
l`enigma del tempo che ci plasma, di un presente , della memoria custodita dalla , dei nostri gesti ligi alle regole di un gioco oscuro diretto da un dio indecifrabile sono motivi familiari a chi ama borges. mai come in storia della notte, tuttavia, hanno trovato un`espressione piu` vivida, diretta e, soprattutto, intima, tanto che l`infinita, imperscrutabile catena delle cause e degli effetti puo` ora tendere verso un luminoso punto di fuga, incarnato dalla donna amata: . ma c`e` di piu`: oltre che l`oscurita` della morte e della cecita`, la del titolo evoca la capacita` dell`uomo di forgiare parole e miti (), sicche` questa raccolta poetica del 1977, inframmezzata da brevi prose, andra` letta anche come un emozionante (e autobiografico) riepilogo dell`ininterrotto sforzo di - di dare senso alla vita attraverso le parole.

simile a un enciclopedista cinese, borges volle accostare una sequenza di destini tenebrosi come altrettanti . il tono e` quello, impassibile, di chi intende , e ritrovarle tutte in una pura . ma chi cercasse in questi ritratti dati certi e attendibili si ingannerebbe. ispiratore occulto e` qui marcel schwob, che nelle sue inventava le biografie di uomini . procedimento che in borges si inverte: . con la sua usuale sprezzatura, borges defini` una volta queste storie . di fatto erano il primo gioiello di una nuova specie di letteratura.


nelle quindici litografie di norah borges, amatissima sorella del grande scrittore argentino, "dimenticate" per anni tra le carte di uno stampatore milanese, rivivono i paradisi perduti di una fanciullezza tenera e sognante che ha lasciato ad entrambi un`eredita` di affetti e complicita` sopravvissuti fino all`eta` adulta. il grande scrittore argentino, nella prefazione, ricorda i giochi ("in tutti i nostri giochi, era sempre il capo") e le letture condivisi ("leggevamo insieme le "ficciones" di wells, di verne, delle mille e una notte") e tratteggia un "elogio" della sorella da cui traspare tutta la stima e l`ammirazione per una donna che, finita in carcere durante una delle tante dittature argentine, "approfittava dell`obbligato ozio per insegnare disegno alle compagne di carcere, che erano donne di strada". a chiudere il libro c`e` il resoconto della visita di domenico porzio a borges nella sua casa di maipu, dove lo scrittore ormai cieco lo riceve sorridente ed elegante aprendogli non solo le porte di una biblioteca che occupa anche la stanza da letto, ma soprattutto quelle di una memoria meravigliosa e commovente che attraversa gran parte del secolo scorso.

fra il 1923 e il 1929 borges pubblica tre volumi di poesia su cui in seguito interverra` radicalmente, e tre di prosa che saranno ripudiati. tutti gli altri scritti - dispersi per lo piu` in periodici e riviste - cui era affidata l`insolente riflessione di quegli anni verranno dimenticati. e si capisce: ansioso di giustificare una tumultuosa militanza ultraista, ma soprattutto di "disanchilosare l`arte" e di difendere la sua poesia, borges dichiara la supremazia dell`"estetica attiva dei prismi", capace di forgiare una visione personale, sull`"estetica passiva degli specchi", che trasforma l`arte in copia; addita nel ritmo, elemento acustico, e nella metafora, elemento luminoso, gli strumenti imprescindibili di tale rivoluzione; regola impavido i conti con i morti e i loro esercizi di retorica; stigmatizza risolutamente il "nulla immobile" della letteratura coeva, preoccupata solo di cambiare di posto alle "cianfrusaglie ornamentali" che pretendono di discendere da gongora e di "infilzare in quantita` infinite i consunti aggettivi"; celebra una buenos aires che nelle "ore orfane che vivono come spaventate dagli altri e delle quali nessuno si cura" diventa liberta` di poesia, ed esalta l`ultimo tango, "zolletta di zucchero che da sola addolcisce la citta` offuscata e molle". viene qui proposta una scelta dei piu` significativi scritti dispersi del periodo 1919-1929, tratti dal primo volume dei textos recobrados (buenos aires, 1997).

spinto dalla passione per le strane entita` sognate dagli uomini, borges ha perlustrato nel corso degli anni letterature e mitologie, enciclopedie e dizionari, resoconti di viaggio e antichi bestiari, scoprendo tra l`altro che la zoologia fantastica e` percorsa da singolari affinita`: cosi`, ad esempio il pesce dei terremoti, un`anguilla lunga settecento miglia che porta il giapppone sul dorso, e` analogo al bahamut delle tradizioni arabe e al milgardsorm dell`"edda". l`esito di questa sterminata ricognizione e` un manuale che il lettore e` caldamente invitato a frequentare "come chi gioca con le forme mutevoli svelate da un caleidoscopio". ritrovera` cosi` animali che gia` gli erano familiari, ma che ora tradiscono caratteri insospettati: come l`idra di lerna, la cui testa - sepolta da ercole - continua a odiare e sognare, o il minotauro. imparera` a conoscere esseri che sembrano usciti dalla fantasia stessa di borges: come la "gente dello specchio", ridotta a riflesso servile dall`imperatore giallo dopo aspre battaglie, o il funesto doppio, suggerito "dagli specchi, dall`acqua e dai fratelli gemelli". e si imbattera` in creature di cui neppure sospettava l`esistenza: come lo hidebehind dei taglialegna del wisconsin e del minnesota, che sta sempre dietro a qualcosa. e sempre aleggia lo humour di borges, il quale ci spiega compassato che la qualifica di contea palatina attribuita al cheshire provoco` l`incontenibile ilarita` dei gatti del luogo, donde, con ogni probabilita`, il gatto del cheshire.

apparso nel 1972, "l`oro delle tigri" si inscrive in uno dei periodi piu` intensi dell`attivita` poetica di borges e ne documenta un volto nuovo. la meditazione sui temi del tempo, dell`identita`, del sogno e` percorsa da un sentimento elegiaco di rimpianto e di nostalgia meno dissimulato e controllato e le domande sul mistero dell`esistenza, della morte, della divinita` esprimono ora un senso di profonda desolazione piu` che un`urgenza speculativa. il borges di questi anni e` meno restio ad abbandonare la sua "estetica del pudore" e piu` incline a parlare di se`, delle sue tristezze, della sua solitudine, delle assenze, degli amori mancati.
