"non esiste genio senza una vena di follia", sentenziava seneca. e anche la musica rock ne sa qualcosa, potendo vantare una lunga lista di "folli" e follie passate alla storia, di cui si e` sempre nutrita per creare opere immortali, performance eccezionali ed emozioni contrastanti - non senza gli eccessi che l`hanno resa cosi` celebre e seguita. da chi ha lasciato piccoli e grandi capolavori prima di una fine tragica o evitabile, a chi per tutta la carriera ha convissuto con i propri demoni piu` o meno nascosti, non di rado il processo creativo del rock e` stato indotto ed esasperato da un uso spregiudicato di sostanze stupefacenti e alcol, oltre che da inquietudini, angosce e traumi irrisolti. molti musicisti, per questo, hanno gettato la spugna perche` perseguitati dalle proprie ossessioni; tanti altri invece hanno proseguito tra alti e bassi in precario equilibrio, continuando a regalarci preziosi segni della loro arte. dal fondatore dei pink floyd, syd barrett, al genio dei beach boys, brian wilson, dalle sregolatezze di amy winehouse ai traumi di sinead o`connor, dalle fobie di mike patton alle follie estreme di gg allin, la lista e` lunga e suggestiva, e nasconde la parte piu` intima e tormentata della musica rock. quella che l`ha resa unica. prefazione di gianni maroccolo.
ancora oggi, a cinquant`anni dalla fondazione, ogni notizia riguardante i led zeppelin e` in grado di catalizzare l`attenzione degli amanti del rock piu` di qualsiasi altra. quasi come se la band fondata da jimmy page si fosse sciolta solo dopo il leggendario concerto del dicembre 2007 all`o2 arena di londra e non nel lontano 1980. nonostante sia chiaro a tutti che la loro forza dirompente dipendesse dal contributo di ognuno dei quattro elementi che la componevano, nell`immaginario comune i meriti maggiori vanno invece divisi tra i due maggiori compositori della band. le dinamiche del rapporto tra jimmy page e robert plant assomigliano terribilmente a quelle di altre celeberrime coppie compositive che hanno fatto grande la storia del rock. come lennon e mccartney, mick jagger e keith richards o roger waters e david gilmour, anche page e plant, per lungo tempo hanno vissuto quasi in simbiosi, ognuno spingendo l`altro a superare i propri limiti e giungendo spesso a scontri molto accesi. in particolare, quando le cose hanno iniziato a non funzionare piu` come agli esordi. non a caso, per rispondere alle continue domande circa il suo rapporto con plant, page ha spesso parlato di un vero e proprio matrimonio. forse perche`, se dietro a un grande uomo c`e` sempre una grande donna, dietro a un grande chitarrista deve per forza esserci un grande cantante.
parlare oggi di david bowie e` come parlare di pablo picasso, andy warhol, bob dylan o di uno qualunque dei personaggi piu` importanti del ventesimo secolo, al di la` dell`ambito in cui costoro si sono espressi. ma chi e` stato davvero david bowie? un messaggero degli alieni, un essere proveniente da un`altra galassia, come ha cercato di farci credere con l`epopea di ziggy stardust o quando si e` calato nei panni di thomas jerome newton de l`uomo che cadde sulla terra; un abile catalizzatore di idee altrui rimescolate e fatte furbescamente proprie o ancora l`artista piu` influente della seconda parte del `900, come invece in molti credono? un individuo condizionato dalle proprie ossessioni o una figura messianica in grado di dare messaggi universali all`umanita`? forse tutto o, piu` probabilmente, niente di tutto cio`, dato che il soggetto bowie resta quanto di piu` difficile da indagare anche per chi l`ha conosciuto personalmente.ogni uomo e ogni donna e` una stella`, diceva aleister crowley, di cui bowie era un conoscitore: ecco, a cinquant`anni dal debutto, e considerando la drammatica conclusione del suo viaggio attraverso la pubblicazione di blackstar, forse quella astrale resta la metafora che ancora piu` gli si addice. una cosa e` certa: esiste un david bowie per ognuno di noi o, meglio, uno per ogni periodo della nostra vita.
insieme a mick jagger, robert plant e roger daltrey, freddie mercury ha incarnato il prototipo dell`"animale da palcoscenico" totale, entrando in maniera indelebile nell`immaginario collettivo di almeno tre generazioni di appassionati di musica. oltre all`innata propensione alla teatralita` e alla vocalita` unica, del suo personaggio eccessivo, ironico e volutamente provocatorio sono sempre state evidenziate caratteristiche che poco avevano a che fare con l`uomo e con l`artista, preferendo puntare sul gossip e su aspetti della sua vita piuttosto che sulla sua musica. troppo di frequente, poi, si e` dimenticato di sottolineare in lui il grande musicista: basterebbe un brano geniale e immortale come bohemian rhapsody a confutare l`idea che mercury fosse solo un buon cantante e un performer stupefacente, ma la lista di hit da classifica e di perle disseminate in ogni album dei queen parlano piu` di qualsiasi analisi.