

pochi poeti come juan gelman hanno attraversato disperazione e orrore. il lettore di questa sua nuova grande raccolta se ne accorgera` subito. conoscera` una sofferenza che niente puo` placare, perche` "non ci sono farmacie dell`anima", e si chiedera` con l`autore se "non / scrissero mai la parola bonta` / nel libro del mondo". eppure pochi poeti come gelman, definito da tempo "voce poetica dell`argentina", comunicano tanto amore per la vita e per la poesia. vita, pieta`, gioia si incarnano spesso in immagini di bambini, che piangono, che mendicano, che giocano, che sognano, che provano desideri innocenti, che vanno alla scoperta della meraviglia delle cose. e tanti sono i poeti convocati fraternamente pagina dopo pagina: auden, rilke, holderlin, dante, cavalcanti, kavafis, celan con la sua morte per acqua, brodskij con il suo esilio, il "compagno" cernuda con il suo ricordarci "la nobilta` umana". piu` volte poi viene evocato catullo. cosi` gelman, questo poeta civile, cosi` attento al riscatto dell`uomo dagli abissi della crudelta` della storia, diventa poeta d`amore: si interroga con catullo su che cosa sono i baci, sul senso dell`amare e dell`odiare insieme, e scrive versi semplici, eterni, bellissimi come questi: "non so perche` ti amo. / so che per questo ti amo".

un libro che raccoglie tre lavori poetici di quello che luis sepulveda ha definito "il miglior poeta vivente di lingua spagnola". il primo e` un delicato e intenso poemetto, "lettera a mia madre", dedicato alla madre che muore lontana durante gli anni di esilio dell`autore. il secondo, che da` il titolo al volume, e` una raccolta di brevi liriche in cui gelman tratteggia il ritorno in argentina e lo svanire delle voci che popolavano gli anni della lotta politica. l`ultimo, "incompletamente", e` una raccolta di sonetti pubblicata nel 1977: versi che di nuovo toccano una tematica esistenziale e ci conducono in un concerto particolarmente elaborato e ammaliante di sonorita`, armonie e dissonanze.

henri cole e` probabilmente il poeta americano piu` significativo nato negli anni cinquanta, certo uno dei piu` apprezzati da critici e lettori. ha sviluppato una forma di poesia tutta sua, di estrema lucidita` e chiarezza, intenta all`osservazione dei moti dell`animo sullo sfondo di una storia famigliare e sociale e di un mondo naturale che non cessano di offrire immagini e interrogativi. pacatamente, nella forma prediletta e compatta del sonetto non rimato, con espliciti richiami a petrarca, cole viaggia nel mondo interiore e nel mondo moderno ponendosi sempre la domanda sul senso del vivere e del desiderare e non accontentandosi di risposte evasive. la sua ricerca si svolge su un ampio sfondo che va dall`italia al giappone al sudest e nordest americano, ai luoghi tabu` della sessualita`, ma sempre con il candore, il vigore e la semplicita` che sono i grandi doni della migliore poesia americana.

nato nel 1951 in irlanda del nord, dove inizio` a lavorare come produttore radiofonico e televisivo, trasferitosi dal 1987 negli stati uniti, paul muldoon e` stato definito dal "times literary supplement" come "il piu` significativo poeta di lingua inglese nato dopo la seconda guerra mondiale". che si condivida o meno tale giudizio, resta il fatto che il suo nome si e` prepotentemente imposto all`attenzione della critica. non per niente, dopo trent`anni di attivita` (inaugurata nel 1973 con new weather), la raccolta "sabbia", adesso tradotta in italiano, si e` aggiudicata il premio pulitzer nel 2003. i versi che la compongono ripercorrono temi e modi di tutta la produzione di muldoon. sullo sfondo di quel paesaggio irlandese legato alle sue origini, l`autore evoca le dolcezze della natura e le tragedie della storia, miti celtici e guerra civile, scontri politici e traumi familiari. eppure, in un contesto tanto marcato, non mancano ariose aperture, come gli omaggi tributati a maestri quali vale`ry, orazio e montale. muldoon, e` stato detto, abbraccia una logica onirica vicina a quella di louis macneice, per perseguire una liberta` linguistica sconfinata. come sottolinea giovanni pillonca nell`introduzione al presente volume, questa assoluta imprevedibilita` del discorso poetico, fondata sull`inarrestabile fluire della parola, costituisce un tratto distintivo dell`intera sua opera.


i canti gitani e andalusi possono essere considerati il libro che ha fatto conoscere al pubblico italiano la poesia di lorca. non e` una delle raccolte originali; e` una vasta antologia, che attingendo a tutte le opere principali coglie e mette in piena luce il cuore andaluso, la nota gitana, il colore, il ritmo piu` musicale, flamenco della poesia lorchiana. pubblicato per la prima volta da guanda nel 1948, questo libro ha avuto sette edizioni nel corso delle quali si e` ulteriormente arricchito e filologicamente affinato.


