il patrimonio culturale - le chiese, le grandi opere, gli umili selciati - puo` trovare un senso solo se ci permette di liberarci dalla dittatura del presente, dall`illusione di essere i padroni della storia, dalla retorica avvelenata dell`identita`. se ci restituisce l`amore necessario a coltivare cio` che in noi e` ancora umano. abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell`arte: la forza con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione
la scommessa del volume di tomaso montanari e` quella di non rinunciare ai vantaggi, e al fascino, della sintesi interpretativa che tale categoria porta con se` (con la sua pretesa di definire tanto un`epoca quanto un`estetica e una sensibilita`) senza per questo sacrificare la conoscenza puntuale delle singole opere d`arte. il secolo di caravaggio e rubens, di bernini e borromini, di poussin e velazquez viene cosi` percorso per intero, tenendo come chiavi interpretative la centralita` dello spettatore, il rapporto con l`arte antica e con quella rinascimentale, la diffusione geografica del nuovo stile, la tensione tra funzione religiosa e liberta` dell`artista, il peso degli equilibri politici e il ruolo dei grandi mecenati. mettere in evidenza la varieta` e la contraddittorieta` che segnano cio` che chiamiamo arte barocca significa mettere ancor piu` in evidenza le tante ragioni che ci spingono a vedere proprio in quel periodo le radici della nostra modernita`.
tenere su un piedistallo nella piazza - centro della polis e dunque luogo politico per eccellenza - un personaggio, significa indicarlo come modello di virtu` civili. e l`equivalente della santificazione:
la storia dell`arte e` una storia di corpi ed e` con questa chiave che la racconta tomaso montanari, seguendo la traccia degli esclusi, degli sconfitti, dei vinti in contrapposizione ai vincitori. si va dai dipinti di giotto a quelli di ambrogio lorenzetti, dalle opere di donatello e masaccio fino a michelangelo; dal discusso monumento dei quattro mori di fine cinquecento, tuttora simbolo di livorno, ai capolavori di caravaggio e di lorenzo bernini; dalla rappresentazione di uomini e donne non europei nell`arte dell`illuminismo fino ai corpi proletari del quarto stato di pelizza da volpedo e al corpo martoriato dello statista dc aldo moro monumentalizzato da william kentridge: un cammino inedito, uno sguardo curioso e nuovo che cuce insieme epoche, stili, pensieri diversi col filo rosso di un`idea. un percorso che aiuta a leggere il nostro passato ma anche il drammatico presente dei piu` deboli, della guerra e delle sue vittime.
oggi in italia tutti hanno una ricetta in tasca per avvicinare gli italiani all`arte. si tratta spesso di ricette a base di usurate pratiche di marketing, che dovrebbero far digerire botticelli, come uno zuccherino aiuta a buttar giu` la medicina amara, a cittadini considerati soltanto orde di consumatori inconsapevoli e irredimibili. il risultato e` desolante: ammesso (e per nulla concesso) che questa spintissima mercificazione serva a vendere qualche biglietto in piu`, e` certo che non alimenta in alcun modo il nostro dialogo con l`arte. e se invece la ricetta fosse molto piu` semplice e rispettosa dell`intelligenza di ognuno di noi? montanari traccia in queste pagine agili e appassionanti una possibile via per un`educazione artistica che sia anche educazione sentimentale e civica. e ci accompagna tra le strade del bello, dove alto e basso si mescolano, dove contemporaneo e classico sono parte di un unico grande discorso, che parte dalle mani impresse sulla roccia in una caverna e arriva a banksy, passando per raffaello, monet, pellizza da volpedo e rothko.
l`ora d`arte, che in tanti vorrebbero cancellare dai programmi scolastici, dovrebbe invece essere la piu` importante di tutte. perche` l`ora d`arte serve a diventare cittadini, a divertirci e commuoverci. serve a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani. dalle mura degli etruschi ai writers contemporanei, passando per michelangelo, raffaello, vele`zquez e goya, tomaso montanari da` voce a quadri, sculture e graffiti e ci racconta cosi` il fondamentale ruolo civile che, oggi piu` che mai, la bellezza e` chiamata a ricoprire. nelle sue parole, rigorose e coinvolgenti, la storia dell`arte non assomiglia al manuale dei grandi nomi che dobbiamo venerare
gian lorenzo bernini non ha un posto nella genealogia dell`arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di caravaggio, e attraverso velazquez, goya e manet, conduce agli impressionisti, e dunque alle avanguardie. l`artista piu` potente, ricco e realizzato dell`italia secentesca, "il dittatore artistico di roma", e` sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di liberta`. basandosi su oltre vent`anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, bernini ha seguito caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranita` sulla propria arte. ed e` anche grazie a questa tensione che le opere di gian lorenzo ci appaiono ancora cosi` terribilmente vive. bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un`embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall`arbitrio dei principi. le sue mani e la sua testa divennero l`unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della liberta`. ma come dimostrare questa tesi? nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua e allarga, una per una. costruendo cosi` per le opere di bernini una nuova chiave di lettura.
sono vent`anni che, in italia, la politica del patrimonio culturale si avvita sulla diatriba pubblico-privato: brillantemente risolta socializzando le perdite (rappresentate da un patrimonio in rovina materiale e morale) e privatizzando gli utili, in un contesto in cui le fondazioni e i concessionari hanno finito per sostituire gli amministratori eletti, drenando denaro pubblico per costruire clientele e consenso privati. ma cosa ha significato, in concreto, la "valorizzazione" (o meglio la privatizzazione) del patrimonio? quali sono la storia e i numeri di questa economia parassitaria, che non crea lavoro dignitoso e cresce intrecciata ai poteri locali e all`accademia piu` disponibile? ed e` vero che questa e` la strada seguita nei grandi paesi occidentali? tomaso montanari risponde a queste e altre domande spiegando perche` non ci conviene distruggere il governo pubblico dei beni culturali basato sul sistema delle soprintendenze: un modello che va invece rafforzato e messo in condizione di funzionare, perche` e` l`unico che consente al patrimonio di svolgere la sua funzione costituzionale. che e` quella di renderci piu` umani, piu` liberi, piu` uguali.
perche` il valore civico dei monumenti e` stato negato in favore del loro potenziale turistico, e quindi economico? perche` la "valorizzazione" del patrimonio culturale ci ha indotti a trasformare le nostre citta` storiche in "luna park" gestiti da avidi usufruttuari? lo storico dell`arte tomaso montanari ci accompagna in una visita critica del nostro paese: dallo showroom venezia, a una roma dove si delira di piste da sci nel circo massimo, a una firenze dove si affittano gli uffizi per sfilate di moda e si traforano gli affreschi di vasari alla ricerca di un leonardo inesistente, a una napoli dove si progettano megaeventi mentre le chiese crollano e le biblioteche vengono razziate, all`aquila che giace ancora in rovina mentre i cittadini sono deportati nelle new town, scopriamo che l`idea di comunita` e` stata corrotta da una nuova politica che ci vuole non cittadini partecipi, ma consumatori passivi. "le pietre e il popolo" non e` solo un durissimo pamphlet contro la retorica del bello che copre lo sfruttamento delle citta` d`arte, ma e` un manuale di resistenza capace di ricordarci che la funzione civile del patrimonio storico e artistico e` uno dei principi fondanti della nostra democrazia, e che l`italia puo` risorgere solo se si pensa come una "repubblica basata sul lavoro e sulla conoscenza".