federico rampini ci racconta, in un viaggio attraverso tre continenti e decine di citta`, quale forma sta per prendere il nostro futuro. abbiamo di fronte a noi una lenta e inesorabile rivoluzione verde che ci portera` a produrre e a consumare in modo piu` consapevole; si percepisce nei comportamenti dei governanti e degli elettori il desiderio di un "neo-socialismo" che spinga gli stati ad assumere iniziative politiche piu` ponderate e attente alla qualita` dei servizi, del welfare e della vita in generale. insomma, secondo rampini si va profilando la rivoluzione tranquilla della "slow economy": un nuovo modello di sviluppo dove la crescita a ogni costo non sara` piu` la prima preoccupazione delle nostre societa`. un modello di sviluppo in cui, come in una sorta di "slow food" esteso a ogni aspetto della vita, ritroveremo tutti insieme un nuovo (e antico nello stesso tempo) equilibrio con il nostro ambiente lavorativo, naturale e sociale.
federico rampini, attraverso una collezione di storie di vita quotidiana, ritratti di nuovi potenti e uomini comuni, racconti di viaggio in citta` come shanghai, hangzhou e hong kong, ci apre le porte della nuova superpotenza. ne percorre le rotte piu` remote, dai villaggi contadini ai margini dello sviluppo, ai luoghi in cui si stanno compiendo opere di ingegneria di dimensioni mai tentate prima dal genere umano. incontra i nuovi capitalisti, "i comunisti piu` ricchi del mondo", i registi cinematografici e gli artisti che lottano contro la pesante censura attuata dal partito unico. entra nei laboratori e nelle universita` e ci svela il senso delle scelte politiche di una nazione che non fa piu` mistero delle proprie ambizioni neoimperiali.
federico rampini e` editorialista di "repubblica" e corrispondente da san francisco. e stato vicedirettore del "sole 24 ore". e autore di numerosi saggi, tra cui effetto euro (milano 2002), e di libri intervista con massimo d`alema, carlo de benedetti e mario monti.
"il mio modello di business? i beatles." cosi` parlo` steve jobs, il fondatore di apple, uno che di business qualcosa capiva. a intrigarlo era soprattutto la formula del collettivo: vedeva i beatles come un prodigioso moltiplicatore dei talenti individuali. l`indimenticabile quartetto della cultura pop, infatti, fu anche una start-up di successo. proietto` quattro ragazzi cresciuti nella liverpool del primo dopoguerra, in una miseria da terzo mondo, verso la stratosfera della ricchezza. personalmente, nei testi delle loro canzoni, composte in un periodo di radicali cambiamenti come gli anni sessanta, ritrovo la mia adolescenza e un`epoca che fu l`ultima eta` dell`oro per l`occidente: alta crescita, pieno impiego, benessere diffuso, aspettative crescenti per i giovani. ma anche i germi di quel che accadde in seguito. "taxman" prefigura le rivolte fiscali. "get back" nasce come una satira dei primi movimenti xenofobi e anti-immigrati. "when i`m sixty-four" anticipa la crisi del welfare state da shock demografico. "eleanor rigby" e "lady madonna" evocano la nuova poverta` che oggi e` in mezzo a noi. "across the universe", con il suo richiamo al viaggio in india dei fab four, ricorda l`irruzione dell`oriente nel nostro mondo. e "yesterday", con il tema della nostalgia, ci costringe ad affrontare domande cruciali: davvero si stava meglio "ieri"? prima dell`euro, prima della globalizzazione, prima di internet? l`obiettivo di questo libro e` ricostruire una speranza.