


questo libro intende dimostrare, contro il relativismo culturale, che non esistono contraddizioni tra universalismo e particolarismo e, soprattutto, che la manifestazione delle identita` contemporanee passa per l`utilizzo di significati globali. secondo l`autore, la globalizzazione non data da oggi e nei secoli - dall`espansione dell`islam alla colonizzazione europea - piu` che di scontro si e` trattato di successive fasi di contatto che hanno connessioni tra le cultura.

attratto da un richiamo fatale nel cuore dell`africa, il giovane salim, indiano di fede musulmana, lascia la costa orientale del continente per rilevare da un amico di famiglia un eccentrico bazar in riva a un fiume punteggiato dalle "isole scure" dei giacinti e circondato da un paesaggio primordiale di foreste, torrenti nascosti e impervi, canali infestati da zanzare e solcati da chiatte, buganvillee rigogliose, tramonti velati di nuvole lungo le rapide. qui cerchera` di contribuire, con pochi sodali, all`evoluzione di una societa` travolta da recenti tumulti. e in un primo momento la comunita` dell`"ansa del fiume" - cosi` come l`intero paese sembrera` avviarsi a un promettente progresso. ma quello slancio innovatore, fagocitato dal grande uomo (nel quale non e` difficile riconoscere il dittatore mobutu), si convertira` presto in un futurismo grottesco (il "radioso avvenire"); e, unito alla feroce rabbia accumulata nel periodo coloniale e a un equivoco ritorno alla `nazione autentica`, suscitera` un sistema di controllo paranoico e una catena di cieche rappresaglie - consegnando salim a un destino di apolide senza patria e senza vera identita`.



nell`ottocento il colonialismo europeo ando` di pari passo con il ricorso alla deportazione, basti pensare al caso dell`australia o quello della guyana francese. anche in italia, all`indomani dell`unita`, si immagino` che la deportazione potesse essere lo strumento ideale per sconfiggere i briganti, tanto da essere al centro dell`attenzione del partito colonialista italiano e di molte iniziative di esploratori e avventurieri italiani che cercavano terre da conquistare in quadranti che vanno dal marocco al mar rosso, dal borneo alla polinesia. molti vedevano nella deportazione l`occasione per dare il via all`espansione coloniale e nei loro scritti attingevano a un immaginario utopico che si nutriva dell`idea che i criminali, deportati in lande selvagge, potessero rigenerarsi lavorando la terra e dominando i selvaggi. fondato su una ricerca d`archivio originale e solidissima, questo libro riporta alla luce un tema dimenticato della nostra storia, di grande attualita` oggi con il ritorno delle `classi pericolose` e del tema del controllo sociale al centro del dibattito pubblico.