
Sabato 12 Aprile 2025
LIVE MUSIC
davanti a CARU'
15:00 - ANDREA PARODI & BORDELOBO
15:30 - MICHAEL MCDERMOTT
16:00 - MASSIMO PRIVIERO
16:30 - DANIELE TENCA
17:00 - EMANUELE FILIPPINI & DANIELE GOZZETTI
17:30 - LUCA ROVINI
18:00 - AZIRONA PARKER
18:30 - ENRICO BOLLERO
19:00 - EDWARD ABBIATI & THE RATTLING CHAINS

che uomini erano quelli. riuscirono a salvare l`europa con la sola forza della fede. con l`efficacia di una formula: ora et labora. lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell`impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. ondate violente, spietate, pagane. li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell`esempio. salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all`abbandono. costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. sono i discepoli di benedetto da norcia, il santo protettore d`europa. paolo rumiz li ha cercati nelle abbazie, dall`atlantico fino alle sponde del danubio. luoghi piu` forti delle invasioni e delle guerre. gli uomini che le abitano vivono secondo una regola piu` che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l`utopia dei padri: quelle nere tonache ci dicono che l`europa e`, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. una terra "lavorata", dove - a differenza dell`asia o dell`africa - e` quasi impossibile distinguere fra l`opera della natura e quella dell`uomo. una terra benedetta che sarebbe insensato blindare. e da dove se non dall`appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa portentosa spinta alla ricostruzione dell`europa? quanto c`e` ancora di autenticamente cristiano in un occidente travolto dal materialismo? sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi? all`urgenza di questi interrogativi rumiz cerca una risposta nei luoghi e tra le persone che continuano a tenere il filo dei valori perduti, in un viaggio che e` prima di tutto una navigazione interiore.

il po, anzi po senza articolo, e` il grande fiume, il fiume per eccellenza. sembra facile collocarlo, leggerlo sulle carte, menzionarne la storia. invece no. forse ne sappiamo pochissimo, e conoscerlo significa lasciarlo apparire la` dove muore un mondo perche` un altro nasca. paolo rumiz ci racconta che quando gli argonauti, lui e il suo equipaggio, hanno cominciato a solcarne le acque e` andata proprio cosi`: po visto dal po e` un dio serpente, una voce sempre piu` femminile irruente e umile, arrendevole e solenne, silente fra le sue rive deserte. paolo rumiz sa fare del po un vero protagonista, per la prima volta tutto narrato a fior d`acqua, in un abbandono dei sensi inedito, coinvolgente, che reinterpreta i colori delle terre e dei fondali, i cibi, i vini, i dialetti, gli occhi che lo interrogano, lo sfiorano, lo scrutano. e poi ci sono gli incontri con il "popolo" del fiume, ma anche con personalita` legate dall`amore per il fiume come la cacciatrice di luoghi valentina scaglia, il raffinato corsaro paolo lodigiani, il traghettatore dantesco angelo bosio, il collezionista di immagini alessandro scillitani, l`amico dei venti fabio fiori, l`esploratore pierluigi bellavite, lo scrittore valerio varesi e l`amico francesco guccini. cominciata come reportage e documentario, l`avventura sul po e` diventata un romanzo, un viaggio interiore, un`avventura scavata nell`immaginazione, carezzata da fantasmi, a due passi dall`anima.

un romanzo-canzone singolare, fascinoso, avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco. racconta di max e masa, e del loro amore. maximilian von altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a sarajevo per un sopralluogo nell`inverno del `97. un amico gli presenta la misteriosa masa dizdarevizc, "dagli occhi grandi e dai femori lunghi", austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei. scatta qualcosa. un`attrazione potente che pero` non ha il tempo di concretizzarsi. max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. sono i tre anni fatidici di cui parlava la gialla cotogna di istanbul, la canzone d`amore che masa gli aveva cantato. da li` in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. da li` in poi comincia un`avventura che porta max nei luoghi magici di masa, in un viaggio che e` rito, scoperta e resurrezione. nuova edizione completamente riveduta.

che cosa sono le montagne italiane? quale identita` portano con se`? alpi e appennini disegnano, insieme, una sorta di grande punto interrogativo. che ha due risposte diverse. un viaggio di ottomila chilometri che cavalca la lunga gobba montuosa della balena-italia lungo alpi e appennini, dal golfo del quarnaro (fiume) a capo sud (punto piu` meridionale della penisola). esso parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sul mare, e lungo tutto il percorso evoca metafore marine, come di chi veleggiando forse vola - in un immenso arcipelago emerso. trovi valli dove non esiste elettricita`, grandi vecchi come bonatti o rigoni stern, ferrovie abitate da mufloni, case cantoniere e paracarri da leggenda, bivacchi sotto la pioggia in fondo a caverne, santuari dove divinita` pre-romane sbucano continuamente dietro ai santi del calendario. e poi parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come francesco guccini o vinicio capossela. un`italia di quota, dove la tv sembra raccontare storie di un altro pianeta. le due parti del racconto, alpi e appennini, hanno andatura e metrica diversa. le alpi sono pilastri visibili, famosi; sono fatte di monoliti bene illuminati e sono transitate da grandi strade. gli appennini no: sono arcani, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si annidi l`identita` profonda della nazione. storie che scivolano e volano insieme ai luoghi e parlano della parte piu` segreta del nostro paese.

rumiz compie un viaggio attraverso le mentalita`, le tradizioni e i simboli del nord (i fiumi, i campanili, i ponti ...) per ritrovare il senso della parola perduta e l`origine del successo della lega. scopre che tra noi e` cresciuta silenziosamente una nuova figura, quella dello "spaesato", dell`uomo uscito dalla cultura di paese ma non ancora entrato in quella "globale", dell`uomo che non chiede risposte razionali ma simboli per radicarsi in uno spazio vitale. a questa vaga domanda di identita` ha cercato di dare risposta il movimento di bossi, che occupa un luogo immaginario, mitico, metaforico e simbolico prima che politico.