gruzinski propone, attraverso una ricerca storica dai risvolti antropologici, di superare l`interpretazione della conquista come fenomeno essenzialmente distruttivo delle societa` indie, per dimostrare che al di la` dell`impatto traumatico che altero` profondamente la loro vita, essa non distrusse il bene piu` prezioso che queste possedevano: la loro cultura. il mondo indio non rimase inerte di fronte ai conquistatori, ma attraverso un processo di adeguamento riusci` a interiorizzare le imposizioni senza negare la propria identita`. oltre lo scopo pratico di appropriarsi degli strumenti del colonizzatore, persegui` lo scopo piu` alto di utilizzare la scrittura quale mezzo culturale con cui "ricucire la rete strappata dalla conquista". introduzione di m. carmagnani.
gli spagnoli, conquistadores e missionari, non ebbero difficolta` a individuare nelle culture amerinde un ambito religioso fatto di templi, sacerdoti, sacrifici... nessun dubbio che fossero "religione", come nessun dubbio che che fossero falsi, distorti e spesso blasfemi, che fossero cioe` "idolatria". religione e idolatria furono cosi` due delle principali categorie attraverso cui i teologi spagnoli prima e poi piu` in generale gli intellettuali europei, tentarono di catalogare, comprendere e giudicare le culture indigene americane. in questo libro gli autori uniscono le loro esperienze di antropologi e storici, di andinisti e messicanisti, per ripercorrere le alterne fortune della categoria di "idolatria" come analisi antropologica dal `500 al `700.