
nel paesaggio americano i luoghi si dilatano a dismisura, le stagioni si susseguono come incognite di cui non c`e` precedente memoria, mentre distanze, impossibili da coprire, portano alle tentazioni della carne e dello spirito, fra esorcismi, identificazioni e false ansie religiose. sotto le arcate di un`universita` che la protagonista chiama confidenzialmente aubrey (come un essere vivente, ambiguamente amico), il filo d`amore che lega linda a un grande studioso si fa sempre piu` esile, assottigliato da un senso di colpa che invece ingigantisce senza fine. con un`introduzione di enzo golino.










a fort-lamy, nell`africa equatoriale francese, il centro d`attrazione e` l`hotel del ciadien. il caffe`-bar-dancing e` di proprieta` di habib, una canaglia col sigaro perennemente alle labbra, il sorriso beffardo che non si rivolge a nessuno in particolare, ma pare destinato alla vita stessa, e di un suo protetto: de vries, un giovane esile, eretto, capelli biondi ondulati, che si fa vedere raramente a fort-lamy e trascorre il tempo a braccare la natura in tutti i suoi rifugi col suo bel fucile col calcio incrostato d`argento. fino a qualche tempo fa il ciaden era un luogo piuttosto desolato, poi e` arrivata minna, tedesca, bionda, un gran corpo vistoso, un passato da dimenticare alle spalle, e l`atmosfera e` cambiata. un giorno, mentre minna e` al bar intenta a scegliere i dischi per la serata, piomba sulla pista da ballo un uomo con un viso energico e un po` scuro, i capelli castani e ricciuti, che ogni tanto rigetta indietro con un gesto brusco. l`uomo ordina un rhum. poi comincia a parlare a minna. non le dice ne` chi e` ne` da dove viene, ma le parla degli elefanti, delle migliaia di elefanti che vengono uccisi ogni anno in africa. meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo, abbattuti senza pieta`. e cosi`, quasi senza accorgersene, minna e morel, il "francese pazzo", l`"avventuriero dello spirito" compiono l`uno verso l`altra i primi passi di un`avventura che diventera` leggenda in ciad e in tutta l`africa equatoriale francese.

il 30 luglio 1912 si spense in giappone l`imperatore meiji. nei giorni successivi, durante i solenni funerali di stato, il generale nogi, in un atto di junshi, di accompagnamento del proprio signore nella morte, si uccise insieme con la propria moglie. i due eventi luttuosi scossero profondamente il giappone del tempo. scompariva, infatti, con l`imperatore, non soltanto l`epoca cui il sovrano aveva dato il nome, ma l`intero mondo racchiuso esemplarmente nel gesto del generale: l`universo della tradizione e degli antichi costumi nipponici. due anni dopo, natsume so?seki pubblico` kokoro (il cuore delle cose), l`opera che e` oggi unanimemente riconosciuta come il suo capolavoro, il romanzo in cui si affaccia per la prima volta, nella moderna letteratura giapponese, il malinconico sentimento della fine, del tramonto del cuore stesso delle cose. protagonista dell`opera e` il , un uomo che nella solitudine e nel distacco dal mondo cerca la via per accedere a se` stesso. il prezzo, tuttavia, da pagare per essere nati in un tempo saturo di , e` davvero alto. come a segnalare la perdita totale dell`identita`, nessuno dei personaggi ha, in questo romanzo, un nome. ne` il giovane studente che, nella prima parte, descrive il proprio incontro con il maestro, ne` quest`ultimo o sua moglie e neppure l`amico morto indicato semplicemente come k. tutti i legami, inoltre, anche quelli piu` sacri, sono infranti. il cuore delle cose, tuttavia, non e` soltanto la struggente narrazione della fine di un`epoca, poiche` indica anche una via di salvezza nel tempo in cui gli antichi de`i sono fuggiti: la prospettiva di un`esistenza dove le passioni umane sono filtrate da un superiore distacco che ne attenua le asperita` e le rende piu` universali.