il libro racconta un mistero: la morte di un editore, dovuta non si sa se a frode o a disgrazia, nella sua casa delle vacanze. ne segue un indagine che chiama in causa tutti gli ospiti in prima persona. finche` la sua segretaria, una nubile di poche grazie e di molte virtu`, risolve o crede di risolvere il caso.
"calende greche" si dice di giorni che non verranno mai. qui e` inteso come giorni che non furono mai, o furono altrimenti. a imitazione di quelle stampe popolari che rappresentano le varie eta` della vita dell`uomo dalla culla alla tomba, quest`opera di bufalino sviluppa la parabola di una vita immaginaria, le cui stereotipe vicende vengono contraffatte con tanta abilita` da apparire piu` spesso favole che memorie.
piero marchese, nobile solo nel cognome e nelle intenzioni, e` un precario a tempo indeterminato. ha una moglie molto pragmatica, betta, e una figlia con un nome che dice tutto: maria attila. anche se ha sempre avuto la testa a posto (o forse proprio per questo motivo), il piero si sveglia ogni giorno con la sensazione che per essere felice gli manchi qualcosa: un lavoro migliore, una mentalita` piu` aperta, una vita sociale sfavillante... desideri e miraggi che lo portano a rovinarsi l`oggi inseguendo un domani che, in realta`, non gli piace nemmeno. nelle disavventure di questo marcovaldo contemporaneo, illustrate dall`autore teatrale marco paolini, simone tempia scava alla radice delle nostre insoddisfazioni e ci racconta la commedia degli errori che chiamiamo vita.
dino insegue una farfalla gialla e nera che porta un teschio sul dorso e si addentra in un bosco nero: riesce a serrarla nel pugno ed e` allora, quando l`ha catturata e sta per destinarla alla prigionia di una piccola scatola, che la sente parlare. la farfalla si chiama atropo, appartiene alla notte e gli racconta del castello senza tempo, un luogo sinistro abitato dagli immortali, anime scampate al diluvio universale e condannate all`eternita`, che giocano un`eterna partita a dadi, unite a coppie, senza riuscire a ingannare il loro carceriere, il tempo. ma forse dino ha il potere di liberarle: come, e con quali conseguenze? gesualdo bufalino gioca con atmosfere tenebrose, addensa il suo linguaggio scabro nei modi della fiaba e compone una storia di paura e mistero, impastata di elementi tradizionali, strana e inquietante. la versione del centenario e` illustrata da lucia scuderi, artista catanese naturalmente affine alle atmosfere evocate, e introdotta da un testo di nadia terranova.
malpensante e` chi pensa male, tecnicamente parlando. ma e` soprattutto chi pensa il male e ne culla i nodi dentro di se`, senza risolversi a farne piazza pulita. il titolo della presente raccolta sembra fare riferimento a entrambe le accezioni: al suo interno gesualdo bufalino ha raccolto aforismi, note, pensieri, goliarderie, malumori e umori, disposti a mo` di barbanera retrospettivo e offerti al lettore. uno zibaldone (o anche un diario travestito da libro sapienziale, un`opera dei pupi in bilico tra divertimento e passione) assai voluminoso in origine, da cui l`autore ha estratto solo le schegge con il guizzo di anticipi o riassunti delle sue piu` tenaci ossessioni, con la speranza che qualche lampo, sebbene livido e storto, si sprigioni dalle sue carte e induca un salutare sconcerto nel lettore benpensante.
iniziata in tempi remoti e riscritta piu` volte, "diceria dell`untore" incontro` subito, quando fu data alle stampe nel 1981, un unanime consenso di critica e di pubblico. stupiva l`esordio tardivo e riluttante dell`autore, la sua distanza dai modelli correnti, la composita ragione narrativa tramata di estasi e pena, melodramma e ironia; non senza il contrappunto di una sotterranea inquietudine religiosa, come di chi si dibatte tra la fatalita` e l`impossibilita` della fede... stupiva, l`oltranza lirica della scrittura, disposta a compromettersi con tutte le malizie della retorica senza vietarsi di accogliere con abbandono l`impeto dei sentimenti piu` ingenui. la vicenda racconta un amore di sanatorio, nel dopoguerra, fra due malati, un amore-duello sulla frontiera del buio. l`opera e` arricchita da un`appendice di pagine inedite escluse dalla primitiva edizione.
nel 1946, in un sanatorio della conca d`oro - castello d`atlante e campo di sterminio - alcuni singolari personaggi, reduci dalla guerra, e presumibilmente inguaribili, duellano debolmente con se stessi e con gli altri, in attesa della morte. lunghi duelli di gesti e di parole; di parole soprattutto: febbricitanti, tenere, barocche - a gara con il barocco di una terra che ama l`iperbole e l`eccesso. tema dominante, la morte: e si dirama sottilmente, si mimetizza, si nasconde, svaria, musicalmente riappare. e questo sotto i drappeggi di una scrittura in bilico fra strazio e falsetto, e in uno spazio che e` sempre al di qua o al di la` della storia - e potrebbe anche simulare un palcoscenico o la nebbia di un sogno... "ingegnoso nemico di se stesso", finora sfuggito a ogni tentazione e proposta di pubblicare, uomo, insomma, che ha letto tutti i libri senza cedere a pubblicarne uno suo, gesualdo bufalino - professore a comiso, oggi sessantenne - e` con questa "diceria" al suo primo libro. scritta negli anni, come lui dice, "della glaciazione neorealista", questa contemplazione viene alle stampe in un tempo meno gelido, piu` sciolto e piu` libero perche` sia giustamente apprezzata.
malpensante e` chi pensa male, tecnicamente parlando, ma e`, soprattutto, chi pensa il male e ne accarezza i nodi dentro di se`. di entrambi i significati sostiene d`essersi ricordato gesualdo bufalino nell`intitolare la presente raccolta di aforismi, note azzurre, fuse`es, greguerias, obiter dicta, goliarderie, malumori e umori disposti a mo` di barbanera retrospettivo e offerti al passeggero, come si usava una volta. uno zibaldone (o anche un diario travestito da libro sapienziale, un`opera dei pupi indecisa tra divertimento e passione) assai voluminoso in origine, ma da cui l`autore ha estratto solo le schegge che gli apparissero anticipi o riassunti delle sue piu` tenaci ossessioni.
i racconti de "l`uomo invaso" appartengono al bufalino piu` "classico", sebbene risentano di un`impronta particolare. le storie che vi sono raccontate sembrano apparentemente lontane tra loro per luogo, epoca, umore ma in realta` sono unite da un filo comune, in un disegno coerente e unitario che le fa assomigliare a tanti capitoli di un unico romanzo. "l`uomo invaso" e` infatti il racconto dell`uomo solo che nell`imminenza della morte fa appello alla memoria (privata, storica, culturale) per conquistarsi un`identita` definitiva, e finalmente essere in grado di capire. gli eroi di queste fiabe o racconti sono colti in bilico tra passione, cabala e realta`.