ogni paese ha i suoi panni sporchi che, pur controvoglia, a volte e costretto a esibire. e quanto accadde in inghilterra con il clamoroso scandalo dei cambridge five, i diplomatici che nel secondo dopoguerra trafugarono documenti top secret e li consegnarono ai sovietici. c`e chi, come guy burgess, si diede alla macchia, seminando il panico e alimentando fantasiose leggende prima di essere stanato oltrecortina. e chi, come anthony blunt, ordi il sabotaggio dal cuore piu sacro e in teoria inviolabile del regno unito. una manna per alan bennett. per nulla interessato allo spionaggio ma avido di pettegolezzi, non si lascera sfuggire l`occasione di portare in scena i due reprobi. "una spia in esilio", ispirato a un episodio realmente accaduto, racconta la paradossale missione dell`attrice coral browne, che il vanesio burgess, incapace di rassegnarsi allo squallore moscovita, incarica, non senza averla armata di metro a nastro, di fargli confezionare un abito dal suo sarto di fiducia a londra. un problema di attribuzione ruota intorno alla controversa autenticazione di un tiziano appartenente a sua maesta - anche se forse, piu del dipinto, e sir anthony in persona a essere sottoposto a un severo scrutinio. "senza dubbio, rispetto a noi, blunt, burgess e compagnia erano ancora capaci di nutrire illusioni. avevano qualcosa a cui votarsi". questo non tratterra bennett dall`infilzare come tordi e mettere sulla graticola l`"innocente all`estero" e l`algido curatore della collezione reale, due pericolosissimi idealisti annidati nel cuore marcio della guerra fredda.