
questa storia e` come una strada che parte leggermente in salita e si fa a ogni passo piu` ripida. una strada piena di vicoli ciechi, che sembra esistere solo nella psiche del protagonista. qui, i temi cari a matsumoto - la vendetta, l`ossessione per un dettaglio che non torna, il timore dello scandalo, l`ansia di essere scoperti che conduce alla rovina - si condensano in un noir anomalo e beffardo, senza un caso ne` un investigatore, dove chi cerca un colpevole puo` finire per diventarlo lui stesso. un noir che e` anche una critica acuminata della societa` giapponese e della ragnatela di convenzioni che la invischiano.

in un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di tokyo. e kiriko. ha appena vent`anni, il volto pallido dai tratti vagamente infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, "come fosse stata forgiata nell`acciaio". non ha un soldo e ha attraversato il giappone dal lontano kyushu per arrivare fin li`, a implorare il suo aiuto. il fratello, accusato di omicidio, e` appena stato arrestato, e kiriko e` la sola a crederlo innocente. l`avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto piu` per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e cosi` come e` arrivata scompare. il fratello verra` condannato e morira` in carcere qualche mese dopo, poco prima che l`esecuzione abbia luogo. sono solo gli antefatti da cui prende il via questo noir di matsumoto. dove un "caso-fantasma", ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano, andando a segno quasi per caso. e mentre ogni colpa - consapevole o inconsapevole - viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione sotterranea, un "rumore di nebbia" accompagnano questa storia da cima a fondo. finche` lei, kiriko, "la ragazza del kyushu", non otterra` cio` che le spetta.