questo libro "e` un romanzo - scrive andrea camilleri nella prefazione - ma, anche un saggio storico, un poema in prosa, un racconto epico". da leggere "con piena, totale disponibilita` a seguirlo nei suoi percorsi, nel suo libero trascorrere da una storia all`altra, nei suoi sbalzi di tono, abbandonandosi al fluire ora disteso ora tumultuoso di un narrare che pare voler mimare il corso imprevedibile e capriccioso della storia". il narratore, segretario di una camera del lavoro di un paese pugliese che racconta a un giornalista dei suoi avi e di se stesso, porta un antico soprannome: scrivano ingannamorte. e rappresenta una specie di eterno popolano meridionale, lo spirito umanamente perenne della movimentata, a tratti ferina e grottesca, vicenda della lotta di classe nel sud. come un eternauta del ribellismo disperato dei cafoni, va avanti e indietro nel tempo, incarnandosi di volta in volta nel seguace del cardinale ruffo antifrancese e antigiacobino, o nel brigante in lotta contro l`occupante sabaudo amico dei signori, o nel capopopolo delle leghe socialiste contro la prepotenza proprietaria, o nel sindacalista agrario alla di vittorio negli anni del secondo dopoguerra. libero di fluttuare nel tempo, mostra la dimensione picaresca, materialistico-visionaria di una parte importante della storia sociale e civile. scritto di getto nel 1977 fu scoperto dopo la morte di francesco laudadio, che fu giovanissimo responsabile del "lavoro nelle campagne" del pci barese e sceneggiatore e regista cinematografico. |