filottete e` stato abbandonato dagli achei sull`isola di lemno perche` affetto da una purulenta ferita al piede. per conquistare troia, cosi` ha detto l`oracolo, e` pero` necessaria la sua presenza e ulisse si reca a lemno con neottolemo (il figlio di achille) per convincerlo, con l`inganno, a tornare. neottolemo, avendo pieta` del ferito, gli rivela l`inganno e filottete si rifiuta di partire. gli appare pero` eracle che convince l`eroe a seguire a troia neottolemo e ulisse.
"aiace, probabilmente la piu` antica delle tragedie di sofocle, e` il dramma di una follia: a troia, dopo la morte di achille le armi dell`eroe sono passate ad odisseo; aiace, il piu` forte tra i guerrieri achei e quindi il piu` degno della simbolica eredita` di achille, impazzisce per il dolore e, dopo una notte di imprese folli e sanguinarie, in un barlume di consapevolezza si suicida. "elettra" narra la vicenda di una vendetta e di un matricidio: la figlia di agamennone e clitennestra, elettra, sprona il fratello oreste a vendicare la morte del padre uccidendo i suoi assassini, clitennestra e il suo amante egisto.
"edipo re" e` uno dei momenti piu` alti del pensiero greco. il re tebano che inconsciamente uccide il padre e sposa la madre, e che poi lentamente scopre i propri misfatti, non e` solo il protagonista di un dramma scenico tecnicamente perfetto, ma altresi` il simbolo dell`oscura vicenda dell`uomo, creatura di enorme e nessun valore. ma quando poi "edipo a colono" riprende la storia e presenta il protagonista che, a distanza di anni, con l`unico sostegno della figlia antigone, approda ad atene per morirvi, il delitto e la sventura hanno trovato nella sofferenza la catarsi. dopo la morte di edipo, e` antigone a pagare il suo gesto di pieta` nei confronti del fratello polinice trasgredendo le leggi civili in nome di quelle divine. completano il volume un`introduzione generale, un saggio esplicativo che precede ogni singola tragedia e un apparato di note.
fin dall`antichita` l`"edipo re" di sofocle e` stata considerata la tragedia per eccellenza. c`e` in essa l`ansia della conoscenza e, al contempo, la coscienza di quanto difficile sia conoscere. anche edipo, che pure ha risolto l`enigma della sfinge, deve spingersi oltre i limiti per poter dare un senso compiuto ai mille indizi che alludono al sapere, ma che ancora non sono conoscenza. ed e` proprio per aver sfidato questi limiti che egli incontra una sofferenza infinita, tanto che nietzsche ha potuto scrivere di lui: "edipo e` l`uomo che piu` ha sofferto, per questo egli ha svelato l`enigma dell`uomo". all`"edipo re" si sono rifatti via via seneca, stazio, corneille, voltaire, hegel, ho`lderlin e, nel nostro secolo, hofmannsthal, gide, cocteau, pasolini. ma la lettura piu` inquietante rimane quella di freud, che ha fatto, ancora una volta, di edipo il paradigma del destino umano. introduzione di franco rella.
la leggenda narra che filottete, nobile principe di tessaglia, alleato degli achei nella guerra contro troia, fu da essi abbandonato nella deserta isola di lemno a causa di una ferita fetida e incurabile. ma poiche` possedeva l`arco sacro di eracle senza il quale la citta`, secondo antica profezia, non sarebbe mai caduta, i compagni che l`avevano tradito tornarono a lemno per riprendere l`arco a qualsiasi costo. sofocle porta la vicenda sulla scena attica ponendo l`eroe al centro di un sofferto dilemma tra il desiderio di vendetta e l`interesse della comunita` achea a cui aveva legato il suo onore di guerriero. ed e` in nome di questo onore e di un dovere che supera le esigenze private e individuali che filottete decide alla fine di riprendere la via di troia per consentire ai greci di portare a termine l`annosa guerra. nel corso dei secoli, l`attenzione degli autori che riprenderanno questo mito sara` ristretta piuttosto al dramma personale. fe`nelon nel settecento e gide agli inizi del novecento approfondiranno, con mezzi diversi, il lato umano, l`io ferito di questo patetico e misterioso eroe che heiner muller, portando agli estremi le conseguenze dell`oltraggio subito e della pena, trasforma addirittura in un essere "inumano": un mostro divorato dall`esasperazione e dall`odio, che finisce per soccombere alla violenza dei suoi stessi sentimenti.
e straordinaria l`arte con cui sofocle costruisce il carattere del protagonista, spesso ricorrendo al "contrappunto" di un personaggio minore. perno delle molteplici forze che agiscono nella tragedia, aiace, elettra, deianira e filottete sono figure monolitiche, ineluttabilmente legate al proprio destino. vivono in un assoluto che rifiuta ogni compromesso, procedono diritte sulla loro strada: sono apparentate dalla caparbieta`, dall`orgoglio, dalla fermezza nella linea di condotta che le porta inesorabilmente alla sconfitta. la perfezione del linguaggio, piano ed evocativo, modulato da accenti di grande effusione lirica o di luminosa e composta profondita`, lascia intuire l`inquieta ricchezza che vibra sotto la sua armonia.
nelle tragedie di sofocle si contemperano la lucida consapevolezza dell`infelicita` umana e il senso della dignita` della sofferenza, la chiarezza dell`analisi razionale e la percezione delle oscure forze che le sfuggono. la sua rappresentazione di edipo ha conosciuto nei secoli una fortuna che va al di la` dei motivi puramente letterari ed e` diventata una delle chiavi della scoperta delle forze inconsce della psiche. introduzione di umberto albini.
"se il novecento, secolo della crisi dell`io individuale e delle certezze della metafisica, a partire da freud, e` stato il secolo di edipo, l`ottocento, secolo del primato romantico e idealistico della liberta` prometeica dell`individuo, e` stato quello di antigone. da hegel a kierkegaard, da holderlin a schlegel, a goethe, in molti si sono interrogati sull`atto di insubordinazione di antigone. il conflitto irriducibile tra le ragioni del privato, del legame di sangue, della coscienza del singolo davanti alle ragioni del pubblico, del contratto sociale, dell`autorita` e` stato declinato innumerevoli volte e con infinite sfumature come conflitto tra ragioni del divino e ragioni dell`umano, tra ragioni del maschile e ragioni del femminile (ovvero del paterno e del materno, della polis e dell`oikos), tra le istanze tassonomiche del razionale e le istanze entropiche dell`irrazionale, tra vizi e virtu` dell`occidente e vizi e virtu` dell`oriente, tra natura e cultura e via elencando. (...). la sepoltura di polinice fa di antigone una madre e una sposa morta e/o mancata, ma una sposa e una madre nel mondo capovolto dell`ade. il mondo che sopravvive, quello di creonte (e di ismene), e` il mondo di una truce normalita` riconquistata, di una cupa pace che si fa sul capro espiatorio, il mondo del potere che si nutre del sangue dei giovani, delle donne, dei deboli, talora ipocritamente impotente." (dall`introduzione di giovanni greco)