nell`europa agitata dalle guerre napoleoniche, il lento travaglio speculativo di un professore di filosofia dal futuro ancora incerto da` vita alla "fenomenologia dello spirito" (1807). l`opera, fra le maggiori dell`idealismo tedesco, restituita al suo contesto invita a diffidare di quell`assoluto di cui hegel, a jena, ha imparato a contestare la pretesa fondamentalista. in una serrata e affascinante narrazione, il lettore diviene fin dall`inizio spettatore e compagno lungo la via del dubbio e della disperazione, dove la coscienza incontra le diverse figure che ai suoi occhi incarnano la presenza del senso - salvo verificare drammaticamente, a ogni passo, l`instabilita` della certezza di volta in volta conquistata. il divenire sfida il logos a rendere fluido un pensare che tende a irrigidirsi, e la filosofia post-rivoluzionaria sperimenta cosi la legittimita` e insieme le dolorose conseguenze delle proprie pretese emancipative. l`inesauribile ricchezza del capolavoro hegeliano ne ha fatto un termine di confronto privilegiato per le filosofie del xx secolo, e ancora per il dibattito attuale: la "fenomenologia dello spirito" continua a rivelarsi quell`autentico spartiacque della modernita` su cui - come ebbe a scrivere karl rosenkranz - "lo spirito dell`umanita`" ha dovuto soffermarsi, "onde render conto a se stesso di cio` che era divenuto". |