"la sera del 9 novembre 1860 una colonna di soldati in lacere uniformi turchine, disarmati e sotto scorta, marciava lungo la tortuosa strada alpina che risale la val chisone, nelle montagne piemontesi, verso la fortezza di fenestrelle...". chi erano quegli uomini? cosa accadde davvero ai prigionieri napoletani trasportati al nord nel 1860, e in genere agli ex-soldati borbonici caduti nelle mani delle autorita` vittoriose negli anni che portarono all`unita` d`italia? erano migliaia? quanti sopravvissero e quanti morirono di stenti, di fame e di freddo? chi navighi nella rete alla ricerca di informazioni o di opinioni su fenestrelle e sulla deportazione dei prigionieri di guerra meridionali al nord e` subito colpito dall`estrema violenza del linguaggio e dal ricorrere di termini di confronto novecenteschi impiegati senza alcuna prudenza: campi di concentramento, lager, auschwitz, sterminio. intorno al destino di quei soldati e` stata sollevata negli ultimi anni una cortina di interrogativi fumosi e di sospetti gratuiti, che puo` essere smantellata solo attraverso un`aderenza scrupolosa ai fatti dimostrati. alessandro barbero racconta la vera storia di fenestrelle ma anche la storia di come quegli avvenimenti, gia` di per se` abbastanza drammatici, siano diventati nell`italia del duemila materia di un`invenzione storiografica e mediatica.
le rivolte popolari del trecento, sostiene alessandro barbero, rivelano nei protagonisti consapevolezza dei loro interessi e chiarezza di obiettivi. furono semi gettati nel futuro. antonio carioti, "la lettura - corriere della sera" "all?arme! all?arme! i priori fanno carne!" grida un artigiano per incitare alla rivolta. e il 20 luglio del 1378, siamo a firenze in piena rivolta dei ciompi, una delle tante che infiammano l?europa nel corso del trecento. rivolte popolari che arrivano completamente inaspettate. durano pochissimo, talvolta solo qualche settimana, poi vengono represse. ma in quel poco tempo succedono cose tali da rimanere per sempre incise nella memoria collettiva. utilizzando le cronache del tempo, alessandro barbero ci fa rivivere la concitazione, l?entusiasmo, la violenza di quelle giornate in cui una massa di persone decise che il futuro cosi come lo vedeva non gli piaceva e provo a cambiarlo.
e l`anno fatidico 2001. a new york, harvey sonnenfeld, agente cia messo un po` in disparte ma carico di esperienza, ha un`intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere piu` radicate di un ragionamento articolato: ci sara` un attentato.
dante e` l`uomo su cui, per la fama che lo accompagnava gia` in vita, sappiamo forse piu` cose che su qualunque altro uomo di quell`epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia.
venezia, fine del cinquecento: una citta` tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il sant`uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. la serenissima osserva, ascolta e condanna. anche ingiustamente. ed e` proprio per sfuggire a un`accusa infondata che michele, giovane muratore, e` costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie bianca, appena diciassettenne. bandito da venezia, rematore su una nave che vaga per il mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, michele vivra` straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del sultano. per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovra` farsi uomo astuto, coraggioso e forte. nel frattempo, bianca rimane completamente sola in citta`, tra i palazzi dei signori e il ghetto. il suo temperamento tenace e orgoglioso dovra` scontrarsi con prove se possibile piu` dure di quelle toccate a michele, e incontri non meno terribili e importanti l`attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell`acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.
alle due del mattino del 24 ottobre 1917, i cannoni austro-tedeschi cominciarono a colpire le linee italiane. all`alba le sturmtruppen, protette dalla nebbia, andarono all`assalto. in poche ore, le difese vennero travolte e la sconfitta si trasformo` in tragedia nazionale. oggi sappiamo che quel giorno i nostri soldati hanno combattuto, eccome, finche` hanno potuto. ma perche` l`esercito italiano si e` rivelato cosi` fragile, fino al punto di crollare? alessandro barbero ci offre una nuova ricostruzione della battaglia e il racconto appassionante di un fatto storico che ancora ci interroga sul nostro essere una nazione. extra: introduzione inedita dell`autore.
"le parole usate dai papi sono importanti; tanto piu` in quanto il loro modo di parlare non e` sempre lo stesso. il linguaggio con cui il pastore della chiesa di roma si rivolge all`umanita` nei momenti difficili e` sempre stato espressione non solo della sua personalita` individuale, ma del posto che la parola della chiesa occupava nel mondo in quella data epoca; ed e` un indizio estremamente rivelatore delle diverse modalita`, e della diversa autorevolezza con cui di volta in volta i papi si sono proposti come leader mondiali. in queste pagine faremo un viaggio attraverso le parole usate dai papi nei secoli. ovviamente la chiesa esiste da duemila anni e nel corso di questi due millenni ha prodotto innumerevoli parole; non si tratta di renderne conto in modo esaustivo o anche solo sistematico, ma piuttosto di proporre uno dei tanti viaggi possibili, cominciando dal medioevo per arrivare fino alla soglia della nostra epoca."
"le crociate: e cioe` l`avventura di quei cristiani che hanno accettato l`appello del papa, sentendone il fascino, e si sono messi in gioco, facendo cose che oggi ci sembrano assai discutibili e che invece a loro sembravano sacrosante. il fatto e` che i musulmani non sono rimasti inerti quando un`orda di barbari sanguinari venuti da chissa` dove, per di piu` miscredenti, e` entrata in terra islamica seminando distruzione." le crociate, raccontate in modo diretto e brillante da barbero, sono tremende esplosioni di violenza, forma sui generis di pellegrinaggio, valvola di sfogo per un`europa sovraffollata; ma sono anche il momento in cui due mondi rivali, che non sanno di avere profonde radici comuni, si incontrano e si descrivono a vicenda.
"non appena in occidente si sparse la voce della prossima uscita della flotta turca, papa pio v decise che quella era l`occasione buona per realizzare un progetto che sognava da tempo: l`unione delle potenze cristiane per affrontare gli infedeli in mare con forze schiaccianti, e mettere fine una volta per tutte alla minaccia che gravava sulla cristianita`. quando divenne sempre piu` evidente che la tempesta era destinata a scaricarsi su cipro, il vecchio inquisitore divenuto pontefice, persecutore accanito di ebrei ed eretici, volle affrettare i tempi." e la primavera del 1570. un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, l`europa cristiana infligge ai turchi una sconfitta catastrofica. ma la vera vittoria cattolica non si celebra sul campo di battaglia ne` si misura in terre conquistate. l`importanza di lepanto e` nel suo enorme impatto emotivo quando, in un profluvio di instant books, relazioni, memorie, orazioni, poesie e incisioni, la sua fama travolge ogni angolo d`europa. questo libro non e` l`ennesima storia di quella giornata. e un arazzo dell`anno e mezzo che la precedette. la sua trama e` fatta degli umori, gli intrecci diplomatici, le canzoni cantate dagli eserciti, i pregiudizi che alimentavano entrambi i fronti, la tecnologia della guerra, di cosa pensavano i turchi dei cristiani e viceversa.
"un mondo che si considera prospero e civile, segnato da disuguaglianze e squilibri al suo interno, ma forte di un`amministrazione stabile e di un`economia integrata; all`esterno, popoli costretti a sopravvivere con risorse insufficienti, minacciati dalla fame e dalla guerra, e che sempre piu` spesso chiedono di entrare; una frontiera militarizzata per filtrare profughi e immigrati; e autorita` di governo che debbono decidere volta per volta il comportamento da tenere verso queste emergenze, con una gamma di opzioni che va dall`allontanamento forzato all`accoglienza in massa, dalla fissazione di quote d`ingresso all`offerta di aiuti umanitari e posti di lavoro. potrebbe sembrare una descrizione del nostro mondo, e invece e` la situazione in cui si trovo` per secoli l`impero romano di fronte ai barbari." per molto tempo la gestione di questo flusso di popoli attraverso i confini dell`impero produce un equilibrio instabile ma funzionale, che garantisce ai romani l`approvvigionamento di nuove leve per l`esercito e per la coltivazione dei campi, in cambio dell`assimilazione nei piu` grande "stato" del pianeta.
"questo libro racconta di una battaglia che ha cambiato la storia del mondo ma non e` famosa come waterloo o stalingrado: anzi, molti non l`hanno mai sentita nominare. eppure secondo qualcuno segno` addirittura la fine dell`antichita` e l`inizio del medioevo, perche` mise in moto la catena di eventi che piu` di un secolo dopo avrebbe portato alla caduta dell`impero romano d`occidente. parleremo di antichita` e medioevo, di romani e barbari, di un mondo multietnico e di un impero in trasformazione e di molte altre cose ancora. ma il cuore del nostro racconto sara` quel che accadde li`, ad adrianopoli, nei balcani, in un lungo pomeriggio d`estate."
una ricostruzione che diventa un racconto pieno di fascino: siamo sul campo di battaglia, ascoltiamo i suoni, vediamo i colori, odoriamo il fumo. viviamo con i soldati francesi e poi con quelli inglesi e poi con i prussiani in una sorta di ripresa cinematografica a tratti dall`alto, a tratti dal basso, ad altezza d`uomo. questo libro e` il primo ad analizzare la battaglia in una prospettiva europea, dando voce a tutti coloro che vi presero parte, di qualsiasi nazionalita`: le loro emozionanti testimonianze costituiscono il filo conduttore del libro.
chi si ricorda, oggi, che cos`era la russia di gorbaciov? quando la glasnost, la trasparenza, dava improvvisamente voce al dissenso, quando si aprivano gli archivi e affiorava la memoria sepolta delle tragedie del passato, quando esisteva ancora l`unione sovietica e nell`immenso paese convivevano, senza sforzo apparente, russi e ucraini, azeri e armeni, e sotto la facciata del comunismo ortodosso ribolliva di tutto, dall`affarismo mafioso all`integralismo islamico. in quella russia in bilico fra ingenue speranze e oscuri presentimenti si muovono la giovane storica tanja, impegnata in una tesi su un argomento fino a poco tempo prima proibito; il giudice nazar, che cerca di non perdere la sua umanita` mentre indaga su crimini efferati; e l`attore mark, ossessionato dal romanzo che sta scrivendo sullo sterminio degli ebrei di odessa. tre trame in apparenza separate che finiranno tutte per riunirsi, come in un intrigo di le carre`, svelando verita` nascoste e lasciando intuire i torbidi che avanzano. alessandro barbero racconta questa storia con un ritmo e un modo di rivolgersi al lettore che ricorda volutamente i grandi russi, come gogol` e bulgakov. la firma del barbero narratore di storia e inventore di storie si legge nell`immersione dei fatti nel tessuto fitto dei tempi in cui sono ambientati. con lo straordinario risultato di mostrare un`epoca attraverso il vissuto piu` quotidiano, i personaggi piu` svariati, i pensieri e le memorie, cosi` consueti e diversi; attraverso lo spessore delle lenzuola dei letti, l`umidita` delle pareti, le strategie amorose, il pigiarsi della folla in metropolitana, la congestione della novita` delle riunioni aperte, gli sguardi scambiati nei giardini pubblici. cosi` romanzo russo racconta l`ultimo ambiguo decennio dell`unione sovietica: dove alla conclusione delle storie di tanja, del giudice nazar kallistratovic e di mark kaufman sara` inevitabile fiutare, come ammonisce un verso del poeta mandel`stam, vittima di stalin, "i futuri su
arrivano completamente inaspettate. durano pochissimo, talvolta solo qualche settimana, poi vengono represse. ma in quel poco tempo succedono cose tali da rimanere per sempre incise nella memoria collettiva. sono le rivolte popolari. la storia, almeno nell`ultimo millennio, e` tutta punteggiata da momenti critici in cui una massa di persone decide che il futuro cosi` come lo vede non gli piace, e prova a cambiarlo. il medioevo non fa eccezione: anche allora non sono mancati movimenti insurrezionali che nel loro sviluppo iniziale non sembrano affatto distinguibili dalle piu` travolgenti rivoluzioni moderne. in particolare nella seconda meta` del trecento se ne sono concentrati cosi` tanti da costituire un`anomalia. alessandro barbero racconta proprio le piu` spettacolari fra queste insurrezioni. per molto tempo gli storici hanno visto nel loro fallimento non solo la prova che i rivoltosi non avevano nessuna possibilita` di riuscire, ma che non perseguivano neppure un obiettivo consapevole. nulla di piu` falso: i rivoltosi sapevano quello che stavano facendo, avevano rivendicazioni precise e si battevano consapevolmente per realizzarle.
un grande storico come alessandro barbero e un grande illustratore come sergio toppi ci restituiscono vividamente quel che accadde ad adrianopoli, nei balcani, in un lungo pomeriggio d`estate nella battaglia che ha cambiato la storia del mondo e che ha segnato la fine dell`antichita` e l`inizio del medioevo.