Dylan Leblanc è un cantautore, anzi un rocker, molto particolare. Una sorta di loner musicale che, in questo disco, registra un lavoro auto biografico. Originario di Shreveport, Louisiana, Dylan Leblanc, mette a confronto il suo passato con il momento attuale e si fa accompagnare da una serie di musicisti di valore: Fred Eltringham il pianista Jim "Moose" Brown ( che ha suonato con Bob Seger) e il bassista Seth Kaufman:. La parte musicale, tra rock e radici, con prevalenza folk e country, aiuta in modo decisamente positivo la riuscita del lavoro.
E' lo stesso autore a dire che questo è il suo disco più onesto, quello in cui si apre completamente a sè stesso, nei confronti del suo pubblico. La presenza dell'amico Ben Tanner, la maggiore esperienza che deriva dall'avere suonato in lungo ed in largo negli Usa, ed il suono country soul, con forti venature sudiste, rendono questo nuovo lavoro di Dylan Le Blanc decisamente interessante.
Il nuovo atteso album del cantautore sudista è ben sopra le aspettative. Prodotto da John Paul White (The Civil Wars) e Ben Tanner (Alabama Shakes) il disco si allontana in parte dai primi due lavori dell'autore. Già la partecipazione di Brittany Howard (Alabama Shakes) nella lunga Beyond The Veil è sintomatica del cambiamento voluto da Leblanc, ma poi anche resto del disco veleggia verso suoni più attuali, meno fumosi, più solidi. Non solo Americana (c'è uso di steel guitar e pianoforte), ma anche atmosfere più sudiste, più bluesy. Insomma Dylan Leblanc esce allo scoperto con qualche cosa di veramente suo. Diamogli un pò di attenzione.
Dopo l'esordio di due anni fa con Paupers Field, c'era molta attesa per il secondo disco del figlio di Lenny LeBlanc ( vi rircordate di LeBlanc & Carr ? ). Registrato negli studios Fame, ben noti agli appassionati di musica del Sud, questo secondo lavoro di Dylan non si discosta molto dall'esordio. Rock, roots, ballate. Ma poche novità.
Interessante esordio per un giovane musicista del Sud. Figlio di Lenny LeBlanc ( LeBlanc & Carr), noto turnista del sud, Dylan invece ha un suono meno localizzato di quello paterno. L'uso accentuato della steel guitar e la presenza di Emmylou Harris ci fanno capire che la musica è più legata alle radici. Dylan ha una bella voce e compone con decisa personalità.