a due anni di distanza dall`11 settembre 2001, gli effetti dell`attentato ancora incombono sulla vita di tanti americani, impegnati a tentare di immaginare un futuro di guarigione e ritrovata serenita`. questo sforzo, individuale e collettivo insieme, ha bisogno di un simbolo, di un faro, di qualcosa che renda tangibile cio` che solo le parole - e a volte neppure quelle - riescono a evocare. il monumento che dovra` assolvere il compito sara` un luogo di pace, un documento storico, una nuova partenza. viene cosi` indetto un concorso anonimo e aperto a tutti per scegliere il progetto che meglio rappresentera` questa voglia di memoria e rinascita. ma per quello che sembra in tutto e per tutto uno scherzo del destino, il progetto prescelto - il giardino - risulta essere opera di un bravissimo architetto, referenziato e stimato. e musulmano. per un attimo sembra che quel nome, mohammad khan, arrivato in modo cosi inatteso al tavolo della giuria, sia una sorta di de`ja`-vu: una nuova esplosione, un altro attacco kamikaze, quasi un nuovo attentato alla societa` americana. le reazioni dell`opinione pubblica alla notizia sono prevedibilmente di shock e incredulita`. l`architetto vincitore si vedra` costretto a ripensare il suo modo di essere americano e musulmano, di essere figlio e compagno, e finira` con l`abbandonare la battaglia per rivendicare quegli stessi diritti che gli hanno permesso di diventare cio` che e`, un onesto e produttivo cittadino americano. |