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questa , che attraversa gli scritti di henri michaux da "chi fui" (1927) al "giardino esaltato" (1983), e` stata composta dall`autore su richiesta dell`editore italiano. per chi ancora non conosce michaux, sara` questa la perfetta guida alla sua opera; per chi lo conosce, sara` un libro nuovo, ricco di sottili rivelazioni, quello in cui michaux ha voluto illuminare se` a se stesso, e a tutti noi. tutta l`opera di michaux risponde a una domanda che non riusciamo a formulare, eppure sentiamo essenziale. col tempo, i suoi scritti si dimostrano sempre piu` nettamente insituabili, come gia` lo erano quando cominciarono ad apparire, nella parigi degli anni venti. possono presentarsi come racconti, poesie, riflessioni, esorcismi, dialoghi, aforismi, visioni: ma ogni volta li sentiamo evadere dal quadro di una forma preesistente. ed e` questa una peculiarita` costante di questo scrittore, che ha con la `letteratura` rapporti di acuminata diffidenza. i suoi paesaggi sono sempre altrove, in un tibet dell`anima. ogni libro di michaux e` il resoconto di un`esplorazione, che ama calarsi nelle , ma si azzarda anche a perdersi nella sterminata vastita`. nelle sue pagine troviamo tracciati, con la precisione cerimoniale di un calligrafo cinese, innumerevoli , soprattutto quelli che non hanno piu` un nome o non l`hanno mai avuto. ciascuno di questi movimenti e` una breccia fra il visibile e l`invisibile. i testi sono le macerie di quelle . ogni racconto e` l`accenno di una metamorfosi. dice una voce di michaux, e prosegue:

compresa tra le sedici commedie che goldoni scrive e mette in scena nella stagione 1750-51, "il giocatore" prende spunto dalla febbre del gioco che percorre non solo venezia, ma l`intera europa lungo tutto il xviii secolo. il protagonista, florindo, e` un personaggio "monologante" che vive in uno stato di ansia perpetua, inchiodato al tavolino da gioco e teso unicamente verso l`irraggiungibile vincita definitiva.

nella cultura indiana la fede nel ciclo delle nascite poggia sulla convinzione che ogni azione del presente sia determinante per l`esito della reincarnazione successiva. il buddhismo accolse questa credenza e ne fece il presupposto dell`intera dottrina: reincarnarsi e` un processo che trova il suo massimo compimento nella liberazione finale attraverso la pratica di una disciplina costante, come insegnato dal buddha che visse piu` e piu` volte prima di raggiungere il nirvana. i jataka narrano infatti le 547 vite precedenti del buddha storico, tramandate prima oralmente e poi in forma scritta fino all`ultima redazione conosciuta, che risale al v secolo d.c. in questi racconti il bodhisatta, a volte protagonista e a volte semplice personaggio secondario, assume diverse sembianze: superbo pavone o virtuoso elefante, ricco banchiere oppure ladro furtivo o, ancora, divinita` che dimora in un albero sulla sponda di un fiume. simili alle vite dei santi, i jataka costituiscono innanzitutto un testo popolare, il cui scopo era di istruire i fedeli su quali fossero le virtu` da perseguire per liberarsi dalle passioni terrene. per il ritmo della prosa e la liricita` dei suoi versi, questa raccolta rappresenta anche un tesoro della letteratura indiana, che diede in seguito vita a un vero e proprio genere letterario diffusosi ampiamente in asia, tale da garantire cosi` la fortuna dei jataka che ancora oggi alimentano l`immaginario di gran parte dell`estremo oriente.

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