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nove uomini, in diverse eta` della vita, dall`adolescenza alla vecchiaia. un continente, l`europa oggi - da cipro alla croazia, dalle fiandre alla svizzera -, fotografato in una luce cruda, quasi senza ombre. i nove fanno quasi tutte le cose che i maschi sono soliti fare: inseguono donne, le abbandonano, tentano un affare improbabile, cercano un luogo dove vivere un esilio decente, chiacchierano, sognano un`altra vita. e se a ogni capitolo tutto - protagonista, ambiente, atmosfera - cambia, fin dal primo stacco le nove storie sembrano una sola. all`inizio stentiamo a riconoscerlo, il paesaggio che david szalay ci costringe a esplorare, finche`, per ogni lettore in un punto diverso, cio` che abbiamo davanti si rivela per quel che e`, in tutta la sua perturbante evidenza: il nostro tempo, quello che viviamo ogni giorno, in forma di romanzo.

di tutti i libri di anna politkovskaja, questo e` il piu` tragico e potente: un documento straordinario dove i suoi articoli apparsi sulla , testi ancora inediti, promemoria personali e testimonianze confluiscono in una sorta di ininterrotto reportage sulla russia che preparo` e segui` l`ascesa al potere di vladimir putin - dall`ottobre 1999 a fine settembre 2006, pochi giorni prima della morte avvenuta il 7 ottobre nell`androne di casa per mano di un killer. per anna politkovskaja l`unico giornalismo possibile era un giornalismo - cosi` lei lo definiva -, teso a proclamare una verita` che si imprime nella memoria anche grazie al vigore dello stile, al senso dello humour, all`alta percettivita` nello scandagliare l`anima di vincitori e vinti.

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