orgoglioso proprietario di una ferramenta, un tipo solido, senza grilli per la testa, mai un giorno di vacanza: e` l`eroe di questo romanzo. sembra impossibile che gli sia toccata in sorte una simile progenie. eppure... lo spaccato ironico e preciso di una certa societa` italiana. una commedia amara che, con garbo, prende in giro un modello maschile ormai sempre piu` raro. o almeno si spera. provincia lombarda, tra gli anni sessanta e gli anni ottanta del secolo scorso. un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. l`alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all`universita` - manco studiare servisse - ed e` incapace di fare l`unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie. l`alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. infine l`ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se e` magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio. insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui.
Un cognato nei guai, una lotta di potere, la fuga verso una nuova vita... e l'arrivo della prima radio.
tra gli anni venti e gli anni sessanta del novecento, la saga, senza eccessi, di un`inquieta famiglia lombarda. una storia divertente e amara che infine, come una fiaba, apre il cuore alla speranza. "la pianura e` sorella del lago. per questo ne ho subito il fascino ancor prima di conoscerla, quando leggevo i racconti di guareschi" (andrea vitali). oreste piedivico, classe 1901, veterinario di manerbio, provincia di brescia, e` ben visto da tutti nella zona della bassa che e` la sua condotta. sempre disponibile, sempre pronto a sfrecciare sulla sua benelli per visitare un mulo e far nascere un vitello, o magari un bambino. e` anche un buon partito, e quando decide che non vuol piu` essere signorino, trova subito moglie: la lidovina, figlia unica di un allevatore. il matrimonio, pero`, si rivela piu` complesso del previsto. lui non e` mai stato tipo da relazioni fisse, e anche se si impegna, nei panni del marito e` un po` impacciato. mentre lei, in quelli della moglie, e` proprio spaesata. oreste accoglie la vita senza farsi troppe domande, lidovina non smette mai di rimuginare. sono diversi, e ancor piu` diversi saranno i loro eredi. proprio questi, anni dopo, scopriranno una semplice verita`: non c`e` bisogno di assomigliarsi per volersi bene.
i fratelli venerando e gualtiero scaccola sono titolari dell`omonima forneria a bellano. tirati su a pedate dal padre panettiere, conoscono solo il piccolo mondo del forno e dell`abitazione al piano di sopra. si alternano in negozio con un sincronismo perfetto, che pero` inizia a cedere la mattina del 7 aprile 1930. quel giorno, infatti, bussa alla porta del loro tran tran la lettera in cui il segretario del sindacato panettieri di como chiede una mano per l`idea che gli e` venuta: organizzare una gita in battello degli iscritti comaschi in quel di bellano per celebrare l`anniversario della fondazione di roma. e il mondo degli scaccola sembra andare a gambe all`aria. passare la missiva, con le relative incombenze, al segretario comunale, non li mette al riparo. perche` quello che si insinua nella loro quiete attraversa con la forza di un`onda irresistibile il cuore di gualtiero, che ora smania per avere dalla vita tutto cio` che il lavoro gli ha impedito di godere. ma in quella tiepida primavera sembra abbia iniziato a palpitare anche il cuore del carabiniere beola, da qualche tempo osservato speciale del maresciallo maccado`, preoccupato che il giovane non commetta sciocchezze violando il regolamento dell`arma. anche il maresciallo pero` dovrebbe stare attento, perche` indispettire la moglie maristella potrebbe rendergli la vita difficile. e finalmente arriva il gran giorno dei panettieri a bellano, impreziosito dal federale di como in persona, che vorrebbe saperne di piu` di quel paese turbolento dove non si riesce a tenere in piedi una sezione del partito neanche a piangere. ma niente, dev`esserci qualcosa nell`aria che fa andare tutto storto, perche` sul piu` bello un furto, che parrebbe inspiegabile, finisce per agitare acque gia` fin troppo mosse. in "sua eccellenza perde un pezzo", le inquietudini della bellano di andrea vitali si mescolano con le morbidezze del paesaggio lacustre, creando quella magica combinazione che ha conquistato il maresciallo ernesto m
di stare a bellano il venticinquenne augusto prinivelli, perito industriale, non ne puo` piu`. sogna un`altra vita, sogna la citta`. cosi` ha cercato e trovato lavoro a lecco presso la bazzi vinicio-minuterie metalliche. e non e` finita. quando l`anziana zia tripolina, con cui vive da che e` rimasto orfano, dovesse morire, vendera` il putrido caseggiato di quattro piani di cui lei e` proprietaria, mandera` al diavolo quei morti di fame che sono in affitto e tanti saluti. ma l`augusto non ha fatto i conti col destino. la mattina di mercoledi` 8 febbraio 1956, infatti, irrompe sulla scena bazzi birce. e la figlia di bazzi vinicio, il titolare dell`azienda, ed e` colpo di fulmine. corteggiamento, brevissimo; fidanzamento, un amen; nozze. e per il futuro? no, niente figli, piuttosto, il caseggiato... venderlo? alt! un momento. lo sa l`augusto cosa ne verrebbe fuori rimettendolo a posto? no? lo sa lei, la birce, imbeccata dal padre, che per certe cose ha il fiuto giusto. e poi non si puo` stare ad aspettare che la zietta muoia, perche` a dispetto di tutto e di tutti pare un tipo coriaceo. non si potrebbe invece farle mettere una firmetta su un atto di cessione? cosa sara` mai! andrebbe tutto a posto in un niente. oltretutto bisognerebbe arginarla la zietta, perche` morta la vicina ha gia` trovato una nuova affittuaria. e una giovane vedova trasferita da colico che la notte sembra lamentarsi spesso, forse avrebbe bisogno di un dottore. si`, ma di che tipo? in questo "cosa e` mai una firmetta", l`estro narrativo di andrea vitali sperimenta nuovi percorsi. l`osservazione del paesaggio umano che abita il suo mondo letterario si fa ancora piu` tagliente e impietosa. capace di strappare un sorriso a ogni piega del racconto con le sue fulminanti invenzioni, non risparmia lo scavo tra gli istinti primordiali dei suoi personaggi, fino a metterne a nudo il cinismo che li divora.
nella bellano insolitamente ventosa di inizio 1963, annibale carretta dovrebbe essere conosciuto come ciabattino. dovrebbe, perche` la sua indole e` sempre stata un`altra. nato
sembrerebbe impossibile, perche` la posizione e` invidiabile, ma anche al caffe` dell`imbarcadero di bellano capita che per una giornata intera entri solo qualche sparuto cliente. come martedi` 5 marzo 1935. per tirare sera l`oste gnazio termoli deve inventarsele tutte, fino a lavare e rilavare bicchieri gia` puliti. e poi sbadigliare all`ingresso del bar deserto. eppure questa e` una data che non potra` dimenticare, ne` lui ne` l`intero paese. al calare delle prime ombre, infatti, al molo attracca una motonave della milizia confinaria da cui scendono tre uomini completamente vestiti di nero. uno davanti e gli altri due dietro. modi spicci e poche parole che incutono terrore. muti e impietriti, il gnazio e i pochi altri testimoni assistono a una scena che ha dell`incredibile. dopo alcuni minuti i tre militi, infilatisi nell`intrico delle contrade, riappaiono al molo. sempre in formazione, ma adesso tra loro, sorretto per le ascelle e trascinato come un peso morto, c`e` il povero maestro fiorentino crispini. caricatolo brutalmente a bordo, l`imbarcazione riprende il largo in direzione di como. e il gnazio? come tutti sanno, meglio farsi i fatti propri, fingere di non aver visto nulla e morta li`. ma in questo caso... il maestro crispini... come e` possibile? a ripensarci, da qualche tempo il maestro non sembrava piu` lui. aveva mancato piu` volte, per esempio, il proverbiale appuntamento con il suo marsalino, che il gnazio gli serviva ogni mattina. pero`, da li` a immaginare che possa aver meritato un arresto del genere ce ne passa. unica soluzione: affidare la patata bollente ai carabinieri. se la veda il maresciallo ernesto maccado` con quelli della milizia. capisca insomma cosa e` successo e, se ci riesce, riporti a casa il crispini. in "un bello scherzo" andrea vitali lancia una nuova sfida al maresciallo maccado`. se pensava che a bellano si potesse vivere tranquilli, ora avra` di che ricredersi. e i lettori con lui potranno scoprire come negli animi piu` miti e
anni ottanta, in una cittadina sulle rive di un lago del nord italia, al confine con la svizzera: un aspirante medico condotto si invaghisce di una misteriosa ragazza incontrata a una festa. per un dottorino neolaureato, con le tasche vuote, dedicarsi a un corteggiamento serrato puo` risultare oneroso e parecchio frustrante. soprattutto se la donna dei propri sogni si rivela un tipo complesso, una
prima che il mondo fosse quello che conosciamo oggi, prima che il tempo prendesse la forma attuale e un anno durava solo un mese, esistevano gia` le vicine di casa impiccione. la zia ciabatta e` una di loro. soffre di solitudine. per forza, ha messo al mondo sette figli, ma ha dato loro il nome dei giorni della settimana: lunedi`, martedi` eccetera, cosi` ha accorciato la durata del tempo e loro sono diventati grandi troppo presto e troppo presto se ne sono andati per la propria strada. e adesso che fa? ovvio, mette il naso nelle faccende dei vicini. per esempio nella famiglia di gennaio. li` ci sono dodici bambini che hanno il nome dei mesi. per loro il tempo dura un po` di piu`. ora hanno un problema: aprile e` ammalato e non si trova rimedio, e nemmeno un`ambulanza per portarlo in ospedale, perche` nessuno le ha ancora inventate. ecco allora che la zia ciabatta, puntuale e fastidiosa, offre la sua soluzione. secondo lei, se i suoi fratelli rinunceranno ai regali di natale, aprile guarira`. ma a voi sembra una soluzione? a gennaio no. e vada per un anno, che passa in un baleno, anche due, se deve servire a risolvere un altro problema, ma poi basta: un terzo e` troppo e di un quarto proprio non se ne parla. gennaio, percio`, ha deciso di porre fine a quell`assurdo sacrificio, e soprattutto di farla pagare a quella ficcanaso della zia ciabatta. di fronte a un mondo ancora tutto da inventare, con "la zia ciabatta" andrea vitali ci invita a liberare la nostra immaginazione, a credere, anche solo per un istante, che tutto e` possibile, che tutto puo` prendere la forma che vorremmo, e che gli ostacoli ai nostri sogni alla fine possono risultare i loro migliori alleati. eta` di lettura: da 10-14 anni.
le rive del lago di como sono punteggiate di paesi e paesini accomodati ai piedi delle montagne dove non succede granche`. tranne a bellano. nell`ultimo anno e mezzo circa, il federale del fascio ha dovuto sostituire gia` due segretari della sezione locale del partito. il primo a saltare e` stato bortolo piazzacampo, detto tartina, per una vicenda legata alle bizzarrie di un toro chiamato benito in cui il tartina si e` distinto per insipienza. il secondo e` stato aurelio trovatore, che ha deciso di accasarsi in quel di castellanza preferendo l`amore al destino fatale della patria fascista. ora ha nominato tale caio scafandro, un pezzo d`uomo che usa le mani larghe come badili per far intendere le proprie ragioni. avra` la forza d`animo, visto che quella fisica non difetta, per mantenere l`incarico? perche` nel passato dello scafandro qualche fantasma c`e`. e piu` di uno lo sa. basterebbe una parolina sussurrata all`orecchio del federale e anche il terzo segretario del fascio di bellano farebbe la fine dei precedenti. per questo, lo scafandro ha preso le sue contromisure senza preoccuparsi di sconfinare in quel territorio dell`illegalita` presidiato dalle forze dell`ordine. e li` appunto si trova il maresciallo ernesto maccado`. fresco padre di rocco, il suo primogenito, la mattina del 20 novembre 1929 il maresciallo scampa per un pelo a una disgrazia per via di un oggetto metallico scaraventato giu` in contrada da un potenziale assassino. e chi sara` mai quell`imbecille? "nessuno scrive al federale" riporta in scena il maresciallo ernesto maccado`. nel paese in cui e` stato inviato insieme alla sua maristella come fossero due marziani, ora si sente sempre piu` a casa, soprattutto con l`arrivo del primo figlio. ma bellano, visto da cosi` vicino, e` tutt`altro che un luogo tranquillo. e non e` facile scacciare il pensiero che vi regni una certa follia.
dopo mesi trascorsi dietro una scrivania per aver ferito un passante nel corso di una retata, un ispettore viene inviato in un villaggio vicino alla frontiera di cui nemmeno conosceva l`esistenza. ad attenderlo c`e` un caso d`omicidio considerato gia` risolto. la vittima e` una donna che conduceva un`esistenza appartata, e il presunto assassino e` suo fratello, un giovane con disturbi mentali che abitava insieme a lei e che ora e` scomparso. facile, forse troppo. magari e` solo suggestione, magari dipende dal paesaggio, bello e violento, o magari e` la presenza inquietante della clinica che sorge sul confine, nella
12 aprile 1929. e la volta buona. capita di rado, ma quando e` il momento l`appuntato misfatti si fa trovare sempre pronto. dipende dall`uzzolo della moglie, che stasera va per il verso giusto. e cosi`, nel piatto del carabiniere cala una porzione abbondante di frittata di cipolle. poi un`altra, e una fetta ancora, e della frittata resta solo l`odore. che non e` buona cosa, soprattutto perche` ha impregnato la divisa, e chi ci va adesso a fare rapporto al maresciallo ernesto maccado` diffondendo folate di soffritto? per dirgli cosa poi?, che durante la notte appena trascorsa e` stato trovato il povero salvatore chitantolo mentre vagava per le contrade mezzo sanguinante e intontito, dicendo di aver visto un uomo in mutande correre via per di la`? si`, va be`, un`altra delle sue fantasie. in ogni caso la divisa ha bisogno di una ripulita. ma proprio energica. come quella di cui avrebbero bisogno certe malelingue, che non perderebbero l`occasione di infierire sullo sfortunato salvatore ventilando l`idea di rinchiuderlo in un manicomio. anche il comune, guarda un po`, sta progettando una grande operazione di pulizia, una
Con Sotto un cielo sempre azzurro Andrea Vitali ci porta nel luogo più intimo della sua fantasia. Ammicca, invitandoci a seguirlo dietro cancelli invisibili ma che cigolano davvero, in quello spazio della nostra mente in cui conserviamo la parte più vitale di noi stessi.
e notte. su un`autostrada del nord italia industriale corre una macchina con a bordo tre funzionari di una ditta commerciale. tornano a casa da un viaggio di lavoro, sono stanchi, nulla di strano che decidano di fermarsi in un autogrill per bere un caffe` e comprare le sigarette; una breve sosta prima dell`ultimo sforzo. ma in quella stazione di servizio, sotto gli occhi indifferenti dei camionisti assonnati e delle ragazze del bar, il destino aspetta uno di loro. una leggerezza e una banale dimenticanza lo faranno precipitare nelle maglie di un meccanismo giudiziario impeccabile nella forma, efficiente nei metodi, implacabile nelle conseguenze.