie, l`alacre vento agli angoli delle strade, la tramontana sull`aperta campagna, tutto questo piu` il mondo dei sogni e il mondo dei mostri costituisce il regno di hokusai, se alla parola e` dato di segnarne i limiti. [...] vita e movimento, studiati nella fatica o nella gioia degli uomini, come nel brulichio del mondo animale, nel brusco scatto che fa saltare l`insetto, in un nervoso colpo di pinna, ecco il grande principio che governa la curiosita` dell`artista e la tiene desta ovunque una forma organica si muove, si agita, si dimena e si contorce. la cultura di una sensibilita` delicata, la meditazione dei grandi esempi ereditati dal passato, la ricerca di uno stile che risiede nella ponderazione o nell`immobilita` non potevano soddisfare l`artista. hokusai ha voluto che la sua arte fosse pari, non alla creazione di uno splendido sogno solitario, ma pari al fremito e all`energia delle forme viventi." |