una disciplina elitaria, astratta, che incute soggezione, quando non viscerale antipatia: cosi` la matematica e` generalmente percepita, come un freddo sapere logico riservato a pochi eletti in grado di esercitarlo. le cose, tuttavia, stanno davvero cosi`? occorre davvero un talento innato per la logica per comprendere la matematica? o una simile percezione non e` altro che un luogo comune, frutto di un`errata trasmissione del contenuto proprio di questo sapere? nelle pagine di questo libro, david bessis sfata questo luogo comune e mostra come la matematica riguardi un`attivita` umana che non ha nulla a che vedere con una disciplina logica (la logica concerne altri campi), ma e` una vera e propria pratica, come lo yoga e le arti marziali, per le quali non e` richiesto un talento innato. del resto, e` cio` che i grandissimi matematici vanno ripetendo dall`alba dei tempi, con quell`atteggiamento spesso scambiato per falsa modestia. nessuna dote connaturata, ma soltanto una capacita` molto spiccata di esercitare curiosita`, immaginazione e intuizione. doti che, com`e` noto, sono alla base dei grandi momenti di apprendimento della vita: parlare, camminare, mangiare col cucchiaio, leggere, andare in bicicletta. comprendere la matematica e`, percio`, come percorrere un sentiero che conduce alla magnifica elasticita` mentale di quando si e` bambini, a quella condizione, cioe`, in cui si e` in grado di apprendere, una dopo l`altra, le difficilissime azioni che caratterizzano la nostra specie. certo i matematici hanno inventato una trascrizione tanto precisa quanto ermetica per le loro intuizioni, proprio come i musicisti hanno inventato la loro ermetica notazione. i musicisti, tuttavia, hanno un innegabile vantaggio, basta che suonino e chiunque e` in grado di seguirli. non fosse possibile ascoltarne la musica, ma fosse dato soltanto decifrarla sugli spartiti, i musicisti sarebbero, nella considerazione comune, esattamente come i matematici: una cerchia di eletti guardata c |