il problema dell`interpretazione delle scritture - innanzitutto di quelle sacre, ma, in fondo, di ogni scrittura - coincide con la storia stessa della cultura occidentale. non deve stupire, allora, che un`inchiesta archeologica, come quella qui proposta, sul problema dell`interpretazione da origene ad auerbach, dal talmud a benjamin, possa riservare delle sorprese. l`esegesi medievale dei quattro sensi della scrittura non si muove, infatti, secondo la rappresentazione corrente, fra quattro significati sostanzialmente omogenei, la cui interpretazione potrebbe continuare all`infinito; essa implica alla fine un vertiginoso salto verticale che culmina al di la` della scrittura. il senso anagogico o spirituale non e` un altro senso letterale o storico - e`, piuttosto, la comprensione perfetta o l`adempimento del senso letterale, in cui l`innalzamento del significato storico coincide con la fine dei tempi e con l`avvento del regno. che cosa significa, infatti, adempiere il senso e la figura contenuti nella scrittura, se non portare a compimento il linguaggio stesso e la storia degli uomini? ma che cos`e` un linguaggio adempiuto? qui il problema dell`interpretazione delle scritture si rivela inseparabile dall`etica e dalla politica. non soltanto la lettera della tradizione, che ci trasmette materialmente i testi delle scritture, e` sempre guasta e corrotta e non puo` mai condurci all`originale, ma e` possibile guardare alla vita stessa come una scrittura di cui i fatti e gli eventi nei quali sembra risolversi costituiscono il senso letterale, ma il cui vero senso appare soltanto a chi sa percepirli come figure di un senso spirituale che occorre ogni volta decifrare. la distinzione fra senso letterale e senso spirituale, fra figura e adempimento non si applica soltanto alla scrittura, ma anche alla vita. e` possibile, cioe`, guardare alla vita come una scrittura di cui i fatti e gli eventi nei quali essa sembra risolversi costituiscono il senso letterale, ma il cui vero sen
marnie ha trentotto anni e l`impressione che la vita le stia scivolando tra le dita. piano piano, amici e amiche hanno preso le loro strade - matrimoni, figli - e ora vivono a hastings o stevenage, cardiff o york, mentre lei e` rimasta a londra, con l`unica compagnia dei suoi libri, litri di te` e un telecomando che non deve condividere con nessuno. ogni tanto finisce addirittura a dialogare con le uova nel frigo o a interrogare la macchia d`umidita` in bagno: "oh no, ancora tu?" non che il suo lavoro la immerga nella folla: correggere bozze, per quanto appassionante, la relega spesso al ruolo di consigliera discreta che avvisa l`autore quando ha un pezzo di insalata tra i denti. michael ha quarantadue anni e non sa bene come rimettere assieme i cocci della sua vita, andata in frantumi quando la moglie lo ha lasciato. nonostante il mestiere lo porti a trovarsi sempre circondato di persone, perlopiu` liceali nelle cui testoline tenta di inculcare la geografia, il suo unico conforto sono lunghe camminate solitarie nella brughiera. un sedativo naturale di cui ha un bisogno disperato che tuttavia non e` compreso da tutti, meno che mai dalla collega e amica cleo, che si offre continuamente di accompagnarlo. fino a quando le generose offerte diventano un obbligo senza scampo e michael si ritrova membro riluttante di una comitiva impegnata in un trekking che attraversa l`inghilterra da costa a costa, dal lake district a robin hood`s bay, passando per le verdeggianti dales e le atmosfere cupe delle moors spazzate dai venti. una comitiva di cui fa parte anche marnie. fra tuffi in laghi ghiacciati e disastrose ascese sotto la pioggia, paesaggi da romanticismo inglese e playlist improbabili, marnie e michael scopriranno di vivere la piu` inaspettata delle avventure, sull`orlo di una nuova amicizia, o forse qualcosa di piu`.
teresa ha sempre saputo di non essere bella. non serviva che glielo ricordasse la madre del suo futuro marito, luigi longo, marchiandola con un impietoso "brutta, povera e comunista". cosi` come era innegabile che fosse povera: le sue origini proletarie e l`esperienza precoce in fabbrica la portano fin da giovanissima a rivendicare i diritti dei lavoratori contro i padroni, anticipando l`iscrizione al pci, di cui fu tra i fondatori. nel 1945, nell`italia appena liberata, teresa e` una donna che ha gia` alle spalle molte vite: ha combattuto in spagna, ha vissuto da clandestina in francia e ha preso parte alla resistenza. ha conosciuto l`inferno dei campi di concentramento, il cui spettro la perseguita anche ora che puo` riabbracciare suo marito, compagno anche di fede politica, e i figli. adesso che c`e` un paese da ricostruire non puo` che essere in prima linea, come parlamentare e come sindacalista. per estella - questo lo pseudonimo partigiano con cui la chiama togliatti - la politica e` una vocazione, e la sua passione e determinazione la guidano nelle battaglie che intraprende, soprattutto a tutela delle donne: parita` salariale, servizi a favore della maternita`, riconoscimento della pari dignita` nelle carriere. e` lei l`ideatrice dei "treni della felicita`", che a partire dalla fine del 1945 sottrarranno moltissimi bambini alla miseria. ma e` proprio l`essere donna il suo punto debole. l`aver contribuito a scrivere la costituzione della neonata repubblica non la salvera` dagli attacchi di un mondo ancora inconfutabilmente maschile, che le infliggera` un doppio tradimento, personale e politico, da cui teresa fatichera` a riprendersi. ma non smettera` mai di lottare. il romanzo sulla vita di una donna straordinaria, una femminista ante litteram che ha attraversato controcorrente il novecento.
e` la notte di capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. l`aria e` quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. aspettano l`inizio di quelli che il padrone di casa chiama "esperimenti" ma che per chi e` li` hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. gustavo rol ha l`eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. solo un uomo lo guarda con sospetto, e` sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo. nino giacosa e` un uomo rotto, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di el alamein, da miriam, la donna che ha amato. da se` stesso. dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che puo` riempire il vuoto della sua esistenza: una storia. la storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione e` quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista. ed e` con questo atteggiamento scettico, l`occhio attento a ogni dettaglio, che nino inizia a partecipare alle serate di rol. ma tra i due uomini, all`apparenza cosi` diversi, si crea presto una complicita` imprevista. e nelle passeggiate attraverso una torino gelida e impenetrabile, rol racconta a nino la propria vita, il "dono" che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a marsiglia, gli studi e lo scoramento all`idea di essere ammirato ma mai compreso.
milad, cinque anni, e` emozionatissimo: sulle spalle uno zaino piu` grande di lui con dentro la sua merendina preferita, non vede l`ora di salire sul pullman per la prima gita di classe della sua vita, destinazione un parco a nord di gerusalemme. quando milad saluta la mamma ed esce sotto una pioggia battente, suo padre abed sta ancora dormendo. la giornata che cambiera` per sempre la vita di abed salama comincia qualche ora piu` tardi, su una strada bloccata, una delle poche su cui ai palestinesi e` ancora concesso viaggiare, e la notizia di un incidente "con alto numero di vittime". incalzato da un presagio, abed raggiunge trafelato il luogo dell`impatto dove lo accoglie una bolgia infernale: un gigantesco tir rovesciato, uno scuolabus in fiamme, dei corpi a terra. milad pero` non si trova. inizia cosi` per abed una corsa angosciante in un labirinto fatto di ostacoli fisici, burocratici, emotivi, dovuti alla sua condizione di palestinese. e questo padre palestinese e` dalla parte sbagliata del muro di separazione, i suoi documenti del colore sbagliato non gli consentono di superare i checkpoint dei militari, di entrare a gerusalemme, di conoscere la sorte di suo figlio. la ricerca disperata di abed incrocia il cammino di altre persone, con le loro storie che convergono, tutte, su quell`inferno: un`insegnante di asilo e un meccanico, un ufficiale israeliano e un funzionario palestinese, un colono paramedico, operatori sanitari ultraortodossi. due madri, che sperano che il bambino ferito ma vivo sia il loro. leggendo questo libro - preciso e caldo, appassionato e lucido - non ci troviamo in un`opera di finzione in cui gli eventi, le persone citate sono frutto della fantasia dell`autore, ma precipitiamo nel feroce quotidiano di chi vive nella terra piu` contesa del pianeta e, pur privato dei piu` elementari diritti, cerca di mantenere intatta la propria umanita`. ne usciremo piu` acutamente, e nuovamente, consapevoli.
da un balcone di quell`hotel e` precipitato jim morrison, john belushi e` morto di overdose in una delle sue stanze, in un`altra hanno vissuto per un anno sharon tate e roman polanski: no, il chateau marmont, dove mae pruett e` stata spedita nottetempo a "trattare un problema", decisamente non e` un posto qualunque. non che il lavoro di mae sia un lavoro qualunque. nella los angeles dello showbiz che fabbrica montagne di denaro, delle magioni principesche che affacciano su misere tendopoli, mae pruett ha una specialita`: tenere il nome dei suoi clienti - ricchi, potenti, talvolta depravati - fuori dal raggio dei media, ripulire macchie di reputazione, gestire imbrogli e imbarazzi. con ogni mezzo necessario. e gli occhialoni scuri di hannah heard, divetta in declino, nascondono una situazione che e` pane per i suoi denti. ma quando, di li` a poco, il suo capo e mentore dan hennigan viene ucciso sul sunset boulevard, mae all`improvviso si ritrova sola di fronte alla bestia, una rete occulta di potere e corruzione che ha sul libro paga, oltre a lei, una legione di avvocati, pierre, servizi di sicurezza, investigatori - occhi, orecchie, braccia, pugni. la bestia che stringe tra i suoi artigli la citta` degli angeli. nel suo dibattersi, mae percorrera` le strade della fluorescente megalopoli, soffocata dal fumo dei roghi, popolata dalle gang in guerra, da influencer impillolati e rifatti, predatori a caccia di carne giovane, poliziotti sporchi, anime perdute. e dovra` decidere da che parte stare.
alle quattro e trenta di pomeriggio del 10 giugno 1924, sei criminali della cosiddetta ceka fascista, la polizia politica clandestina il cui elemento di spicco e` amerigo dumini, aspettano il deputato socialista giacomo matteotti sul lungotevere arnaldo da brescia, a roma. lo circondano, lo picchiano e lo trascinano in auto. matteotti, che ha gia` vissuto un`esperienza simile, cerca di reagire, fino a quando una lama non gli trafigge il costato uccidendolo. mussolini e` immediatamente informato dell`assassinio, ma inizialmente finge di non saperne nulla. sette mesi dopo, quando il regime sotto accusa sembra traballare, il duce si prende la responsabilita` politica di quell`omicidio. nel corso dell`anno successivo instaura una dittatura destinata a durare fino al 1943. ma chi era giacomo matteotti, martire della democrazia e icona della piu` tenace opposizione al fascismo? figlio ricco del poverissimo polesine, socialista riformista, giurista brillante, sindacalista energico, neutralista-pacifista, antiretorico, antipopulista e molto coerente nei comportamenti. marito assente, ma presentissimo. i quotidiani ostili oggi scriverebbero di lui: "il socialista impellicciato". ed e` esattamente quello che scrivevano i suoi detrattori negli anni venti del novecento. a dimostrazione (e non e` l`unica similitudine) che alcuni vizi della politica, della propaganda e dell`informazione hanno radici profonde almeno cento anni. la sua storia e` quella di un uomo, di un leader politico, che ha visto avanzare il fascismo centimetro dopo centimetro. e` la storia di allarmi lanciati e rimasti inascoltati. la storia di una resa, quella dell`italia e della sua classe dirigente, nelle mani di mussolini.
cosa significa essere una buona amica? non dire mai no agli inviti, accogliere le richieste d`aiuto, anche quando non hai il tempo per pensare a te stessa, ascoltare chi ha bisogno di sfogarsi, anche quando l`argomento ti ferisce. o almeno cosi` crede elizabeth day che, a quasi quarant`anni, ha diversi libri di successo alle spalle, una carriera da giornalista ben avviata, un matrimonio, un divorzio. e, naturalmente, tonnellate di amici: una vera friendaholic. poi arriva la pandemia e, con quella, giornate all`improvviso vuote di impegni e cariche di silenzi e assenze. momenti in cui elizabeth scopre di non aver piu` voglia di parlare con tutti quegli amici, ma solo con quelle poche persone che, a rifletterci ora, l`hanno sempre fatta sentire compresa, amata, vista. elizabeth e` di nuovo costretta a chiedersi: cosa significa, realmente, amicizia? come puo` essere una buona amica? comincia cosi` un viaggio alla ricerca di storie e significati, realta` e falsi miti, testimonianze e parole capaci di spiegare quel legame che chiamiamo
new england, xvii secolo. in principio ci sono un uomo e una donna, in fuga dalla colonia puritana cui appartengono, braccati da uomini con archibugi e sciabole che vorrebbero trascinarli davanti al giudizio della comunita`. si nascondono, si amano cullati nel verde abbraccio della grande foresta del nord, nuotano nudi nei torrenti, finche` il giovane fuggiasco sceglie una pietra bianca e liscia per posarla in una radura in cui sorgera` una casupola in pietra e legno, il nuovo inizio. non possono sapere, quei giovani amanti, che la casa nata dalla passione illecita e da un selvaggio ottimismo sara` abitata nei quattrocento anni a venire. da un soldato inglese destinato alla gloria che abbandona i campi di battaglia del nuovo mondo per dedicarsi alla coltivazione delle mele. da due gemelle nubili che insieme affrontano guerra e carestia, invidia e desiderio. da un cronista di nera che porta alla luce una fossa comune, solo per scoprire che la terra si rifiuta di svelare i propri segreti. da un pittore innamorato, un sinistro truffatore e, ancora, un puma famelico e uno scarabeo lussurioso. in quattro secoli, i protagonisti di questa grande storia dell`america si confrontano con la meraviglia e il mistero che li circonda, piccole esistenze lineari rispetto al perenne ciclo della natura che si rigenera, eppure dirompenti al loro passaggio. la foresta del nord ne porta i segni indelebili, con i boschi maestosi che si tramutano in radure, coltivi, prati pettinati. tuttavia, all`ombra di quegli alberi antichi, si sente il passo cadenzato del tempo che avanza, al cui paragone ambizioni, trasgressioni, amori, tradimenti, rimpianti umani appaiono di una vanita` struggente, insignificanti contro l`immensita`.
autunno 1942, siberia. il sergente dorotov ha pianificato il viaggio in ogni dettaglio. l`automezzo, un camion di fabbricazione sovietica zis-6, abbandonato dall`armata rossa per una falla nel radiatore, partira` da tjumen` e attraversera` una serie di centri urbani per sottrarsi alle insidie delle campagne che potrebbero celare agenti della controrivoluzione. in ogni citta` dovrebbe esserci un manipolo di uomini scelti, pronto a contenere i rischi. l`uso della violenza non e` stato escluso a priori. lo scopo, uno solo: sottrarre al controllo delle autorita` sovietiche il corpo imbalsamato di vladimir il`ic ul`janov, anche noto come lenin, che e` stato spostato in fretta e furia dalla capitale minacciata dall`invasione nazista. insieme al sergente dorotov ci sono il soldato semplice antonov, reduce da una lobotomia per aver notato una certa mobilita` nel venerabile cadavere, e olga, una donna dagli occhi verdi e ostinati che sembrano suggerire a chi le sta intorno l`urgenza di un matrimonio per spegnere quell`impudenza nel suo sguardo. dietro di loro, l`impetuosa avanzata della 4? armata corazzata tedesca del generale hoth. alla fine del percorso, sulla mappa, una sola scritta: itinerarium mentis in lenin. e cosi` che l`ascetica determinazione del sergente dorotov conduce i suoi compagni in un pellegrinaggio fisico e mentale attraverso la grande russia, un`avventura del pensiero alla ricerca della moralita` incorrotta, della totale integrita` ideologica, dell`assenza dei guasti che hanno rovinato il socialismo. in altre parole, di un mondo utopico e perfetto. uno in cui nemmeno la morte esista piu`. la repubblica popolare di leninesia.