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e` con il suo diario da ragazzo, non ancora scrittore che singer scopre la sua vocazione a narrare, a reinventarsi la favola della vita nella miseria e nell`angustia del ghetto di varsavia. singer, emigrato negli stati uniti nel 1935, quando in europa cominciava a soffiare la tempesta hitleriana, rivive con dolcezza, arguzia e forza una lontana stagione della sua vita.

quale rapporto esiste tra la dimensione teatrale e quella dionisiaca? e in che senso la rappresentazione drammatica costituisce un fenomeno di comunicazione sociale storicamente determinata? questi sono alcuni interrogativi di fondo cui il testo cerca di rispondere, riconsiderando il fenomeno teatrale dell`antichita` classica nei suoi aspetti mitici, cultuali e simbolici, aspetti molto spesso occultati dalle interpretazioni piu` tradizionali della storia del teatro. partendo dai lavori profondamente innovativi di studiosi quali kere`nyi, brelich, vernant, sabbatucci, vidal-naquet, il libro affronta la complessa questione del rapporto - allo stesso tempo cifrato, assente, evidente - che esiste tra dioniso e il teatro ateniese in una prospettiva storico-antropologica e storico-religiosa. prospettiva che mira a restituire non il teatro greco, ma anche la stupefacente figura del suo dio al loro significato piu` autentico. di riflesso, l`elemento distintivo di questo libro e` costituito dalla novita` dello sguardo che riesce a cogliere una trama di valori inediti (e in qualche misura insospettabili) in uno dei momenti piu` alti della cultura occidentale.

joanna bourke appartiene a quella recente leva di storici che ha cambiato il modo di considerare la guerra, spostando l`accento sulla dimensione individuale. il suo precedente volume, "le seduzioni della guerra" (carocci), era dedicato all`esperienza dell`uccidere. ora anche questa breve "storia" intende raccontare la seconda guerra mondiale piu` che secondo l`usuale prospettiva politico-militare, come immane disastro delle persone e delle popolazioni che vi sono state coinvolte.

riccardi lavora da sempre a un disegno d`ampio respiro poematico, dove trova netto risalto questo libro, la cui narrazione in versi si ambienta nei due luoghi essenziali di una precisa geografia poetica: la campagna parmense del podere di cattabiano e quella che fu la "piccola stalingrado", cioe` sesto san giovanni. ed e` una narrazione poetica di sorprendente energia, all`interno della quale si stagliano, nella mitologia industriale dei quattro grandi stabilimenti, le imponenti presenze delle macchine e degli automi, i "bagliori dei forni e dei laminatoi", i congegni della produzione azionati da uomini che vivono la fabbrica come "la bolgia dei vivi".

si puo` dire che nessun tema sia al centro del dibattito filosofico internazionale come quello della comunita`: dal "com`unitarismo" americano all`etica della comunicazione di habermas e apei, al decostruttivismo francese di derrida e nancy. e tuttavia, in nessuno di questi casi il concetto di comunita` e` stato interrogato a partire dal suo originario significato etimologico: "cum munus". e quanto tenta in questo libro l`autore, attraverso una "controstoria" della filosofia politica che ha per oggetto non solo l`opera di hobbes, rousseau, kant, heidegger e bataille, ma anche quella di h?lderin e di nietzsche, di freud e di canetti, di arendt e di sartre. questa riedizione e` arricchita da un saggio sul rapporto tra comunita` e nichilismo.

questo libro e` un tributo alle montagne piu` importanti d`europa e fra le piu` belle del mondo: le alpi. queste montagne vengono celebrate grazie ad un apparato iconografico realizzato appositamente per quest`opera, immagini che permettono di non perdere nessun dettaglio delle maestose pareti, delle rupi, delle gole, dei crepacci fotografati in quota lungo tutte le stagioni dell`anno.

una famiglia che pullula di svitati, un codazzo di parenti e amici e servitori, una villa monumentale in mezzo a un parco. sono gli ingredienti di questo romanzo di shirley jackson, che si apre con i protagonisti - di tutte le eta` e affetti da ogni forma di mania - di ritorno dal funerale del figlio di mrs. halloran, che, dice serafica la piccola fancy, la nonna ha buttato giu` dalle scale: per tenersi stretta la villa. come se non bastasse, poco dopo zia fanny riferisce di aver avuto un incontro in giardino con il padre, defunto da tempo, il quale le ha annunciato che la fine del mondo e` imminente e che loro saranno gli unici a salvarsi. e non e` finita: qualcuno va a riferire la notizia in citta`, ed ecco presentarsi la delegazione locale dei veri credenti, i quali non possono che condividere la logica apocalittica, ma, siccome sono convinti che a salvarli ci penseranno gli alieni, sono venuti a chiedere di farli atterrare nel parco. e noi lettori, ormai completamente in bali`a di una jackson in stato di grazia, che dispensa a piene mani uno humour che si potrebbe definire vitreo, ci lasceremo trascinare da un crescendo di follie e sorprese - sino, letteralmente, alla fine (del mondo?).

per italo calvino, rocco scotellaro , perche` una profonda contraddizione sentimentale, che rispecchia quella della societa`, solca la poesia di scotellaro e diventa motivo ricorrente dell`intera opera oltre che motore della sua attivita`: il contrasto tra infanzia e maturita`, rassegnazione e insofferenza, paese e citta`, mondo contadino e modernita`, amore e disamore. i suoi interessi spaziano dall`economia alla cultura popolare, all`organizzazione sindacale; la scrittura si muove tra poesia, narrativa, inchiesta antropologica, giornalismo e cinema. con apporto di inediti significativi, questo volume da` conto di tutte le facce di un`opera intensa e poliedrica, che alla meta` degli anni cinquanta fu banco di prova della discussione - politica, oltre che letteraria - sulla questione meridionale. e anche nel rilievo dato dal poeta al valore dell`armonia tra uomo e natura insito nella civilta` contadina risulta evidente la dirompente attualita` del suo messaggio.

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