
, esordisce una lucy barton oggi sessantaquattrenne aprendo questo capitolo della sua storia, e nell`immediatezza del suo proposito s`intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. sono passati decenni da quando lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papa`; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell`immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identita`. oggi lucy e` un`autrice di successo, benche` ancora si senta invisibile, con le figlie ormai adulte ha un rapporto vitale e premuroso, e da un anno piange la scomparsa del suo adorato secondo marito, david, un violoncellista della new york philharmonic orchestra, nato povero come lei. william di anni ne ha settantuno, e` sposato con la sua terza moglie, estelle, di ventidue anni piu` giovane, e la sua carriera di scienziato sembra agli sgoccioli. tanta vita si e` accumulata su quella che lui e lucy avevano condiviso. perche` dunque william? perche` tornare a quell`uomo alto e soffuso d`autorita`, con una faccia e un cognome tedesco ereditato dal padre prigioniero di guerra nel maine? corrente carsica che scorre silente per emergere in imprevedibili fiotti di senso e sentimento, questo matrimonio e` ricostruito per ricordi apparentemente casuali - una vacanza di imbarazzi alle cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffe` mattutino - ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un`imperitura, ineludibile intimita`. cosi` e` william il primo che lucy chiama quando viene a sapere della malattia di david; ed e` a lucy che william chiede di accompagnarlo in un viaggio nel maine alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verita` mai conosciute. , t

come prima cosa, federico ha un corpo. esagerato, ingestibile, deriso a scuola e compatito in famiglia. un corpo di vent`anni e centocinquanta chili, nato con una fame ancestrale. di cibo e di altro. finche` quell`appetito incontra lo sguardo di giulia: ecco che fede sara` costretto, letteralmente, a sottomettersi a una nuova forma di piacere. "il paradosso della sopravvivenza" e` un romanzo sullo spazio che occupiamo ogni giorno, quasi senza badarci. e insieme una riflessione sotterranea sul potere che lo sguardo altrui esercita sulle nostre scelte. soprattutto, e` la storia di un corpo ingombrante in un mondo ingombrante, a cui corrispondono desideri ingombranti. lui si chiama federico furlan, detto fede, ma per tutti a pratonovo e` soltanto . in famiglia, a scuola, e poi da adulto, sul lavoro, fede non puo` mai dimenticare il peso che si porta addosso, la tenera e inseparabile corazza di carne che lui foraggia costantemente a suon di cibo. eppure, anche se infelice, fede si sente invincibile. il suo medico gli ha illustrato , bizzarra teoria clinica secondo cui le persone obese avrebbero un tasso di mortalita` inferiore rispetto a quelle normopeso, come se il grasso facesse da scudo alle minacce del mondo. le cose cambiano quando fede conosce giulia, consapevole di essere bellissima e forse ignara di trovarsi pericolosamente vicina all`anoressia. e lei a proporgli un gioco dalle regole spietate. provate a immaginarli nudi, l`uno di fronte all`altra, lei quasi invisibile e lui che riempie tutto lo spazio: durante i loro incontri fede ha il divieto assoluto di toccarla, e l`obbligo di mangiare senza sosta tonnellate di cibo. giulia lo domina, fredda e dispotica, e per difendersi non c`e` corazza che tenga. cosi`, pieno di vergogna, fede prende l`unica strada che gli resta: quella della fuga. giorgio falco ha scritto un romanzo che contiene moltitudini: la desolazione di un paesaggio alpino non troppo dissimile dalle pe

uscito a puntate sulla rivista "russkij vestnik" ("il messaggero russo") tra il gennaio 1871 e il dicembre 1872, "i demoni" nasce come immediata reazione a un fatto di cronaca, il cosiddetto "caso necaev". il 21 novembre 1869, a mosca, i membri di una cellula terroristica della narodnaja rasprava (giustizia sommaria del popolo), guidati da sergej necaev, avevano assassinato il loro compagno ivan ivanov, colpevole di insubordinazione e sospettato (a torto) di tradimento. fedor dostoevskij, in esilio volontario a dresda, apprende la notizia dai giornali russi e subito decide di accantonare i progetti letterari piu o meno grandiosi che gli affollano la mente, per scrivere un romanzo-pamphlet ispirato proprio a quella vicenda sanguinosa. intende mettervi in caricatura la nuova generazione dei nichilisti, fanatici e brutali, ma anche denunciare il loro legame con gli irresponsabili "padri", i "liberali idealisti", gli occidentalisti e i socialisti degli anni quaranta per cui lui stesso aveva simpatizzato, prima dell?arresto e dei lavori forzati. "sto scrivendo una cosa tendenziosa", scrive all?amico a. majkov il 25 marzo 1870, "ho voglia di essere sferzante. i nichilisti e gli occidentalisti strilleranno che sono un retrogrado! e vadano al diavolo, diro la mia, fino all?ultima parola". ma la composizione dell?opera e tormentosa e procede tra difficolta con l?editore e ripensamenti. dostoevskij inventa un narratore (il "cronista") che partecipa marginalmente all?azione, la trasporta in una sonnolenta citta di provincia, inserisce un complesso intrigo amoroso e una folla di nuovi personaggi, alcuni buffoneschi, altri luminosi, per ciascuno dei quali elabora un linguaggio, uno stile particolare. cosi col tempo il libello satirico diventa potente, profetico romanzo di idee, nera tragedia. e soprattutto grandiosa riflessione sul problema che sempre tormenta l?autore, quello della ricerca di dio e del male. nei demoni-nichilisti che seminano caos e violenza, il male assume tan