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"e hashish... da` fuoco all`immaginazione": cosi` disse il poeta albert samain quando lesse le "vite immaginarie", ventitre` `percorsi di vita`, brucianti di rapidita`, dove incontriamo personaggi illustrissimi, come empedocle o paolo uccello o petronio, e gli ignoti destini di katherine, merlettaia nella parigi del quattrocento, o del maggiore stede bonnet, `pirata per capriccio`, o degli impeccabili assassini burke e hare - e tutti circondati dalle folle senza nome di mendicanti, criminali, prostitute, mercanti ed eretici che abitano la storia. e vano, come pure in borges, tentare di discriminare il vero e l`immaginato in queste superfici splendenti, perche` tutto vi e` visionario e segretamente unito in una sola catena, a dimostrare le parole di schwob secondo cui "la somiglianza" e` "il linguaggio intellettuale della differenza" e "la differenza... il linguaggio sensibile della somiglianza".
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marcel schwob (chaville 1867 - parigi 1905) fu una presenza artistica originale segnalata con molto favore negli ambienti letterari francesi di fine ottocento. amico di andre` gide, jules renard, leon daudet, paul vale`ry, anatole france, fu prevalentemente valutato come raffinato erudito e solo piu` tardi e` emersa la sua straordinaria capacita` d`inventare nuova letteratura pur passando attraverso i frequentati sentieri della filologia e dell`erudizione. tra le sue opere, molte delle quali sono ormai da anni tradotte in italiano, e` giusto ricordare almeno coeur double` (1891), le roi au masque d`or (1892), le livre de monelle (1894), vies imaginaires (1896), la croisade des enfants (1896).
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