in questo volume studiosi di arte e di letteratura si alternano ai quadri di durrenmatt per dare al lettore una piu` completa visione dell`ampia personalita` letteraria e pittorica dello scrittore svizzero. a questi si aggiungono tre scritti inediti dello stesso durrenmatt, che con la sua solita ironia parla del rapporto con la pittura o con i suoi amici pittori, con un`attenzione particolare per varlin e la descrizione di un incontro con l`editore feltrinelli.
hofmannsthal e` il cardine di questa magistrale opera al tempo stesso critica e narrativa, dove broch ci conduce lungo traiettorie concentriche nello spazio e nel tempo. ne risulta il ritratto di un`epoca in cui si sviluppo` tumultuosamente , e che sembro` culminare nella vienna dei primi due decenni del novecento - epoca di immensa ricchezza e al tempo stesso minacciata da un irreprimibile vuoto e dalla corrosione di ogni valore. broch la ritrae in ogni sua sfaccettatura in inghilterra, francia e germania, prima di concentrare il suo sguardo sull`austria asburgica, "il paese felice senza speranza", il luogo dove la crisi ha toccato l`acme e l`orpello abbellisce qualcosa di sempre piu` inconsistente. soffermandosi su hofmannsthal, nel cuore del libro, broch ne ricostruisce la storia familiare, per poi raccontarne l`infanzia e l`adolescenza di ragazzo prodigio, l`isolamento fra i letterati viennesi, la disperazione di fronte alla crisi del linguaggio e la ricerca di nuove vie la` dove "la parola non sa piu` dire la cosa". una dialettica fra negazione del ruolo di scrittore e urgenza espressiva che appartiene allo stesso broch, il quale, rispecchiandosi nell`ansia etica di hofmannsthal, e narrandoci con tanta partecipe sapienza il suo tempo, ci regala anche una profonda e rivelatrice autoanalisi.
fra il 1998 e il 2003, con l`intensificarsi delle sue collaborazioni a giornali e riviste, roberto bola?o accumula una quantita` rilevante di discorsi, interventi, recensioni. sembra un effetto collaterale dell`idea compulsiva di scrittura a cui da sempre pagava il suo tributo. in realta`, come i lettori avranno modo di scoprire, bola?o stava dando vita a qualcosa di diverso e imprevedibile: un autoritratto per frammenti d`occasione. tale infatti si rivela subito "tra parentesi": i testi che vi sono radunati alcuni ancora inediti - sono tutti dedicati a temi o a personaggi niente affatto incidentali nella carriera di bola?o: il cile, l`esilio, la poesia latino-americana, la vita e le opere - reinventate in poche frasi - di philip k. dick e burroughs, nicanor parra` e gombrowicz, borges e rodolfo j. wilcock. una divagazione alla volta, un`incursione dopo l`altra in territori noti a lui solo, questo libro diventa proprio il genere di opera che bola?o pretendeva di odiare sopra ogni altra: un`autobiografia - qualcosa che, come lui stesso dice delle memorie di ellroy, "finisce con un uomo solo che rimane in piedi... vale a dire, non finisce mai". difficile immaginare un epitaffio piu` conseguente e piu` lusinghiero.
raccogliendo nel 1974 interventi apparsi nell`arco di circa un decennio, elvio fachinelli additava proprio negli scarti e nelle devianze di un "procedere asistematico" le ragioni della loro intima coerenza. snodi decisivi della psicanalisi, e piu` in generale dei mutamenti della societa` contemporanea, vengono anzitutto affrontati attraverso chiose e commenti a testi di maestri quali freud, reich, benjamin o a narrazioni di pazienti: il saggio di freud sulla "negazione", ad esempio, consente a fachinelli di rileggere con magistrale acutezza il "disagio della civilta`" e il rapporto tra "analita`" e "denaro" (da cui il "bambino dalle uova d`oro" del titolo), mentre il referto clinicamente delirante di una paziente psicotica, rose the`, e` sorprendentemente eletto a metafora dell`ambiguita` dell`utopia sessantottesca, fondata su "intelaiature ideologiche" gia` obsolete all`atto di nascita. e anche laddove lo sguardo si appunta su temi disparati e in apparenza eccentrici - dai deficit delle politiche per l`infanzia all`identita` dei "travestiti" e dei loro clienti, dal marxismo in cina alla lettura in prospettiva freudiana e lacaniana dell`otello di shakespeare o della lettera rubata di poe -, sempre riaffiorano e si impongono possibilita` interpretative inattese e interrogativi radicali sulla psicanalisi stessa.
le esistenze di de quincey, keats e schwob raccontate come tre minuscoli romanzi.
con la protervia della bellezza giovane, che`ri, ragazzo "coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli", irrompe nella vita di le`a, donna leggera e sapiente - ma nel triangolo amoroso apparira` il rivale piu` temibile: il tempo, corruttore di corpi. l`autunnale opulenza di lei e l`acerbo smalto di lui vengono spiati, attimo dopo attimo, da un occhio a cui nulla sfugge, talche` la vicenda, scandita dalle scene di una magistrale commedia demi-mondaine, diventa la cronaca della catastrofe di le`a, dove il sentimento e` delicatamente avvolto nella fisiologia e brama di sprofondare "in quell`abisso da cui l`amore risale pallido, taciturno e pieno del rimpianto della morte". quanto a che`ri, giunto all`acme della sua esistenza di `bello` dinanzi a cui le donne si inchinano, percepisce una vaga inquietudine: "non distingueva i punti precisi in cui il tempo, con tocchi impercettibili, segna su un bel viso l`ora della perfezione e poi quella di una bellezza piu` evidente, che annuncia gia` la maesta` di un declino". e quel declino maestoso vivremo nella "fine di che`ri", dove la punta avvelenata della storia del giovane emerge con fredda chiarezza dalla prosa avvolgente, atmosferica, precisa di colette.
il racconto, fin qui inedito, da cui ha avuto origine "la storia di un matrimonio". in precedenza infatti il romanzo, pubblicato nel 2008, era stato un breve racconto: e` presentato qui con una breve nota in cui l`autore ricostruisce i legami, le affinita` e le differenze tra i due testi.
camminare sul filo del rasoio e` difficile e, in effetti, tutt`altro che facile si presenta l`impresa di larry, un giovane americano traumatizzato dagli orrori della grande guerra che si decide a percorrere - molto in anticipo sui suoi coetanei di qualche decennio dopo - la via dell`india, e dell`illuminazione. e lo fa senza rinunciare a una fitta schermaglia amorosa con l`incantevole isabel, a un duello col feroce zio di lei, e al cimento piu` arduo di tutti: la mera sopravvivenza nella spietata comunita` di espatriati che fra le due guerre abitava la riviera francese.
all`inizio c`e` un manoscritto. anzi, un frammento di manoscritto: "una reliquia mutilata, un pezzettino di testo sacro scritto in una lingua ignota su un rotolo di seta" risalente al ii o al iii secolo d.c. quel rotolo misterioso, un imperatore dell`xi secolo ha invano cercato di decifrarlo, e per esserci (forse) riuscito il suo poeta di corte e` stato assassinato. quasi mille anni dopo, l`ultimo imperatore della ghia, puyi, ne e` stato ossessionato al punto da uscire di senno, e durante il volo che lo portava in giappone ha lacerato con i denti e ne ha gettato una parte dall`aereo. il frammento disperso e` finito, per vie misteriose, nelle mani di zai lan, il legittimo erede al trono esiliato in manciuria dalla crudele imperatrice gixi. ma questo, appunto, e` solo l`inizio: perche` la nipote di zai lan sposera` un sinologo francese, che finira` in un campo di lavoro, e il figlio del sinologo francese studiera` la lingua del rotolo, e si innamorera` a sua volta di una giovane sinologa francese, la quale rimarra` anche lei impiglita nel groviglio di vicende che hanno al centro l`enigmatico frammento.
e se "la vita bassa", per i prossimi le`vi-strauss, diventasse un segno antropologico tribale ed elettorale non solo giovanile, in un muse`e de l`homme con foto di addomi e posteriori aborigeni di fronte e profilo? o non diventera` una metafora, nella pubblicistica "easy" satura di cose che sono metafore di altre cose, dai nostri tempi alla condizione umana, al paese, a tutto?
per una volta non ci sono dubbi: bela, il protagonista di questo romanzo, ha molti dei tratti che fecero di janos sze`kely quello straordinario personaggio che fu. uno che, nato povero in ungheria all`alba del novecento, riusci` (al pari di celebri conterranei come il produttore alexander korda, il regista george cukor, gli attori bela lugosi e zsa zsa gabor) ad arrivare a hollywood, dove divento` un brillante soggettista e sceneggiatore, e vinse perfino un oscar nel 1941. il libro, pubblicato in inglese nel 1946 sotto pseudonimo, e` stato definito dai critici americani "a mix of charles dickens and vicki baum": come dire, un po` oliver twist, un po` grand hotel. in realta`, tutto quello che potrebbe esserci di patetico nell`infanzia del piccolo bela, abbandonato dalla madre nelle grinfie di un`orribile virago, e` costantemente contraddetto dal tono del narratore, la cui ironia non viene meno neanche nei momenti piu` difficili. e quando infine, a quattordici anni, bela raggiungera` la madre, anche sopravvivere nella budapest degli anni venti, e poi degli anni trenta, si rivelera` un`impresa quasi disperata. tanto piu` che dovra` continuamente barcamenarsi fra due mondi agli antipodi l`uno dall`altro: l`insanabile miseria del quartiere in cui abita e il lusso sfrenato, sfavillante di luci, del grande albergo in cui riesce a trovar lavoro.
mario brelich e` stato uno scrittore del tutto anomalo nel paesaggio letterario italiano: e non solo perche` l`intera sua opera narrativa e` dedicata a figure ed episodi delle sacre scritture, ma anche (o forse soprattutto) perche` ognuno dei "capitoli" di quest`opera ci appare come un oggetto tanto piu` malioso quanto piu` difficile da etichettare. questa volta brelich si misura con giuditta -l`unica fra tutte le eroine dell`antichita` ad "affidare la salvezza della sua citta`, del suo popolo e dell`avvenire del suo dio esclusivamente alla propria bellezza" - e mentre ne ripercorre la vicenda con la consueta, affabile scioltezza, la indaga con gli strumenti piu` vari (non ultimo la psicoanalisi); e poiche` ha la scienza del teologo e la grazia del narratore, riesce a farci penetrare nel mistero di questa seducente eroina-avventuriera, in quel miscuglio di castita` austera e irresistibile sex-appeal che non a caso ha ispirato alcuni fra i piu` grandi dei "maestri antichi".
la storia di un uomo che forse non ha letto tutti i libri, ma che tutti li conosce. il sovrano di un mondo parallelo - un mondo di carta.
il racconto di shirley jackson intitolato "la lotteria" ricorda da vicino, per la fama che lo circonda, la famigerata lettura radiofonica della guerra dei mondi di orson welles. fama non immeritata, giacche` la pubblicazione sul "new yorker" nel 1949, scateno` un pandemonio. molti lo presero alla lettera, reagendo all`istante e poi per lungo tempo con missive indignate o atterrite alla redazione. certe cose non potevano, non dovevano succedere. eppure la storia si presenta in tutta innocenza quale pura e semplice descrizione della lotteria che si svolge nell`atmosfera pastorale, quasi idilliaca, di un villaggio del new england in un luminoso mattino di giugno, come ogni anno da tempo immemore. ma giunto al termine di questo racconto, come degli altri che compongono l`intensa silloge qui proposta, il lettore scoprira` da se`, in un crescendo di "brividi sommessi e progressivi" - come diceva dorothy parker che cosa li rende dei classici del terrore. secondo un altro illustre ammiratore della jackson, oltre che maestro del genere, stephen king, lo sono perche` "finiscono con una svolta che porta dritto in un vicolo buio".
il sessantunenne john shade, professore al worthsmith college dell`immaginaria cittadina americana di new wye, sta ultimando un poema in cui i ricordi d`infanzia si mescolano a interrogativi metafisici sull`"osceno, inammissibile abisso" della morte, che incombe ossessivamente sul poeta dopo che la giovane figlia si e` uccisa gettandosi in un lago. tuttavia shade sigla gli ultimi versi del poema con un`ironica ma serena dichiarazione di fiducia: si vive in qualche luogo anche dopo la fine, e l`armonia dell`arte ne costituisce la tacita promessa. a questo punto nel quieto scenario di new wye irrompe, inaspettata, proprio la morte: uno sconosciuto spara a shade in strada, pochi istanti dopo che ha scritto il suo ultimo verso.
una donna giovane e insoddisfatta lascia marito e figli e si avventura da sola sulle montagne messicane per incontrare gli indiani discendenti da montezuma e dai re aztechi che le abitano e conoscere i loro de`i. le basta imboccare un piccolo sentiero per inoltrarsi in un altro mondo, in un clima rarefatto e contagioso. incontrera` i suoi indiani: sinuosi, insidiosi, femminei, feroci; spaventosamente impersonali e, come quel mondo, inumani.
johannes urzidil era il giovane scrittore a cui spetto` il temibile compito di pronunciare alcune parole su kafka alla cerimonia che ebbe luogo a praga due settimane dopo la sua morte. egli disse allora che in kafka "l`altissima singolarita` umana generava la sua fortissima magia poetica". su tale "singolarita`" poche testimonianze ci illuminano come questo libro. anche perche` urzidil sa evocare, con la stessa precisione, la singolarita` dello sfondo su cui trascorre l`ombra di kafka: praga, la citta` nera e magica, che urzidil visse nel suo momento piu` glorioso, quando kafka era uno, e curiosamente non il piu` noto, fra i centoquaranta scrittori di lingua tedesca della citta`.
"guai a un mondo in cui le creature vanno dietro al proprio cuore" dice la madre del protagonista di questo romanzo, ed e` chiaro che il matrimonio cui destina suo figlio non sara` esattamente un gesto di ossequio nei confronti di una passione soverchiante. d`altronde, a szybusz, shetl galiziano votato al commercio e al culto della prosperita` economica, sarebbe stupefacente il contrario. poi pero` non si puo` pretendere che il marito si accenda di passione per la moglie, ne` che nelle sue passeggiate solitarie stia lontano dalla casa della donna di cui da sempre e` innamorato. ne` si puo` evitare che il primogenito nasca come avvolto da una pellicola di indifferenza.
in questo volume sono raccolti una serie di saggi dedicati al "pensiero controcorrente", ovvero a quelle figure intellettuali che sfidarono lo spirito del tempo e seppero veder oltre il velame della chiarezza illuministica. note o meno note, tali figure vengono cosi` inquadrate in una prospettiva inedita: machiavelli diventa cosi` scrittore scomodo sia per il mondo cristiano che per i pensatori liberali, giacche` tale etica ha come referente piu` la collettivita` dell`individualita`; montesquieu si rivela come un grande maestro di scetticismo; hamann vede successivamente nei filosofi dei lumi che aveva amato dei "terribili semplificatori del pensiero", moses hess precorre marx ed engels e sorel si collega ad un`altra tradizione di insofferenti.
da qualunque cosa fuggisse, andrea severi, e qualunque cosa andasse a cercare in grecia, adesso che, nell`ovattato, inquietante silenzio di una clinica svizzera passa le notti a scrivere, tentando con una sorta di accanimento febbrile di ricostruire il racconto di quel viaggio per poter ritrovare in esso un filo logico e rassicurante, gli eventi di quelle settimane gli appaiono, a mano a mano che procede nella narrazione, come un`oscura sequenza di segni il cui senso rimane del tutto indecifrabile. attraverso il suo racconto il lettore scoprira` come quello che gli era sembrato all`inizio un piacevole incontro con una donna bella e le sue tre figlie, si sia trasformato in una sorta di incubo, in una trappola.
un uomo e una donna, una visita inattesa, un viaggio: brevi, fatidici incontri, temuti o cercati, che sommuovono vite senza passioni, che incriminano armature di orgoglio e vanita`. come nell`indimenticabile "amore cieco", e` da scabre situazioni narrative che nascono i racconti perfetti di pritchett. piccoli capolavori di una prosa limpida e tagliente, "la donna del guatemala" e "una gita al mare" sono orchestrazioni essenziali come ballate, in cui l`amara commedia dell`ordinario si trasforma in un`epifania fulminea e ineluttabile.
al nome di ivan il terribile e` legata l`immagine del potere assoluto nella sua forma piu` crudele, grandiosa ed esaltata. di solito i potenti agiscono, non si raccontano, preferendo lasciare il compito a cronisti per lo piu` adulatori. ma ivan il terribile fu anche in questo un`eccezione: con due sbalorditive lettere al principe kurbskij volle motivare le sue azioni, degnandosi persino di rigettare con doviziose argomentazioni le fondate accuse mosse da colui che era stato un suo influente collaboratore. perche` perseguitare ferocemente i sudditi? perche` annullare ogni principio di giustizia? ivan non teme certo di rispondere a queste domande, ricorrendo a tutta l`imponente complessita` di un io ipertrofico, allucinato, contraddittorio e amorale.
nel 1932 un diciannovenne gianfranco contini pubblica sulla "rivista rosminiana" una disamina di strepitosa perspicacia, "emilio cecchi, o della natura", e l`affermato critico, di ventotto anni piu` anziano, non esita a inviare all`ignoto recensore una lettera di ringraziamento, la prima di un carteggio che copre l`arco di oltre un trentennio e attraverso il quale e` possibile ricostruire non solo un esemplare percorso ermeneutico, ma soprattutto un dialogo, acutissimo, sulla natura del lavoro intellettuale.
constant racconta qui i primi vent`anni della propria vita: la nascita, l`educazione discontinua sotto la guida di un padre vedovo, sino alla fuga in inghilterra. il narratore non risparmia il sale dell`ironia neppure alla sua persona e ai suoi amori. dal suo beffardo umorismo si salva solo l`amica di sempre, cui sono dirette le bellissime lettere dall`inghilterra che completano il volume.
orfana, senza un focolare, mosca e` una creatura randagia, felice solo al vento, nella natura. komsomolka per fede nel futuro paradiso socialista vuole vivere secondo "verita` e lavoro". puro istinto, non conosce norma ne` disciplina. si accoppia con tutti gli uomini che incontra e assapora tutto quanto la vita le propone. intorno a lei ruota l`universo maschile del romanzo. tutti amano mosca e vorrebbero fermarla, farla propria. solo uno sembra riuscirci: il pensionato komjagin, relitto della "sventurata epoca borghese", con il quale mosca precipitera` in un ripugnante abisso sovietico-familiare prima di fuggire ancora.
questo "tour de france" e` un vagabondaggio di cui lo stesso richard cobb ha fissato le tappe con capricciosa imprevedibilita`, ma sempre attraverso territori che ha lungamente battuto. cosi` ci si trova a errare per le strade di parigi, bruxelles, le havre, marsiglia, bayeux e roubaix, ma anche della provincia inglese, dove cobb e` cresciuto e ha imparato le regole del suo mestiere. ma aspettano il lettore anche incursioni nella vita privata di robespierre e incontri con ambigui e affascinanti personaggi della parigi notturna, inchieste su criminali del primo ottocento e divagazioni sul calendario rivoluzionario francese. con puntate infine verso mondi che gli storici ortodossi preferiscono ignorare: quelli di queneau, pagnol, rene` clair e simenon.
maestro riconosciuto e venerato, ma anche occultato, della linguistica americana, harris ha sempre manifestato l`esigenza di introdurre la matematica nello studio della propria disciplina. ed e` una struttura matematica l`ordinamento gerarchico delle parole cui egli ricorre per dare conto della frase corretta e sensata. inoltre harris mostra costante attenzione per il significato: a sintassi e semantica va a suo giudizio attribuito un identico peso. ed e` proprio tale atteggiamento che gli permette di gettare luce sugli aspetti irriducibilmente paradossali del linguaggio: questo strano oggetto dove un supporto altamente formalizzabile (la sintassi) sostiene l`efflorescenza dei significati, che sfugge tuttora alle gabbie formali.
e` un viaggio all`interno di un universo che fumaroli rifiuta di ricondurre alla comoda ma generica etichetta di barocco: le tappe principali sono rappresentate da alcuni grandi, da guido reni a caravaggio a poussin, ma interessanti appaiono anche le soste di fronte alle incisioni delle scuole di anversa e di parigi, agli arazzi dei gobelins. la loro lettura permette di ricostruire l`intero tessuto culturale del secolo, chiamando in causa tutte le arti e tutti i generi di discorso, dalla poesia frivola di marino a quella dotta di urbano viii, dalle favole di la fontaine alle ricerche in ambito musicale dettate dalle restrizioni del concilio di trento, dai trattati di eloquenza alle raccolte di prediche dei grandi artefici della riscossa cattolica.
la nostalgia per un medioevo carico di incanti, di vita bruta e arcana; un clima di storia che partecipa ancora del mito, dove incontriamo cavalieri, castelli, intrighi, malie, e possenti istituzioni quali il tribunale della santa vema: tutte le inclinazioni dell`epoca si riconoscono chiaramente in quest`opera, che e` uno dei grandi testi del teatro romantico.
da quando galileo e newton affermarono che la natura e` scritta in linguaggio matematico, il numero e` diventato il baluardo di ogni certezza, in un mondo dove le certezze in genere tendevano a dissolversi. ma che cos`e` il numero stesso? in questo libro barrow conduce il lettore dapprima attraverso i sistemi di computo delle piu` antiche ed eterogenee culture, in una sorta di iniziazione all`entita` prima, il numero, della quale vuole cogliere la natura. prosegue poi esaminando la posizione delle tradizionali scuole (formalisti, convenzionalisti, intuizionisti) che continuano a confrontarsi sui fondamenti della matematica. infine, lascia intravedere una possibile, nuova prospettiva del platonismo.
i testi teatrali di derek walcott, premio nobel 1992, e in particolare quelli qui pubblicati, sono tappe di un viaggio a ritroso, attraverso le tenebre, verso i primordi. ti-jean e i suoi fratelli fu messo in scena per la prima volta al little carib theatre di port of spain, trinidad, nel 1958 ed e` imminente la sua rappresentazione in italia. sogno sul monte della scimmia ebbe la prima esecuzione al central library theatre di toronto nel 1967. in entrambi l`azione si svolge in un`isola delle indie occidentali.
morte dell`inquisitore (1964) occupa un luogo del tutto a parte nell`opera di leonardo sciascia. la ragione ne fu data dall`autore stesso: . un libro, dunque, fondato su un mistero non del tutto svelato, forse non del tutto svelabile. e inoltre il libro dove sciascia ha disegnato la figura di un suo antenato ideale, l`eretico diego la matina (). il tema dell`inquisizione, infine, rimane (e rimarra` sempre) quanto mai delicato, perche` - come scrisse sciascia stesso con memorabile efficacia - . parole che ci fanno intendere, come meglio non si potrebbe, l`attualita` immediata che questo libro ha per noi e confermano un`altra annotazione di sciascia: .
il ruolo della chimica analitica e` spesso insostituibile nello studio e nel controllo di sistemi, fenomeni e processi naturali e industriali particolarmente complessi, che richiedono una sempre crescente interdisciplinarieta` negli operatori e nei ricercatori addetti. questo fatto ha provocato uno stupefacente progresso nelle moderne tecniche chimiche di analisi e nelle strumentazioni a esse correlate. il volume intende fornire un panorama delle piu` comuni tecniche spettroscopiche di analisi attualmente impiegate nel campo della chimica, al fine di orientare tanto gli studenti quanto gli operatori di molte professioni in via di evoluzione o appena emergenti: dal biologo all`agronomo, al farmacologo o al geologo.
il rapporto tra becky e monty sta vivendo un periodo di profonda crisi. a dividerli, l`incapacita` dell`uomo di affrontare la terribile violenza subita dalla moglie qualche tempo prima. i due decidono di trascorrere l`inverno in una baita nel nord del texas per tentare di ricucire la loro relazione, ma il passato riaffiora prepotentemente con la notizia che uno degli assalitori di becky si e` suicidato in carcere. una morte di cui proprio la donna e` ritenuta colpevole, e per la quale la banda esige vendetta.
un senatore dell`antica roma, giunto al termine della vita, decide di intraprendere la sua ultima impresa: il racconto della storia dell`umanita`. la sua narrazione si incentra sul popolo delle cleft, una comunita` ormai scomparsa di donne che vivevano in una sorta di paradiso terrestre, procreando senza essere fecondate dagli uomini e mettendo al mondo solo bambine, destinate a perpetuare la loro specie. ma la nascita inattesa di una creatura strana e sconosciuta, un maschietto, infrange per sempre l`armonia della piccola comunita`, mettendone a repentaglio l`esistenza stessa. l`ultimo, romanzo di doris lessing, scritto e pubblicato nel 2007 in inghilterra, affronta i temi tipici della produzione letteraria dell`autrice: il rapporto tra uomo e donna, la necessita` che due esseri cosi` simili ma al tempo stesso tanto differenti imparino a vivere fianco a fianco nel mondo, e la constatazione di come i caratteri peculiari dei due sessi producano effetti su ogni aspetto della vita degli individui.
immaginiamo di dover rappresentare, una accanto all`altra, due ruote: una in moto attorno al suo asse e l`altra ferma. se vogliamo mettere un osservatore in condizione di riconoscere quella in moto, dobbiamo far ricorso a una serie di artifici grafici, pittorici, plastici, atti a trasmettere l`informazione desiderata. questo saggio si propone di delineare la storia di questi artifi`ci comunicativi, e soprattutto di rintracciare, in ogni nuovo modello di rappresentazione del movimento, le costanti "mitiche" e i presupposti filosofici che nelle diverse epoche e nelle varie culture hanno costituito per dir cosi` il fondo geologico delle immagini. dai graffiti paleolitici ai capolavori greci, da piero della francesca a raffaello e bernini, dall`impressionismo di monet all`action painting di jackson pollock: le opere d`arte sono qui intese come rappresentazioni indipendenti dal progresso scientifico e tecnologico e tuttavia a esso legate da infinite corrispondenze culturali e percettive, sicche` l`arte finisce con il seguire le scienze e talvolta, sorprendentemente, si trova ad anticiparle.
i "souvenirs d`e`gotisme" furono scritti in sole due settimane, dal 20 giugno a 4 luglio 1832. il contesto nel quale l`opera nasce e` noto: l`esperienza infelice del funzionario nello stato pontificio, la noia di civitavecchia e di roma. dall`inizio stendhal aveva concpito il progetto di raccontare la propria vita. in due lettere a domenico fiore aveva scritto che dopo essere stata il biografo di tanti uomini, voleva scrivere di se`. conosceva bene i fatti della sua vita, ma dichiarava di non conoscerne il protagonista. all`amico confidava di avere un bisogno assoluto di sincerita`, di divertirsi a "descrivere tutte le debolezze dell`animale" senza risparmiare nulla.
in un unico volume due dei racconti piu` emblematici di heinrich von kleist, del 1808 e del 1810. la marchesa di o..., giovane vedova e madre di due bambini, rimasta incinta, viene ripudiata dalla famiglia. paradossalmente la marchesa non sa chi sia l`artefice del misfatto e per questo mette un annuncio sul giornale per invitare il colpevole a farsi avanti... michael kohlhaas e` un ricco mercante di cavalli, "uno degli uomini piu` giusti e insieme piu` terribili del suo tempo" - la germania di lutero - che diventa un ribelle per amore e per necessita` di giustizia. questa nuova versione dei racconti intende riprodurre l`essenzialita` e l`economia della prosa kleistiana, la rapidita` quasi drammatica degli avvenimenti che, piu` che negli altri racconti, fanno pensare al kleist drammaturgo, nel tentativo di rendere la necessita` etica, prima ancora che narrativa, che guida la sua prosa.
"il diario di eva" affiora alla superficie della produzione di twain come un reperto affatto anomalo rispetto sia ai romanzi di avventura, sia agli scritti di satira politica successivamente riscoperti e rivalutati dalla critica. e infatti la storia, narrata in prima persona, di eva nei giorni della creazione del mondo. eva e` figura soave, ciarliera, romantica, "nomina" le cose e gli animali, "inventa" il fuoco e l`amore, da` la parola ad adamo, gli crea attorno il paradiso terrestre, fantastica su di lui e sulla fine di un sogno. un delizioso, affascinate racconto reso ancor piu` poetico dalle illustrazioni d`epoca di lester ralph.
michele serra, coscientemente poetastro, quando non ne puo` piu` di fare il giornalista, scrive e commenta in versi. il gioco gli piace e lo appassiona e almeno un terzo delle poesie del libro sono state confezionate ad hoc: per prendere e prendersi in giro e, talvolta, anche sul serio. una profazione dell`autore e qualche riga d`introduzione alle poesie, aiutano a inquadrare la "poetica" del "poetastro".
in un mondo che sembra improntato all`utilitarismo e indifferente ai principi etici, che pone al vertice dei suoi valori il successo, comunque ottenuto, ha ancora senso parlare di virtu`? la risposta e` racchiusa in una legge della storia: quando una realta` viene a mancare, si torna a sentirne la nostalgia e la necessita`. proprio di tale necessita` si fa interprete gianfranco ravasi che, sulla scorta degli innumerevoli pensatori che nei secoli hanno affrontato questo tema, ha voluto ricostruire una piccola storia della virtu` per riaffermare l`esigenza di riportarla nel cuore oltre che nei discorsi degli uomini. nell`itinerario tracciato da ravasi la storia della filosofia si incrocia con la teologia, l`etica laica con la morale religiosa, l`antropologia con la storia dell`arte, in un cammino verso una pienezza di vita che travalica i confini della fragile natura umana.
"i racconti di tre sentieri per il lago... sono una delle grandi raccolte narrative del nostro secolo. senza saperlo e volerlo, la bachmann si allontano` un poco da se stessa: cancello` o sfumo` l`ossessione in cui aveva vissuto; e l`ultimo racconto, che da` il titolo alla raccolta italiana, e` in qualche modo una riconciliazione con la figura paterna e con l`austria materna, sebbene l`incontro e l`addio siano cosi` dolorosi" (pietro citati).
ci sono opere che hanno letteralmente cambiato il panorama della civilta`, e a questa categoria appartiene senza dubbio l`encyclope`die di diderot e d`alembert. con i ventotto volumi in folio della prima edizione e l`enorme varieta` delle sue 71.818 voci, accompagnate da 2885 tavole, segno` un rivolgimento radicale nel modo di concepire la cultura, presentandosi come la summa dell`illuminismo. ma fu - come subito apparve evidente - anche un`impresa economicamente assai redditizia, e in virtu` dello stesso motivo per cui il governo francese voleva sequestrarla: in odor di eresia, si vendeva perche` sfidava i valori tradizionali e le autorita` consolidate. alle speculazioni dei philosophes, ben presto, fecero quindi da prosaico controcanto le speculazioni di genere assai diverso dei vari editori dell`enciclope`die, che, mossi da un`avidita` senza limiti, rappresentarono la perfetta incarnazione di quella fase della storia economica che prende il nome di "capitalismo selvaggio". ricostruendo la biografia dell`encyclope`die, robert darnton racconta cosi` un`appassionante storia di spionaggio industriale ante litteram, e al tempo stesso compone un magistrale trattato in cui convergono storia del lavoro e dell`economia, storia delle idee e della cultura, e dove trovano risposta domande fondamentali: in che modo si propagarono nella societa` i grandi movimenti intellettuali? che peso ebbero sulla sostanza e sulla diffusione della letteratura la sua base materiale?
non e` strano che patrick leigh fermor dicesse di tenere questo libro "vicinissimo al cuore". all`inizio degli anni trenta leigh fermor aveva infatti attraversato, diretto a costantinopoli, la transilvania, ricavandone la materia forse piu` calda per il suo grande libro di viaggi, tra i boschi e l`acqua. per william blacker, tuttavia, quella stessa regione dell`attuale romania sembra essere non la meta di un viaggio, quanto piuttosto uno stato della mente, o degli occhi. blacker la visita quasi per caso poco dopo la caduta del muro e, incantato da tutto cio` che vede, decide di stabilirsi nel suo distretto piu` remoto, il maramures, adeguandosi a uno stile di vita immutato da secoli. ma il demone dell`irrequietezza lo attrae presto piu` a sud, dove le montagne digradano nelle colline della terra dei sassoni. qui blacker trova un mondo completamente diverso, e assai piu` movimentato. i lindi e inappuntabili sassoni sono in gran parte emigrati in germania, e nelle loro case si e` insediato il popolo degli zingari, la cui capacita` di inventare storie, per poi impersonarle, colpisce almeno quanto l`incapacita` di districarsene. da qui in poi - da quando cioe` nella vita di blacker entrano natalia e marishka, due sorelle diversissime, e ugualmente indimenticabili quella che era cominciata come una serena elegia su un`europa scomparsa si trasforma in una rapsodia zigana: a volte languida, a volte scatenata, ma alla quale in ogni caso e` impossibile non abbandonarsi.
in un`atmosfera tesa e allucinante, misteriosa e ambigua, james realizza con grande maestria una delle sue opere piu` riuscite: solo in apparenza una storia di fantasmi, "ii giro di vite" organizza e lega al suo interno una notevole quantita` di temi. asse privilegiato del racconto e` pero` la ripetizione: i due "revenants" che si accampano sulla scena del romanzo non sono altro che la figura retorica dietro la quale james nasconde, e svela, il problema di cio` che ritorna, cio` che si ripete. attraverso l`utilizzo di una tecnica narrativa "sperimentale" - che adotta il limitato punto di vista dei personaggi - james anticipa i procedimenti metaletterari del romanzo del novecento.
la "filosofia perenne" insegna che ogni cosa, ogni vita e l`anima di ogni individuo rinviano a un`unica realta` divina che sta a fondamento di tutte le cose. ma se vogliamo trovare una testimonianza autentica di tale filosofia non dobbiamo rivolgerci ai filosofi e ai letterati di professione, i quali per lo piu` ne posseggono una conoscenza solo di seconda mano, bensi` a quegli "individui eccezionali" che hanno "deciso di adempiere a certe condizioni, rendendosi pieni di amore, puri di cuore e poveri di spirito": da eckhart ai mistici cristiani, da lao tse ai mistici buddhisti e induisti. dalle opere che di loro ci sono pervenute huxley ha estratto una serie di brani e li ha incastonati in un commento personale.
in tutti e tre i racconti che compongono questa raccolta muriel spark ci proietta in uno scenario molto diverso da quelli altamente anglici a cui ci ha abituati: l`africa, dove si trasferi`, giovane sposa, nel 1937, rimanendovi suo malgrado, a causa della guerra, fino al 1944. l`africa nera di un`asfittica colonia inglese popolata di piantatori con velleita` letterarie e mogli brille e incarognite che dormono sempre con la pistola sul comodino, "posto feroce" che "tira fuori il lato piu` crudele" di ciascuno, e dove avvengono quei continui omicidi fra bianchi che tanto incuriosiscono chi, in patria, ne legge placidamente le cronache sul giornale bevendo il te` del mattino. qui incontriamo la giovane sybil che, catapultata nell`altro emisfero, vi trova proprio la compagna di scuola che detestava di piu`; o daphne, ossessionata dal grido funereo e premonitore dell`uccello va`-via: giovani donne che guardano con spietato disincanto il malevolo consorzio umano che le circonda.
nella roma "citta` aperta" occupata dai tedeschi dopo l`8 settembre 1943 spadroneggiano le ss di kappler e i soldati della wehrmacht; ma nella citta` giudicata cinica e indolente e` una nuova leva di giovanissimi, ragazzi e ragazze, ad animare la ribellione per "rendere la vita impossibile all`occupante". molti di loro avranno ruoli di primo piano nelle vicende politiche e culturali del nostro paese nel dopoguerra. questo libro racconta le scelte e i contrasti all`interno dei grandi protagonisti in campo: i comandi nazisti, l`esercito alleato sbarcato ad anzio, i partiti antifascisti, il vaticano. grazie a fonti ufficiali a lungo dimenticate, conversazioni telefoniche intercettate, lettere, diari di adolescenti, prendono voce gli uomini e le donne che vissero nove mesi di paura, di fame, di morte, ma anche di passioni, di innamoramenti e persino di speranze. e il grande affresco di una tragedia dell`italia moderna, per molti aspetti ancora da scoprire.
"sono cose che ancora non si possono dire". questa affermazione di cesare luporini, una delle teste pensanti del pci nel secondo dopoguerra, risale a un`intervista radiofonica sull`"affaire gentile" rilasciata nel 1989, a quasi cinquant`anni di distanza dai fatti. bene, chi vive in italia e` abituato a delitti politici preparati, eseguiti e poi coperti in un`atmosfera acquitrinosa, dove nessuno per certo e` innocente, ma un colpevole sicuro non esiste. eppure, l`assassinio di giovanni gentile in quel freddo aprile del 1944 rimane un cold case diverso da tutti gli altri - che l`indagine di luciano mecacci, condotta anche su documenti inediti, riapre in modo clamoroso. tutto, in questa ricostruzione, e` perturbante. i moventi, molto meno limpidi - o molto piu` umani - di quanto fin qui si e` tentato di far credere. la scena del delitto, cioe` la firenze cupa e claustrofobica occupata dai tedeschi. e naturalmente gli attori. qualcuno ha discusso, deciso, agito: ma come, fino a che punto, perche`? le figure che appaiono sul palcoscenico sono numerose, e molto diverse fra loro. oscuri gappisti. feroci poliziotti. informatori. doppiogiochisti. e al centro di tutto, il meglio dell`intellighenzia italiana di allora: luporini, certo, ma anche eugenio garin, antonio banfi, mario manlio rossi, guido calogero, ranuccio bianchi bandinelli, concetto marchesi.
"dalla a di gianni agnelli alla z di federico zeri, alcune decine di conversazioni, interviste, dialoghi, e magari anche chiacchiere, con illustri contemporanei quali roberto longhi, aldo palazzeschi, giovanni comisso, mario soldati, cesare brandi, federico fellini, luciano anceschi, luchino visconti, alberto moravia. e notevolissimi coetanei, o quasi - da calvino e testori e pasolini, a parise e manganelli e berio -, coi quali ci si ripromettevano lunghe polemiche anziane davanti a un bel camino acceso, con vino rosso e castagne e magari cognac. invece, la storia giro` diversamente. e cosi`, oltre ad alcuni coetanei vitali e viventi, eccoci qui con care e bizzarre memorie evidentemente prenatali: dossi, tessa, puccini, d`annunzio, e la mia concittadina vogherese carolina invernizio, nonna o bisnonna di mezza italia letteraria." (alberto arbasino)
pregio di plauto e` la sua prodigiosa ricchezza linguistica: i giochi di parole, le assonanze, i doppi sensi; le espressioni che spaziano dall`arcaico al neologismo, dalle deformazioni grottesche a volgarita` che oggi si direbbero surreali; la magistrale padronanza delle possibilita` musicali della parola, lo scoppiettante incalzare dei dialoghi. tutto questo, insieme alla comicita` esplicita e prepotente e alla rapidita` del movimento scenico, comunica alle commedie plautine una verve irresistibile. il teatro di plauto e` stato un importante modello per quello rinascimentale e per la successiva commedia dell`arte, fornendo una galleria di tipi e di situazioni cui hanno attinto, nei secoli, autori italiani e anche europei. introduzione e note di margherita rubino. traduzione e saggio critico di vico faggi.
"l`esile volume di 146 pagine sfidava la nostra immaginazione di diciottenni innamorati delle visioni di jim morrison e di william blake con una visionarieta` ironicamente erudita, minuziosa fino a sembrare perversa e abbastanza vaga da spingerci a cercare di decifrarla come una lingua straniera. ora `finzioni` torna in una nuova e splendida versione italiana accresciuta dai tre racconti che borges vi aggiunse ... e a percorrere di nuovo i sentieri biforcuti dell`argentino, a rileggere certi memorabili attacchi, ci si accorge non solo che il loro potere pacatamente incantatorio e` immutato, ma in qualche modo si e` ramificato, come in un racconto di borges. che cosa e` successo? solo che quasi tutta la letteratura degli ultimi quarant`anni, da calvino a pynchon a molina a infiniti altri, si e` confrontata o scontrata con l`universo onirico e lievemente delirante scaturito da `finzioni`." (giuseppe montesano)
dai vent`anni e fino alla morte lo scrittore milanese carlo dossi (1849-1910) appunto` su certi quadernoni azzurri tutto quello che vedeva, tutto quello che pensava, tutto quello che sapeva. per esempio, per quanto riguardava l`attivita` sessuale di vittorio emanuele ii, scrisse: "vittorio emanuele fu uno dei piu` illustri chiavatori contemporanei. il suo budget segnava nella rubrica donne circa un milione e mezzo all`anno mentre nella rubrica cibo non piu` di 600 lire al mese. a volte, di notte, svegliavasi di soprassalto, chiamava l`ajutante di servizio, gridando `una fumna! una fumna!` - e l`ajutante dovea girare i casini della citta` finche` ne avesse una trovata, fresca abbastanza per essere presentata a s.m." gli stupri del re d`italia. l`immoralita` dei politici. la vacuita` dei filosofi. le bassezze degli insegnanti. la cretineria dei burocrati. il principe degli scapigliati racconta l`italia tra ottocento e novecento, degna madre di quella di oggi. con una nota di alberto arbasino.
per lungo tempo siamo stati costretti a sospettare che i progetti, i disegni, gli oggetti, le fotografie, le riviste di ettore sottsass, oltre a stupire e a innovare, raccontassero una storia. poi, alla fine della sua lunga vita, sottsass quella storia ha cominciato a scriverla - partendo da molto lontano. e cosi`, in queste schegge di un`autobiografia pensata come testamento, sottsass manovra una scatola ottica di cui lui solo sembra conoscere il funzionamento, e la usa per proporre al lettore, in un ordine solo apparentemente capriccioso, le immagini della sua infanzia e della sua giovinezza. la materia di cui il racconto e` fatto - i primi anni in austria, l`arrivo a torino, le retrovie e il fronte di una guerra a meta` orrenda e a meta` farsesca, e la milano del dopoguerra, e l`america, e la nascita del design contemporaneo - basterebbero a giustificarlo. ma a colpire, e subito a incantare, e` il fuori campo con cui sottsass accompagna ogni rievocazione: una voce ironica, beffarda, sorniona, che sembra sempre condurre a una conclusione gia` scritta, ma all`ultimo momento scarta verso il paradosso - riuscendo, ogni volta, a sorprendere. chi tiene fra le mani questo libro, dice sottsass in una sua breve introduzione al testo, tiene fra le mani (forse) un uomo nudo. la parentesi - e non potrebbe essere altrimenti - autorizza dunque un dubbio: per scioglierlo, non resta che cominciare a leggere.
"questa non e` una storia dell`india. di quel paese, quando salpai alla sua volta, sapevo all`incirca quanto ricordavo dagli anni di scuola: che c`era stato un ammutinamento, per esempio, e che a vederlo sulla carta somigliava un po` a un cervino capovolto; rosa, perche` lo governavamo noi". intorno alla meta` degli anni venti, senza alcuna preparazione e nemmeno una vaga idea di quello che lo aspetta - unico requisito richiesto, oltre alla cittadinanza inglese, era la somiglianza con il vichingo olaf, personaggio leggendario di un romanzo di rider haggard -, il giovane ackerley decide di partire per l`india, accettando di rivestire l`improbabile ruolo di segretario privato del maharaja di chhokrapur: invisibile staterello che oggi sara` vano cercare sulle carte, "posto che sia mai esistito". infantile, lussurioso, ossessivo, smanioso di assoluto e occidentalista all`estremo, sua altezza assillera` ackerley con le domande piu` impensate e sulle questioni piu` insondabili, non ottenendo nient`altro che una serie di evasive risposte, ma trovando quello che forse, in fondo, cercava: un amico. degli incontri giornalieri con il maharaja e con gli altri non meno irresistibili personaggi che frequentano la sua corte e` fatto questo libro: piu` che un diario di viaggio, un`esilarante e indimenticabile commedia di costume, e insieme una preziosa testimonianza involontaria sull`india al tramonto della colonizzazione.
chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sara` trovato a chiedersi almeno una volta perche` le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione piu` semplice - e cioe` non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. a tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. non e` infatti la fragile e indifesa eleanor vance a scegliere la casa, prolungando l`esperimento paranormale in cui l`ha coinvolta l`inquietante professor montague. e la casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, eleanor vance.
tutto sembra tranquillo alla periferia di indianapolis, quando eleanor hilliar sente suonare alla porta di casa: non sa che la sua vita sta per trasformarsi un orribile incubo... i fratelli glenn e hank griffin con il loro complice rob in fuga dal carcere federale di terre haute, prendono in ostaggio l`intera famiglia hilliard: quelle che seguono sono ore disperate, scandite da un crescendo di tensione e di colpi di scena, e dalla rabbiosa contrapposizione tra un onesto padre di famiglia e una banda di balordi senza futuro. il romanzo ha visto una trasposizione teatrale di grande successo, interpretata a broadway da paul newman prima del suo esordio cinematografico. nel 1956 william wyler ne trasse un celebre film con fredric march e humphrey bogart, e nel 1990 segui` un remake diretto da michael cimino e interpretato da anthony hopkins e mickey rourke.
(giorgio manganelli)
sono scritti che vanno dalle poesie e pagine di diario del nietzsche quattordicenne ai primi saggi di riflessioni sulla storia e sull`arte. e` anche evidente in questa fase il suo interesse per il mondo della mitologia nordica e germanica, come pure la tendenza a elaborare in composizioni poetiche i pensieri ispiratigli da personaggi storici e dalle figure di grandi artisti.
una vincita insperata in un casino` sul confine tra la cambogia e la thailandia, e robert, un giovane insegnante inglese in vacanza, decide di non tornare piu` al torpido grigiore del sussex. resta in cambogia come barang a tempo indeterminato: uno dei tanti espatriati occidentali che , cercando la felicita` in un mondo che non potranno mai comprendere appieno e che di solito li trascina alla deriva. e anziche` la chiave d`accesso a una nuova vita, quella vincita si rivelera` l`innesco di una reazione a catena destinata a coinvolgere un americano incongruamente elegante, un poliziotto dal lugubre passato e la rampolla di un ricco cambogiano.
fra i grandi cantori del male, di ogni epoca e lingua, un piccolo posto spetterebbe di diritto a t. f. powys. nessuno scrittore del novecento e` infatti riuscito a mostrare con la stessa infernale precisione dove il male si annidi, per quali vie insospettabili agisca e quale effetto possa avere sugli uomini, cosi spesso ignari di perpetrarlo. come sempre powys non ha bisogno di nominare il diavolo per farci avvertire la sua presenza: gli basta un dialogo smozzicato, un boccale di birra, l`odore del fieno. ma forse mai come in questo breve romanzo degli anni venti la sua arte di narratore ha sfiorato la perfezione - con le sue accelerazioni improvvise, con i suoi giganteschi understatement e il suo humour di pece; con la sua capacita` di muovere implacabilmente, e senza mai cedere al pathos, una ragnatela di personaggi nello spazio so di un piccolo villaggio fuori dal tempo. e ancora oggi nella terribile concretezza di queste storie riconosciamo uno dei rari scrittori metafisici del novecento.
(leone ginzburg). la piu` autentica epopea narrativa della letteratura moderna. sullo sfondo della crisi europea degli inizi dell`ottocento, si intrecciano le vicende dei membri di due famiglie dell`alta nobilta` russa, i bolkonskij e i rostov, fra i quali emergono le figure di natasa rostova, andrej bolkonskij e pierre bezuchov. tolstoj accompagna i tre protagonisti, simboli dell`armonia del mondo, attraverso balli, battaglie, matrimoni, morti, partecipando direttamente alle loro inquietudini e dando voce ai moti interiori del cuore.
come schegge proiettate dall`esplosione di un secolo che si avvia facinorosamente alla fine sono le 42 microbiografie che compongono questo libro: gandhi e chaplin, leonid teljatnikov o jacques lusseyran, montagu norman o rathenau e perfino nuvolari.
molti si accorgono dell`esistenza delle formiche solo quando ne trovano una nella zuccheriera e se ne ritraggono inorriditi, ma per ho?lldobler e wilson, che al loro studio hanno dedicato la vita intera, questi minuscoli insetti sono una continua fonte di meraviglia e di scoperte. in modo speciale le attine tagliafoglie, dalle stupefacenti caratteristiche: grazie al fatto che vivono in popolazioni di milioni di individui organizzati in un elaborato sistema di caste e che possiedono uno degli apparati di comunicazione piu` complessi fra quelli noti nel mondo animale, le tagliafoglie sono infatti una delle espressioni piu` compiute del superorganismo sulla terra. guidati dalla mano esperta e sicura dei due mirmecologi, scopriremo come le tagliafoglie abbiano inventato una forma di agricoltura 5060 milioni di anni prima dell`uomo, coltivando nei loro nidi un fungo con cui hanno instaurato uno dei piu` riusciti rapporti simbiotici in natura. le osserveremo nei meandri delle loro metropoli sotterranee, vaste quanto un campo da calcio e con migliaia di camere collegate da un dedalo di cunicoli, o nelle spedizioni di foraggiamento, quando all`imbrunire interminabili colonie di operaie, seguendo tracce olfattive, corrono a ranghi serrati lungo piste tenute libere dalla vegetazione verso il bersaglio prescelto, spesso distante centinaia di metri. e ci sembrera` di percepire il sottofondo di stridulazioni prodotto da migliaia di mandibole che, affilate come rasoi e manovrate con precisione geometrica, ritagliano le foglie di un grande albero riuscendo in poche ore a ridurre a un nudo scheletro la sua chioma rigogliosa.
grazia deledda e` stata una delle maggiori scrittrici italiane, in grado di raccontare l`ambiente rurale della sua terra d`origine - la sardegna piu` aspra e in particolare la citta` di nuoro - e i drammi naturali della vita di ogni uomo. nel descrivere la vicenda del servo efix e delle tre sorelle pintor, dame di nobili origini ormai decadute, le cui vite vengono sconvolte dal ritorno in seno alla famiglia del nipote giacinto, grazia deledda ci consegna una piccola grande epica della fragilita` umana e del dolore dell`esistenza, facendo della sardegna una potentissima miniatura dell`italia intera.
dalla turchia ai palcoscenici di tutto il mondo: la vita di leyla gencer, una delle voci piu` appassionate della storia della lirica degli anni cinquanta-ottanta, e` stata tutta all`insegna della passione per il canto. una passione che viene ricostruita in questo libro attraverso interviste ad artisti, collaboratori, amici: dall`infanzia tra le colline del bosforo agli studi al conservatorio di istanbul, dal matrimonio con ibrahim gencer al debutto nei primi anni cinquanta ad ankara e poi al teatro san carlo di napoli, all`intenso legame artistico con il direttore gianandrea gavazzeni. per cinquant`anni leyla ha cantato alla scala nei ruoli piu` celebri del bel canto e nei teatri di tutto il mondo, in europa e in america. dopo il ritiro dalle scene negli anni ottanta ha contribuito alla creazione dell`accademia del teatro alla scala, di cui e` stata direttrice, per volonta` di riccardo muti, e dove ha insegnato fino alla morte a milano nel 2008. in queste pagine il ritratto di un`artista di grande spessore, dipinto con affetto e competenza da una giornalista che fu legata a leyla da una lunga e profonda amicizia.
individuare un volto in mezzo alla folla e` cosi` facile che lo si da` per scontato. ma come cio` sia possibile resta uno dei grandi misteri della scienza. la visione e` coinvolta in un`infinita` di azioni compiute dal cervello. spiegarne il funzionamento non svela soltanto il semplice modo in cui vediamo, ma moltissimo altro. richard masland, un pioniere nel campo delle neuroscienze, affronta questioni fondamentali sul modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni (come percepisce, apprende e ricorda) attraverso un attento studio della vita interna dell`occhio. prende in considerazione tutto cio` che accade in esso, da quando la luce colpisce la retina fino alle sofisticatissime reti neurali che trasformano quella luce in conoscenza, per definire infine cosa un algoritmo informatico deve saper fare per poter essere definito davvero . lo sappiamo quando lo vediamo e` un`indagine approfondita ma accessibile a tutti su come il nostro corpo riesca a dare un senso al mondo.
il male che si accanisce contro giobbe non puo` piu` essere concepito come una punizione, poiche` egli non ha commesso alcun delitto; non puo` piu` essere una vendetta, poiche` egli non ha colpito nessuno. nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. resta solo il grido rivolto a dio come il modo piu` radicale della domanda. la stessa che egli porta nell`etimo del suo nome: giobbe significa nella lingua ebraica domanda che sovrasta ogni possibile risposta. . il grido di giobbe accade quando le parole sono costrette al silenzio, spezzate dal trauma del male. esso non e` indice di rassegnazione ma di lotta e di resistenza. dopo la notte del getsemani e il gesto di caino, con il grido di giobbe continua l`intenso e sorprendente viaggio di massimo recalcati lettore della bibbia, impegnato a rintracciare l`eredita` piu` profonda del pensiero psicoanalitico che si concludera`, a breve, con un`ampia e attesa opera.
ungenach e` il nome della sconfinata proprieta` fondiaria nell`austria superiore toccata in eredita` ai due fratelli zoiss. ma, ancorche` ricchissimo, splendido agglomerato di frutteti, campi coltivati, boschi, cave, tenute e fabbricati rurali, ungenach e` precisamente quello che ha spinto i due zoiss a fuggire il piu` lontano possibile: karl in africa, robert negli stati uniti. per karl, infatti, rimanere a ungenach , e per robert ungenach e` - anche il padre, del resto, per tutta la vita . immensa devastazione, , , ungenach e` il labirinto ossessivo dei ricordi e della mente, l`aborrito luogo dell`origine. e, rimasto unico erede dopo la morte del fratello, robert si sbarazzera` di tutto con una sconcertante donazione, compiuta e, beffardamente, a favore di una trentina di assurdi beneficiari, fra cui un , quattro carcerati e un ricoverato in manicomio. un atto liberatorio che, di fatto, causera` l`irreversibile estinzione di ungenach, fosco compendio di ogni realta` fisica e mentale - .
da gottfried benn, che ha sempre scompaginato tutte le categorie, e che ha bollato l`io come , non ci si poteva certo aspettare una compita autobiografia che raccontasse gli eventi di un`esistenza. il paesaggio biografico di benn e` quello del suo alter ego ronne, , che non riesce piu` a sopportare ne` ad afferrare la realta`, . un uomo che non possiede ormai , e che solo a tratti, in una perpetua doppia vita, riesce a ritrovare un`identita`, . questo libro, insieme bilancio e breviario d`artista, ma anche definitiva resa dei conti con la germania - come il solo nietzsche, prima, aveva osato -, e` un prisma da cui promanano bagliori di pensiero e poesia, vertice di quella di cui benn e` stato solitario cultore nel suo secolo. e proprio lui, avulso come nessun altro dall`, fa affiorare, pagina dopo pagina, il profilo di un`epoca: . una crisi che non puo` trovare una se non nella forma: . con un saggio di roberto calasso.
. questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di frost come di molti suoi versi - estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. recita un suo verso. cosi`, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette - del verso libero diceva che era come -, c`e` sempre qualcos`altro. qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. sara` per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. in questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avra` modo di incontrare il maggiore poeta americano del novecento, diventato paradossalmente, come tutto cio` che lo riguarda, il piu` `moderno`, forse perche` il piu` refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti.
sebald si e` spesso presentato ai lettori nei panni del viandante saturnino, sulle tracce degli autori prediletti oppure intento a ricostruire le traiettorie di esistenze errabonde e sradicate, attraverso paesaggi sempre vividamente descritti, si tratti del suffolk o di una citta` italiana. in realta` e` stato soprattutto un viaggiatore nel tempo, perche` : e se la storia obbedisce a leggi imperscrutabili, resta quanto meno la possibilita` di cogliere, vagabondando in liberta` attraverso il passato, barbagli di una verita` che ci sarebbe altrimenti negata. accade quando sebald, in corsica, scopre il tenace rapporto - perturbante per noi che tendiamo a sbarazzarci della memoria come di una zavorra - che li` da sempre si intrattiene con i morti, e in particolare la sorprendente figura dell`acciatore, vero ponte fra la vita e l`aldila`. o quando la cronaca - fissata nei diari - del viaggio da praga a parigi compiuto da kafka nel 1911 insieme a max brod gli si rivela misteriosamente un riverbero dei suoi stessi ricordi, al punto che le varie tappe gli sono . o, ancora, quando grazie a nabokov, incarnazione del senso piu` vertiginoso dell`esilio, comprende che . laddove, come in queste pagine, l`impresa abbia successo, si attinge infatti .
guardano il cielo stellato ma non si meravigliano, sono angosciati dall`esistenza ma non sono tragici, elaborano ricette ma non redigono nuove tavole della legge, parlano di tutto ma non di noi. i contemporanei non ci sono attuali. sono i classici i competenti in umanita` e i maestri di saggezza: con i loro precetti - obbedire al tempo, seguire il demone, conoscere se stessi, non eccedere, conoscere la natura - ci soccorrono nel rispondere alla domanda di agostino: . sono i classici che, liberandoci dalla saturazione e dalle spire del presente, ci ricollegano alla memoria dei trapassati e ci interpellano sulla responsabilita` verso i nascituri, rendendoci partecipi di quella grande comunita` - res publica maior la chiamava seneca - che ci precede e ci eccede. il libro spinge questa riflessione fino ai nostri giorni. intercetta le domande dei giovani, abitati da una divorante ansia di verita` e chiamati a una missione supplementare e difficile: arrivati in un mondo fatto su misura per i loro padri, devono costruirne uno per loro stessi e per i loro figli. torna cosi` attuale l`invito che max weber, echeggiando la saggezza classica, rivolse ai giovani nei giorni segnati dalle macerie della prima guerra mondiale. alla loro domanda: , rispose semplicemente: .
alla propria croce ha dedicato, oltre al contributo alla critica di me stesso, numerosi luoghi delle sue opere, della corrispondenza e, soprattutto, del diario che per oltre quarant`anni ha tenuto nell`austero intento di se` stesso. ritagliando da queste fonti i passi piu` rivelatori, con una finezza pari alla sua competenza, giuseppe galasso ha costruito un`antologia capace di farci vivere dall`interno l`ininterrotto dialogo che croce ha intrattenuto con se` stesso e di svelarci cosi` le ragioni profonde di un`attivita` tanto prodigiosa. un`attivita` che nasce da un`intima tendenza per la letteratura e per la storia e che, dopo avergli consentito di superare gli anni dolorosi e cupi successivi alla scomparsa dei genitori e della sorella nel terremoto del 1883, varca i confini dell`erudizione per poi aprirsi alla vita politica e sociale. anche di questo ruolo centrale sulla scena pubblica cogliamo qui i risvolti piu` personali e segreti: dall` che gli deriva nel 1925 - dopo il rifiuto di sostituire gentile come ministro dell`istruzione - dal , al senso di liberazione suscitato dall`arresto di mussolini, sino all`emblematica confessione del 1951: . prefazione di piero craveri.
nel leggere le testimonianze di questi contadini friulani, uomini e donne, vissuti tra `500 e `600, si e` afferrati, come lo furono gli inquisitori, dallo stupore che si prova di fronte a qualcosa di assolutamente inaspettato. racconta il benandante paolo gasparutto . spinti dal destino perche` nati con la camicia - cioe` involti nel cencio amniotico - i benandanti combattevano in spirito, tre o quattro volte all`anno, armati di mazze di finocchio, contro gli stregoni armati di canne di sorgo, per assicurare l`abbondanza dei raccolti. gli inquisitori si convinsero che dietro questi racconti si nascondeva il sabba diabolico: i benandanti non erano nemici di streghe e stregoni, come affermavano, bensi` streghe e stregoni essi stessi. dalle voci di anna la rossa, di olivo caldo, di michele soppe e di tanti altri, pur filtrate dai notai dell`inquisizione, emerge uno strato profondo di credenze contadine, altrove cancellate. oggi i benandanti, per tanto tempo dimenticati, viaggiano in spirito per il mondo: dall`europa, alle americhe, alla cina.
la scelta di testi che qui presentiamo nella bellissima traduzione di roberto sanesi ci riporta all`origine della poesia inglese, a quel ricco corpus di poemi e composizioni in versi che, benche` poco noti al grande pubblico, rappresentano il punto di partenza di una storia millenaria. tutto comincia nel periodo in cui si chiude l`epoca romana e nell`isola imperversano iuti, angli e sassoni. in questo mondo dominato dalla guerra e dalla violenza prende piede il cristianesimo che ha fra gli altri il merito di promuovere la scrittura di testi che fino a quel momento il poeta, membro dell`e`lite e vicino al re, si limitava a declamare. beowulf, l`inno di c?dmon, i racconti delle battaglie di brunanbuhr, di finnesbuhr e di maldon, gli enigmi e gli incantesimi, scritti in una lingua diversa dall`inglese, in un periodo in cui l`unita` nazionale e quella culturale non si erano ancora costituite, .
quando una sera di settembre arriva in uno sperduto borgo della dordogna non lontano da lascaux - mentre torbide piogge sferzano le finestre e la gran de beune scorre melmosa giu`, alla base della falesia -, il narratore, giovane maestro fresco di nomina, subito sa di aver varcato una misteriosa linea di demarcazione, e che per lui e` iniziato un viaggio nel tempo, in che suscita . glielo suggeriscono i pescatori e cacciatori che paiono usciti da antichi fabliaux, he`le`ne, la locandiera, , e yvonne, la tabaccaia, alta e bianca - -, abbondante e florida come le uri, corvina ma con gli occhi chiarissimi, che suscita in lui un lancinante, selvaggio desiderio. il maestro la spia quando, regale come sempre, i tacchi alti che infilzano le foglie cadute, attraversa prati e boschi per raggiungere il suo amante, sogna di possederla, di sventrarla, tanto lussuria e ferocia primitiva si rivelano d`improvviso intimamente legate. non a caso il sopraggiungere di yvonne puo` essere annunciato da un corteo di bambini incappucciati che inalberano nel gelo della campagna il trofeo di una volpe morta e vi danzano intorno, e seguito da oscene visioni. perche` se yvonne e` il desiderio stesso in tutta la sua immane potenza, la sessualita` come cerimoniale sciamanico e sacra trance, il borgo di calstenau e` il viscerame del mondo, l`incisione rupestre capace di riportarci ad antiche cosmogonie, all`animalita`, al primitivo - all`immemorabile origine di tutto.
fra il seicento e la fine del settecento, nasce e si sviluppa in francia un genere che subito raggiunge picchi mai eguagliati in seguito: il ritratto. in poche righe vengono disegnati profili non meno memorabili di quelli di certi personaggi di romanzo. ma qui si tratta, molto spesso, di persone illustri. di questi scritti cioran era un conoscitore portentoso: nessuno dunque meglio di lui avrebbe potuto, attingendo al vasto giacimento dei me`moires, allestire una galleria al tempo stesso cosi` personale e cosi` essenziale: dall`ineguagliabile saint-simon, , a madame du deffand, soavemente feroce sulla marchesa du chatelet; da madame de genlis - che ritrae un rousseau acrimonioso, ipocrita e vanitoso - a rivarol, implacabile su mirabeau; da talleyrand, , a madame de stael e a de pradt, che vede lo spirito di napoleone come ; da chateaubriand, che infierisce su talleyrand, a benjamin constant e a sainte-beuve - per terminare con tocqueville. con una luminosa osservazione a fare da guida: .
pubblicato per la prima volta nel 1976, ritorna con una postfazione. nel frattempo, tradotta in ventisei lingue, la vicenda del mugnaio friulano domenico scandella detto menocchio, messo a morte dall`inquisizione alla fine del cinquecento, ha fatto il giro del mondo, mostrando come sia possibile, attraverso gli archivi inquisitoriali, cogliere le voci di individui che spesso non compaiono, o compaiono solo in maniera indiretta, nella documentazione storica: dai contadini alle donne. il mugnaio menocchio era senza dubbio una figura straordinaria, percepita come anomala anche dai suoi compaesani; l`ampiezza delle sue letture, la ricchezza delle sue reazioni ai libri, l`audacia delle sue idee non finiscono di stupire. ma anche un caso eccezionale (qui sta la scommessa del libro) puo` gettar luce su problemi di vaste dimensioni: dalla sfida alle autorita` in una societa` preindustriale all`intreccio fra cultura orale e cultura scritta. come chiarisce la nuova postfazione, e` stato letto retrospettivamente come un esempio di microstoria. ma lo scopo di quest`esperimento di scrittura della storia era, ed e`, quello di far arrivare al lettore la voce di menocchio: .
non esiste civilta` o comunita` umana che non sia stata affascinata dalle vestigia dei propri predecessori. ci siamo sempre relazionati con il passato: e` il canovaccio da cui prende le mosse lo spettacolo della nostra vita, senza cui ci sentiamo smarriti. attraverso il racconto di otto sensazionali scoperte, michael scott ripercorre la storia dell`archeologia moderna - dalle spedizioni coloniali agli scavi all`avanguardia di oggi - portando alla luce trappole, maledizioni e tesori sepolti lungo il percorso. scopriamo perche` periodi e luoghi diversi hanno catturato la nostra attenzione e la nostra immaginazione fino all`ossessione. incontriamo i personaggi, alcuni celebri e altri dimenticati, al centro dei piu` famosi e avventurosi ritrovamenti - come la stele di rosetta, i guerrieri di terracotta, machu picchu. indaghiamo su antiche e misteriose impronte umane, su catastrofici naufragi, su mitiche principesse e su sorprendenti e dimenticati rituali come chiavi di accesso alle meraviglie delle civilta` del passato. per toccare con mano come le grandi scoperte archeologiche non coinvolgano soltanto grandi dosi di coraggio, determinazione e preparazione, ma anche pressioni geopolitiche, conoscenza locale, scelte etiche discutibili e tanta, tanta fortuna! abbracciando in un solo sguardo milioni di anni e una miriade di paesaggi, dalle giungle del sud america agli altipiani ghiacciati dell`asia centrale, scott rivela quanto la scoperta del passato sia sempre intrecciata con la storia del nostro presente e perche`, come dice indiana jones, la x non indica mai il punto dove scavare.
Lindau, 1995, IT. Panoramica sul cinema brasiliano delgi annoii sessanta: dal cinema Novo al cinema Marginal.
nel 1952 nabokov viene invitato a tenere a harvard la seconda parte di un corso di storia della letteratura, che doveva di necessita prendere avvio dal don chisciotte. docente ormai sperimentato, ma sempre anomalo e temerario, nabokov si premura anzitutto di spiazzare il suo uditorio: liquida in fretta, non senza guizzi beffardi, quelle coordinate storico-letterarie e geografiche che qualsiasi probo universitario riterrebbe essenziali; ridimensiona l?importanza del don chisciotte, ascrivibile ai suoi occhi solo al protagonista, che "spicca cosi magnificamente sulla linea dell?orizzonte letterario"; e, ligio al suo compito di "guida ciarliera dai piedi stanchi", pilota imperiosamente i seicento studenti-turisti verso il clou della visita. vale a dire la fabbrica del romanzo, la sua architettura, indagata attraverso gli "espedienti strutturali" - dal riuso di vecchi romances ai vividi dialoghi, dal tema cavalleresco alle novelle interpolate - che ne garantiscono la coesione. con la feroce, minuziosa passione del detective e del filologo, nabokov si spinge fino a schedare i quaranta episodi in cui don chisciotte appare nelle vesti di cavaliere errante per calcolare il numero di vittorie e di sconfitte: esercizio tutt?altro che ozioso, visto che dal risultato - venti e venti, equilibrio perfetto - affiora il "senso segreto della scrittura". nient?altro, del resto, conta nelle questioni letterarie, nient?altro il buon lettore deve cogliere, se non "il misterioso fremito dell?arte".