in italia l`esperienza della seconda guerra mondiale, dell`occupazione tedesca e della lotta partigiana contro la repubblica sociale ha inciso sulle memorie individuali e collettive producendo numerose fratture. al di sopra di un universo di memorie frammentate e` esistita pero` anche una memoria pubblica della guerra di liberazione, impostasi come narrazione dominante. contestata fin dall`immediato dopoguerra, questa memoria si e` trovata negli ultimi anni al centro di un confronto sempre piu` acceso che ha toccato temi nevralgici: la resa dei conti con i fascisti dopo il 25 aprile, la riconciliazione fra `ragazzi di salo`` e partigiani, la giornata della memoria in ricordo della shoah, le foibe, cefalonia. "la guerra della memoria" analizza le caratteristiche del dibattito politico italiano sulla memoria della resistenza. un libro che affronta, in maniera rigorosa e documentata, il tema `caldo` della resistenza, dalle prime celebrazioni della liberazione al dibattito storico-politico italiano degli ultimi anni.
cattivo tedesco. barbaro, sanguinario, imbevuto di ideologia razzista e pronto a eseguire gli ordini con brutalita`. al contrario, bravo italiano. pacifico, empatico, contrario alla guerra, cordiale e generoso anche quando vestiva i panni dell`occupante. sono i due stereotipi che hanno segnato la memoria pubblica nazionale e consentito il formarsi di una zona d`ombra: non fare i conti con gli aspetti aggressivi e criminali della guerra combattuta dall`italia monarchico-fascista a fianco del terzo reich. a distinguere fra italia e germania era stata innanzitutto la propaganda degli alleati: la responsabilita` della guerra non gravava sul popolo italiano ma su mussolini e sul regime, che avevano messo il destino del paese nelle mani del sanguinario camerata germanico. gli italiani non avevano colpe e il vero nemico della nazione era il tedesco. gli argomenti furono ripresi e rilanciati dopo l`8 settembre dal re e da badoglio e da tutte le forze dell`antifascismo, prima impegnati a mobilitare la nazione contro l`oppressore tedesco e il traditore fascista, poi a rivendicare per il paese sconfitto una pace non punitiva. la giusta esaltazione dei meriti guadagnati nella guerra di liberazione ha finito cosi` per oscurare le responsabilita` italiane ed e` prevalsa un`immagine autoassolutoria che ha addossato sui tedeschi il peso esclusivo dei crimini dell`asse, non senza l`interessato beneplacito e l`impegno attivo di uomini e istituzioni che avevano sostenuto la tragica avventura del fascismo.