
questo libro non e` una storia organica e filologicamente corretta dell`ebraico e nemmeno una grammatica o un manuale. e invece il racconto appassionato e innamorato di questa lingua nel suo sviluppo storico e nelle sue particolarita`. una lingua antica e nuova, bella e aspra ma talora dolcissima, scarna ed eloquente. con caratteri diversi da quelli latini, senza vocali, si legge da destra a sinistra, e` la lingua della torah. l`ebraico e` antichissimo e non e` mai morto. e sempre stato accanto alla vita degli ebrei, conosciuto, amato, letto, scritto. la gran maggioranza della letteratura degli ebrei, nei secoli dei secoli, e` stata scritta in ebraico. milioni di parole in ebraico sono state pronunciate ogni giorno nelle sinagoghe, nelle scuole. e risuonano ancora nelle lingue che parliamo.

"per piu` di un anno ho frequantato ospedali e sale d`attesa, case dove vivono malati, istituti d`ogni sorta. ho indossato un camice da volontaria e sono entrata in silenzio nel mondo della malattia: leucemie, traumi cranici, rianimazione, dialisi, pronto soccorso... e stata un`esperienza forte e dolce al tempo stesso, in cui puntualmente, parlando con i malati, ascoltandoli o anche soltanto lanciando un`occhiata nelle stanze d`ospedale, a un certo punto scattava un processo d`immedesimazione potente e inevitabile: ho davanti un malato, ma anche me stessa. e cosi`, per me si e` a poco a poco dissolto quel confine invisibile ma nettissimo che separa il mondo "normale" e benestante da quello di chi convive con la malattia. la nostra modernita` fatta di benessere ha del resto rimosso la malattia da dentro di se`, l`ha "isolata" in quell`altro mondo che sembra non esistere, finche` non lo si incontra. "la vita e` una prova d`orchestra" racconta alcuni luoghi e alcune storie di questo mondo, attraverso l`invenzione ma a stretto contatto con la realta`."

l`autobiografismo e` un aspetto peculiare dell`identita` ebraica, che accomuna gli scritti della tradizione biblica alla letteratura contemporanea. elena loewenthal percorre questo filo, riflettendo sulla consapevolezza di se` del mondo ebraico e muovendosi tra ezechiele e philip roth, umberto saba e amos oz, arthur miller e saul bellow. la prospettiva che cerca e` quella della fuoriuscita dal compiacimento addolorato della storia ebraica; i temi che incontra sono quelli dell`ebraismo politico e culturale contemporaneo. il tono e`, nonostante l`importanza e complessita` del tema, anche ironico e leggero, nel tentativo di muoversi "a` la chagall" sopra la volatile identita` ebraica.
