rovesciare una bustina di zucchero nel caffe` e` un gesto tanto comune da essere quasi invisibile. eppure non c`e` niente di scontato nella straordinaria ascesa dello zucchero: la sua e` una storia d`ingegno e potenza che nasconde un lato oscuro fatto di sfruttamento, razzismo e distruzione ambientale. (). prendere una bustina di zucchero e rovesciarla nel caffe` e` un gesto quotidiano, naturale, lo facciamo piu` volte al giorno, senza dargli alcun peso. eppure lo zucchero bianco da tavola ancora fino a duecento anni fa era un bene di lusso, perche` in realta` e` tutt`altro che un elemento naturale: ci vogliono creativita` e pazienza per arrivare ad estrarlo dalla molecola vegetale e poi un ulteriore sforzo per raffinarlo. la sua vicenda storica, proprio per via di questa difficolta` produttiva, e` relativamente recente, non ha piu` di 2500 anni. in particolare, la vicenda dello zucchero bianco e cristallino, quello a cui siamo abituati, inizia mille anni piu` tardi, in asia, dove viene consumato, a piccolissime dosi, nei grandi banchetti e nelle cerimonie di corte, oppure come medicinale miracoloso. dai palazzi regali comincia una diffusione lenta e capillare in tutto il continente, che lo porta a raggiungere anche il nordafrica. e infine l`europa, dove si trasforma in una merce globale e il suo destino si lega a doppio filo con la schiavitu`: si stima che piu` della meta` dei 12,5 milioni di africani deportati dall`altra sponda dell`atlantico fossero impiegati nelle piantagioni di zucchero. oggi quella merce globale abbonda sulle tavole di mezzo mondo, nascosta anche dove non ci si aspetterebbe di trovarla, con costi ambientali e sociali che rischiano di essere devastanti. ulbe bosma ripercorre una storia affascinante ma al tempo stesso crudele, in cui s`intrecciano le piccole biografie dei contadini, le |