nel placido paese a bordo lago ci si prepara a festeggiare il natale, l`aria e` carica di una promessa di neve e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali. "perche` se babbo natale esiste nessuno l`ha mai visto?": dalla fatidica domanda di tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto di vitali, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all`altezza del loro ruolo di educatori. cosi` tom e i suoi compagni decidono di cercare la verita` per conto proprio, e la vicenda assume risvolti fantasiosi, a tratti comici, fino alla felice soluzione in cui i dubbi infantili trovano le loro risposte, i conflitti si risolvono e ogni cosa torna al suo posto. i personaggi che il lettore incontra tra le pagine del racconto sono caratterizzati con rara maestria: le petulanti e spigolose stecchetti, madre e figlia; la giovane cameriera che si rivela molto piu` smaliziata degli investigatori; un maresciallo dei carabinieri che pare uscito da un racconto di mario soldati; fino al direttore remedio imperio, animo sensibile e poetico, che si diletta a scrivere storie per i bambini, quasi fosse l`alter ego dell`autore. da attento osservatore, andrea vitali rileva dei suoi personaggi ogni minima contraddizione, fragilita` e meschinita`. regalandoci un nuovo episodio della sua "commedia umana", si conferma un grande narratore di piccole storie.
in luglio a bellano fa un caldo della malora. l`aria e` densa di umidita` e il cielo una cappa di afa. eppure l`acqua che scorre rombando tra le rocce dell`orrido e` capace di tagliare in due il respiro, perche` e` fredda gelata, certo, ma anche perche` nelle viscere della roccia il fiume cattura da sempre i segreti, le passioni, gli imbrogli, le bugie e le verita` che poi vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre che qualcuno non ne trovi prima gli indizi. come una carta d`identita` finita nell`acqua chissa` come e chissa` perche`. brutta faccenda. questione da sbrigare negli uffici del comune o c`e` sotto qualcosa che compete invece ai carabinieri? a sbrogliare la matassa ci pensa oscar, operaio generico, capace di fare tutto ma niente di preciso, che da sei mesi e` in cassa integrazione e snocciola le giornate sul divano con addosso le scarpe da lavoro. in quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e dalle ombre tetre della crisi economica, armato della sua curiosita` ottusa oscar fa luce sui movimenti un po` sospetti di ilde, la giovane moglie dal caratterino per niente facile, che forse sta solo cercando il modo di tirare la fine del mese come puo`. vitali torna ai fatidici anni settanta, alle ristrettezze che seguono il boom economico, alle fatiche di far quadrare il bilancio di casa, all`irridente spavalderia di chi ce l`ha fatta e crede di aver domato il mondo e l`avvenire. e ci regala un`altra pagina del suo interminabile romanzo lacustre specchio di vite semplici e reali.
In "un bel sogno d`amore" assistiamo alla messa in scena di un paese scosso dalla modernita` che si insinua fra le contrade sotto forma di ammiccanti locandine cinematografiche, attraversato da una criminalita` ancora romantica e pasticciona e della normalita` di chi spera in un amore felice che possa coronare il sogno di una famiglia come si deve.
bellano e` in gran subbuglio. agostino meccia, podesta` della cittadina affacciata sul lago, ha deciso di perseguire un progetto ambizioso: una linea di idrovolanti che colleghera` como, bellano e lugano, dara` lustro alla sua amministrazione e attirera` frotte di turisti, facendo schiattare d`invidia i colleghi dei comuni limitrofi. tutto sembra filare liscio. andrea vitali, nato nel 1956 a bellano dove esercita la professione di medico di base, racconta un altro episodio della vita della sua citta`, una storia di comicita` contagiosa ambientata nella fascistissima italietta d`inizio anni trenta.
lidio cerevelli e` figlio unico di madre vedova. un bravo ragazzo, finche` alla festa organizzata al circolo della vela non arriva helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. lirica, la severa madre di lidio, abile e ricca imprenditrice dell`edilizia, ha vedute molto diverse. suo figlio deve trovare una moglie "made in italy", una ragazza come si deve. magari la nipote del professor eugeo cerretti, eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: e` brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. ma forse lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d`oro, nascosto chissa` da chi e chissa` quando. intorno a questo quintetto e al tesoro di lidio, un travolgente coro di comprimari. a cominciare dalle due donne piu` belle del paese: olghina, giovane sposa del potente professor cerretti, che fa innamorare avano degiurati, direttore della banca del mandamento; e anita, la moglie del muratore campesi, di cui si incapriccia beppe canizza, il focoso segretario della locale sezione del partito. e poi l`os de mort, di professione "assistente contrario", cuochi e contrabbandieri, l`astuto prevosto e l`azzimato avvocato... immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo maccado`.
le tre minestre che danno il titolo al racconto autobiografico di andrea vitali rappresentano, con un espediente letterario tanto originale quanto spassoso, tre ministre: e` cosi` che vitali ribattezza segretamente le zie che accompagnano gli anni della sua infanzia. cristina, ministro degli interni, e` preposta alla conduzione delle faccende domestiche e alla cucina; colomba, ministro dell`agricoltura, si occupa dell`orto e delle attivita` agricole di famiglia; paola infine, ministro degli esteri, e` impegnata professionalmente fuori casa e cura le relazioni con vicini e parenti. filo conduttore del racconto di vitali sono le qualita` attribuite ai cibi di casa, piu` particolarmente le loro presunte virtu` terapeutiche, a cui si legano vari aneddoti. siamo in un`italia di provincia, negli anni sessanta, dove ancora si parla il dialetto e "la saggezza si esprime in assiomi che non ammettono repliche". le zie circondano il ragazzino con un affetto "rustico ma profumato", dettato dal buon senso ma ancora pregno di superstizioni, retaggio di una cultura popolare di altri tempi. ne emerge uno spaccato di vita vissuta e di costume di grande suggestione, delicatamente nostalgico e al contempo ironico. un autentico tuffo nel passato al quale contribuisce anche il verace ricettario della tradizione locale che affonda le radici nel territorio, tra le sponde del lago di como e le valli retrostanti.
e la notte dell`epifania, sera di festa a bellano. dal treno scende "il pianista" - cosi` chiamato per via delle sue mani lunghe e affusolate -, ladro di professione. piove, fa freddo. perlustrando le contrade nell`attesa della folla che assistera` alla processione dei re magi, il pianista incappa in un cartello affisso su un vecchio portone: "pianoforte vendesi". incuriosito, dopo aver saputo che l`appartamento e` disabitato e visto che il tempo non migliora, rovinando cosi` la festa e soprattutto trattenendo nelle loro case le sue possibili prede, decide di entrare... "pianoforte vendesi" e` la storia di un ladro che deve scegliere tra le buone e le cattive azioni: il bianco e il nero, come i tasti del pianoforte. i gesti che si trovera` a compiere rivelano un grande desiderio di riscattare la sua umanita`. sullo sfondo c`e` un`intera collettivita`, un paese sospeso - per una notte - fra legalita` e illegalita`, fra lecito e illecito, fra comandamento etico e abitudine. in questo romanzo breve andrea vitali ci fa scoprire una bellano inedita, notturna, forse un po` magica. tra le strade e nelle case si avverte ancora l`eco, e forse il respiro, di tutti coloro che li` hanno vissuto, gioito, sofferto, sognato, amato. cosi`, attraverso le atmosfere soffuse e le penombre di "pianoforte vendesi", andrea vitali rende omaggio alla sua citta`.
ercole correnti ha ventinove anni, tra qualche giorno si sposa, dopo cinque anni di fidanzamento. in una calda domenica d`agosto, mentre sta andando a pranzo dalla mamma, sul lungolago vede una fiat 600 bianca. e uguale alla macchina sulla quale lui aveva fatto il primo viaggio della sua vita, vent`anni prima. con mamma assunta, papa` amedeo e soprattutto lo zio pinuccio. indimenticabile, quella gita, come lo zio pinuccio. "nato gaga`", come diceva sua sorella assunta. ma anche insuperabile cacciaballe, raccontava di essere mediatore d`affari per i grandi produttori di seta del comasco. grazie ai suoi mirabolanti racconti, era in grado di affascinare qualunque femmina gli capitasse a tiro. ma anche un po` misteriosa, quella gita: ercole ne riuscira` a scoprire i retroscena solo vent`anni dopo, in quell`afosa domenica di fine agosto.
e il 25 luglio 1843, una mattina d`estate senza una nube e con una luce che ammazza tutti i colori. due giovani in cerca d`avventura salpano su una barchetta con tre vele latine. dal molo di bellano, li segue lo sguardo preoccupato del sarto lepido: non e` giornata, sta per alzarsi il vento. l`imbarcazione e` presto al largo, in un attimo lo scafo si rovescia. un`imprudenza. una disgrazia. ma la tragedia crea un problema. a riva viene riportato il corpo dell`irrequieto francesco, figlio di giangenesio gorgia, ricco e potente mercante del paese. il disperso e` emilio spanzen, figlio di un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungera` milano alla valtellina. due famiglie importanti. bisogna a tutti i costi trovare un colpevole. per la prima volta, andrea vitali risale il corso del tempo verso l`ottocento, per raccontare un altro squarcio della sua bellano. ritroviamo cosi` l`eco della dominazione austriaca, con i notabili e i poveracci, gli scapestrati e le bisbetiche, le autorita` e gli ubriaconi... tra lacrime e sorrisi, "la leggenda del morto contento" racconta una storia di padri e di figli, di colpevoli e di innocenti, di giustizia e di malagiustizia: ottocentesca, ma solo in apparenza.
la motonave nibbio, vecchia gloria della navigazione lariana, sta effettuando il suo ultimo viaggio. a bellano sbarca un`anziana donna: sta cercando il vecchio parroco, don carlo gheratti. attraversa a fatica il paese arso dalla canicola estiva, prima di scomparire nel nulla. quando arriva la notizia che manca una delle ospiti del pio ospizio san generoso di gravedona, sulle due rive del lago i carabinieri iniziano a indagare. un secondo enigma segna l`estate del 1933. dietro pressante richiesta del partito e della prefettura, i carabinieri devono raccogliere informazioni su una "celebre" concittadina, velia berilli, madre di quattordici figli, tra legittimi e illegittimi. perche` mai velia berilli e` diventata cosi` importante? due misteri, insomma, cui si aggiunge un altro problema: in caserma si e` rotto il vetro del bagno, e aggiustarlo non sara` semplice. ancora una volta, le pagine di vitali si animano di una piccola folla di protagonisti e comprimari: dall`equipaggio della nibbio alle autorita` locali, e poi don gheratti, il sacrestano bige` e la perpetua scudiscia. non possono mancare i carabinieri della locale stazione, vere star dei suoi romanzi: il maresciallo maggiore ernesto maccado`, l`appuntato misfatti, il brigadiere mannu e il carabiniere milagra, che segue giorno dopo giorno, con indomita passione, i gloriosi trasvolatori della seconda crociera atlantica.
lidio cerevelli e` figlio unico di madre vedova. un bravo ragazzo, finche` alla festa organizzata al circolo della vela non arriva helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. lirica, la severa madre di lidio, abile e ricca imprenditrice dell`edilizia, ha vedute molto diverse. suo figlio deve trovare una moglie "made in italy", una ragazza come si deve. magari la nipote del professor eugeo cerretti, eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: e` brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. ma forse lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d`oro, nascosto chissa` da chi e chissa` quando. intorno a questo quintetto e al tesoro di lidio, un travolgente coro di comprimari. a cominciare dalle due donne piu` belle del paese: olghina, giovane sposa del potente professor cerretti, che fa innamorare avano degiurati, direttore della banca del mandamento; e anita, la moglie del muratore campesi, di cui si incapriccia beppe canizza, il focoso segretario della locale sezione del partito. e poi l`os de mort, di professione "assistente contrario", cuochi e contrabbandieri, l`astuto prevosto e l`azzimato avvocato... immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo maccado`.
"aglio, cipolle, rape, ravanelli e porri sono verdure indigeste che non diamo mai agli ospiti della casa!" suor speranza ne e` sicura: nel minestrone che ha distribuito ai pazienti della casa di riposo di bellano l`aglio non l`ha fatto mettere di sicuro. allora come mai ernesto cervicati, entrando nella stanza di zia antonia, ha sentito quell`odore, invece dell`aroma inconfondibile e fresco della menta? ernesto conosce bene il rassicurante profumo delle mentine di cui e` golosa la sua anziana parente. certo meglio di suo fratello antonio, che della zia non ha mai voluto saperne: gli interessava molto di piu` augusta peretti, una trentacinquenne ossigenata e vogliosa, nonche` figlia di salumiere. ernesto invece aveva accolto zia antonia in casa sua e l`aveva accudita per tre anni, finche` lei, un po` per non gravare troppo sul nipote, un po` per pudore, aveva deciso di trasferirsi all`ospizio. quel sorprendente odore d`aglio e` un piccolo enigma. forse e` l`indizio di qualcosa di piu` grave. a indagare, oltre a ernesto e all`energica suor speranza, si ritrova anche il dottor fastelli, medico dal carattere gioviale ma di grande sensibilita`. intorno a questo profumato mistero, andrea vitali costruisce un romanzo carico di tenerezza, una di quelle storie che, come zia antonia, ti accarezzano in un fresco abbraccio. per poi regalarti, alla fine, una sorpresa.
e il 25 luglio 1843, una mattina d`estate senza una nube e con una luce che ammazza tutti i colori. due giovani in cerca d`avventura salpano su una barchetta con tre vele latine. dal molo di bellano, li segue lo sguardo preoccupato del sarto lepido: non e` giornata, sta per alzarsi il vento. l`imbarcazione e` presto al largo, in un attimo lo scafo si rovescia. un`imprudenza. una disgrazia. ma la tragedia crea un problema. a riva viene riportato il corpo dell`irrequieto francesco, figlio di giangenesio gorgia, ricco e potente mercante del paese. il disperso e` emilio spanzen, figlio di un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungera` milano alla valtellina. due famiglie importanti. bisogna a tutti i costi trovare un colpevole. per la prima volta, andrea vitali risale il corso del tempo verso l`ottocento, per raccontare un altro squarcio della sua bellano. ritroviamo cosi` l`eco della dominazione austriaca, con i notabili e i poveracci, gli scapestrati e le bisbetiche, le autorita` e gli ubriaconi... tra lacrime e sorrisi, "la leggenda del morto contento" racconta una storia di padri e di figli, di colpevoli e di innocenti, di giustizia e di malagiustizia: ottocentesca, ma solo in apparenza.
in un freddo pomeriggio d`inizio gennaio 1930, alla stazione di bellano scendono sei uomini malvestiti e con la barba lunga. e la squadra di meccanici che dovra` montare i nuovi telai elettrici nel cotonificio: come spesso accade nei momenti di crisi economica, servono macchine moderne per produrre di piu` con meno operai. ma non e` questo l`unico turbamento che gli intrusi portano nella piccola e quieta cittadina. perche` si trovano subito al centro di una memorabile rissa, che turba il ballo organizzato per festeggiare le nozze del principe umberto con maria jose`. nel gruppetto c`e` un meccanico dall`aria fascinosa e dal nome bizzarro: landru. saranno in molti, e per diversi motivi, a sperare che il misterioso ospite possa aiutarli a realizzare i loro desideri.
la motonave nibbio, vecchia gloria della navigazione lariana, sta effettuando il suo ultimo viaggio. a bellano sbarca un`anziana donna: sta cercando il vecchio parroco, don carlo gheratti. attraversa a fatica il paese arso dalla canicola estiva, prima di scomparire nel nulla. quando arriva la notizia che manca una delle ospiti del pio ospizio san generoso di gravedona, sulle due rive del lago i carabinieri iniziano a indagare. un secondo enigma segna l`estate del 1933. dietro pressante richiesta del partito e della prefettura, i carabinieri devono raccogliere informazioni su una "celebre" concittadina, velia berilli, madre di quattordici figli, tra legittimi e illegittimi. perche` mai velia berilli e` diventata cosi` importante? due misteri, insomma, cui si aggiunge un altro problema: in caserma si e` rotto il vetro del bagno, e aggiustarlo non sara` semplice. ancora una volta, le pagine di vitali si animano di una piccola folla di protagonisti e comprimari: dall`equipaggio della nibbio alle autorita` locali, e poi don gheratti, il sacrestano bige` e la perpetua scudiscia. non possono mancare i carabinieri della locale stazione, vere star dei suoi romanzi: il maresciallo maggiore ernesto maccado`, l`appuntato misfatti, il brigadiere mannu e il carabiniere milagra, che segue giorno dopo giorno, con indomita passione, i gloriosi trasvolatori della seconda crociera atlantica.