
una donna in dialogo perpetuo con se` stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l`amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di daniela ranieri e` un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore e` trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell`anima. dalla pandemia di covid-19 alla vita quotidiana di roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d`amore: le tante sfaccettature di eros - l`incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l`idealizzazione, la dipendenza, l`amore puro - vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell`autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). e forse e` proprio la lingua di daniela ranieri il vero protagonista di questo "stradario aggiornato di tutti i miei baci", una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni a` la thomas bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacita` di nominare e avvicinare le cose e` pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. lo stradario di daniela ranieri non e` solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.

l`ingegner ivo brandani e` sempre vissuto in tempo di pace. quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, ivo ha sessantanove anni, e` disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del mar rosso: quella vera sta morendo per l`inquinamento atmosferico. nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall`egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni duemila, i soprusi e le ipocrisie di un paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l`egeo. e poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni sessanta, la scoperta dell`amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, "la vita in tempo di pace" racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati.

L'utopia femminile e femminista della Atwood è sempre attuale quindi sempre presenta nella nostra libreria.

due passi in giardino, cesoie ajla` cintola. qui un rametto da potare, la` un pomodoro da legare. sugo di more di gelso mature, velluto di pesche e albicocche, un profumo inebriante. se l`umore del risveglio era nuvoloso, uscire di casa e immergersi in un corpo a corpo con la natura non puo` che aiutarci a uscire da noi stessi, da quel crampo mentale notturno che ci aveva lasciati intorpiditi, fiacchi svogliati depressi. fuori, un mondo intero che ha bisogno delle nostre cure e dei nostri gesti ci attende: un terreno incolto in cui lanciare manciate di semi, un davanzale dove stanno allineati bei vasi di coccio, una siepe dove ospitare uccelli o un orto da cui farsi nutrire. "lavorando in giardino" dice pia pera in queste pagine, "si rafforza in modo molto rasserenante la connessione tra azione e risultato. l`esatto contrario della depressione, quel misero stato in cui si ha l`impressione che nessuna nostra iniziativa approdera` mai a qualcosa di bello". un libro dove andare a passeggiare quando il buon umore ci volta le spalle, perche` in giardino, luogo di operosa e nutriente bellezza, c`e` spazio solo per la vita pura e semplice. "la virtu` dell`orto," uscito per la prima volta nel 2010 con il titolo "giardino & orto terapia", fa il suo ingresso ora nella collana scrittori in una versione riveduta e aggiornata.

tra il 1978 e il 1990, mentre in unione sovietica il potere si scopriva fragile e una certa visione del mondo si avviava al tramonto, andrej cikatilo, marito e padre di famiglia, comunista convinto e lavoratore, mutilava e uccideva nei modi piu` orrendi almeno cinquantasei persone. le sue vittime bambini e ragazzi di entrambi i sessi, ma anche donne - avevano tutte una caratteristica comune: vivevano ai margini della societa` o non si sapevano adattare alle sue regole. erano insomma simboli del fallimento dell`idea comunista, sintomi dell`imminente crollo del socialismo reale. questo libro, sospeso tra romanzo e biografia, narra la storia di uno dei piu` feroci assassini del novecento attraverso la visionaria, a tratti metafisica ricostruzione della confessione che egli rese in seguito all`arresto. e fa di piu`. osa raccontare l`orrore e il fallimento in prima persona: cikatilo, infatti, in questo libro dice "io". e lui stesso a farci entrare nella propria vita e nella propria testa, a svelarci le sue pulsioni piu` segrete, le sue umiliazioni e ossessioni. "il giardino delle mosche" e` un libro lirico e crudele allo stesso tempo: la storia di un`anima sbagliata, una meditazione sul potere e la sconfitta e, soprattutto, una discesa impietosa fino alle radici del male.

la "breve sosta" che da` il titolo a questo libro e` quella del suo protagonista, dawid, un giovane ebreo sopravvissuto al campo di sterminio. dawid ormai non c`e` piu` e, a distanza di anni, suo figlio goran cerca di farlo rivivere attraverso il ricordo, attraverso il potente strumento della parola e del racconto. aggrappandosi con forza a qualsiasi traccia ne attesti l`esistenza, i giorni di gioia e quelli della tragedia indicibile, goran ne ricostruisce il viaggio "di ritorno" da auschwitz, il suo disperato tentativo di riprendere a vivere in una cittadina svedese, perche` come scrive l`autore "visto che i pochi rimasti in vita alla fine del viaggio raramente hanno seguito lo stesso tragitto, e` facile che le strade di ritorno da auschwitz scompaiano nell`oblio". tra pagine di rabbia e di affetto, di commozione e di indignazione, rosenberg mantiene vivo fino all`ultimo il profondo dialogo con il padre, consegnandoci una storia solo apparentemente familiare, una storia che parla al cuore e alla mente dell`umanita` intera, di ogni epoca e latitudine. per non dimenticare. per non ripetere.