

in una modesta mansarda della periferia milanese negli anni sessanta uno svagato ragazzo di ventisei anni conduce la sua anomala "bohe`me" alle prese con studi inconcludenti, un grigio lavoro svolto solo per campare e l`unica passione per gli scacchi. fino al giorno in cui un collega piu` anziano, gia` sposato e con un figlio, lo coinvolge in un ambiguo rapporto a tre con la giovane amante, regina. ora offrendosi, ora negandosi, la ragazza in realta` non concede interamente a nessuno dei due ne` il corpo ne` l`anima. romanzo di formazione e della memoria.


quasi tutte le societa` umane, per quanto civilizzate, hanno praticato la tortura. per gli aztechi era parte del rituale religioso, per l`inquisizione dell`europa cristiana una forma di punizione con cui l`uomo si sostituiva a dio. ovunque poi si e` ricorso alla violenza per estorcere confessioni o per intimorire gli avversari. con una ricerca a vastissimo raggio, senza omissioni o tabu`, george riley scott ricostruisce la storia di questa pratica abominevole, dall`antichita` greca e romana fino agli orrori dei moderni regimi. un libro che non puo` mancare di far riflettere.








"questo libro non e` un`opera di fantasia. e un colloquio dell`autore con suo fratello morto. l`autore, scrivendo, cercava consolazione." inizia cosi` l`opera piu` intima di pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: vasco resta nell`umile casa paterna, dante cresce nella dimora del barone dove, ribattezzato ferruccio, vive come "in un acquario - senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti ne` scoperte". ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre piu` indicibili i fratelli restano due estranei. finche`, alla morte del barone, ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio e l`argine che ha tenuto separati lui e vasco crolla. con esiti imprevedibili e drammatici. piccolo classico che tratteggia con sofferta onesta` la complessita` degli affetti famigliari, il romanzo e` al tempo stesso un canto all`innocenza spezzata, straordinaria prova d`autore di un maestro del novecento. prefazione di clara sereni.





l`idea di una "riscrittura" della commedia dantesca venne in mente a pasolini fin dal 1963, e lo accompagno` per il resto della vita. solo nel 1975, infatti, egli si decise a dare alle stampe le pagine gia` scritte, che videro la luce postume. con l`intenzione di creare qualcosa di "ribollente e magmatico", pasolini si addentra in un inferno neocapitalistico e, dando voce a polemiche culturali e sociali, in un continuo intreccio di realta` e invenzione, offre un catalogo dei peccatori della sua epoca: i conformisti, i volgari, i cinici, i deboli, gli ambigui, i paurosi, i piccoli benpensanti, i servili... nonostante ci restino solo i primi due canti, piu` alcuni frammenti del iii, iv e vii, la divina mimesis rimane un`opera forte, necessaria, l`eredita` dell`ultimo poeta civile italiano. pier paolo pasolini (bologna 1922 - roma 1975), scrittore e regista, ha vissuto all`insegna di una continua sperimentazione esistenziale, ideologica e linguistica. ha scritto poesie, romanzi, testi teatrali, saggi e sceneggiature cinematografiche. e morto assassinato all`idroscalo di ostia, vicino a roma, la notte tra il 1 e il 2 novembre 1975.


