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giovanni paolo ii ha voluto con questo scritto mettersi ?sulla strada di quel fecondo colloquio della chiesa con gli artisti, che in duemila anni di storia non si e` mai interrotto, e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del terzo millennio?. ?in realta`, si tratta di un dialogo non dettato solamente da circostanze storiche o da motivi funzionali, ma radicato nell?essenza stessa sia dell? esperienza religiosa sia della creazione artistica?.

dopo la "geo-filosofia dell`europa", che tracciava il profilo di quella singolare figura a cui, sin dall`inno omerico ad apollo, fu dato il nome di europa, cacciari si inoltra ora nel paesaggio europeo, che gli si mostra appunto come arcipelago, irriducibile pluralita` dove i singoli elementi convivono in quanto inevitabilmente separati. e le isole dell`arcipelago sono le declinazioni d`europa: in molte forme ha combattuto se` in se stessa, ma comune e` l`interrogazione. percio` anche il suo declino, o il suo necessario tramonto, assumera` nomi diversi. il senso del tramonto d`europa dovra` contrarsi nei volti dello "homo democraticus" di tocqueville, dell`"ultimo uomo" di nietzsche, dell`"uomo del sottosuolo" di dostoevskij? il senso del tramonto dovra` arrestarsi sul meridiano dell`affermazione inospitale della propria `insularita``, dell`empia commistione tra `anarchica` richiesta di autonomia ed esigenza servile di protezione e tutela? l``ideale` del gregge che non tollera alcun pastore sara` l`ultima parola del tramonto d`europa, la sua ultima declinazione? queste sono le domande poste al centro di l`arcipelago. e la figura stessa dell`arcipelago invita a una possibile risposta.

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